Linea dorata

Logica Aristotelica

La logica medievale si caratterizza primariamente come logica aristotelica, in quanto fin dai suoi inizi vide in Aristotele il principale autore di riferimento, anche se non l’unico e mediato attraverso commentari di età tardoantica. L’opera logica di Aristotele venne conosciuta nell’occidente latino medievale in due fasi distinte: la prima nel VI secolo, attraverso le traduzioni delle Categorie e del trattato Sull’interpretazione, e le rielaborazioni di varie opere sulla logica e la retorica compiute da Boezio (Logica Vetus); la seconda a partire dal XII sec. con la graduale traduzione dall’arabo e dal greco dei rimanenti testi dell’Organon aristotelico (Analitici Primi e Secondi, Topici, Elenchi sofistici), che penetrò in Europa dalla Spagna moresca con il filtro dei commentari neoplatonici arabi, principalmente di Avicenna e Averroè. Questa seconda serie di opere rappresenta la cosiddetta Logica Nova, che contiene al suo interno la dottrina del sillogismo, e offre negli Analitici Secondi una trattazione del metodo scientifico ed una teoria della scienza. Da un punto di vista contenutistico, la Logica Vetus presenta la logica aristotelica interpretata dai commentatori neoplatonici, e contiene al suo interno anche alcune problematiche derivate dalla logica stoica. Infatti accanto a problemi tipicamente aristotelici quali quelli della corrispondenza fra linguaggio e realtà e quindi della teoria della referenza, troviamo anche una tendenza ad analizzare il linguaggio in senso formale (che porterà ad alcuni sviluppi tipici della logica modernorum), sulla scorta delle teorie logiche d’origine stoica. Infatti gli Stoici, pur affermando la necessità di una correlazione fra un concetto (lekton) e la sua espressione linguistica, avevano sostenuto che il concetto fosse un mero segno, tralasciando così il problema della reale corrispondenza tra parole e cose e considerando la logica come scienza autonoma delle regole del linguaggio.

La Logica Vetus. La teoria logica venne studiata nelle scuole fin dall’alto medioevo, con la ristrutturazione carolingia del sistema scolastico elaborata da Alcuino di York; essa rientrava infatti all’interno della prima sezione del curriculum di uno studente, il Trivio, nella parte corrispondente alla Dialettica. Fu proprio all’interno delle scuole che cominciarono a svilupparsi, soprattutto attraverso il meccanismo delle dispute, nuove riflessioni sullo statuto della logica come scienza, sul rapporto fra metodologie logico-dialettiche ed interpretazione dei testi sacri e nuove teorie sullo status ontologico e la referenza dei termini (un esempio può essere rappresentato dalle teorie logico- grammaticali esposte nel De grammatico di Anselmo d’Aosta) che preludono al successivo sviluppo di una teoria logica originale nel medioevo, la logica terminista o logica modernorum. Dato che lo studio della logica in questo periodo era portato avanti attraverso la lettura ed il commento dei testi, vediamo nel dettaglio le opere che costituiscono la Logica Vetus; esse sono:
- Le Categorie ed il Peri Hermeneias di Aristotele, entrambe nella traduzione di Boezio.
- Il Peri Hermeneias di Apuleio, che si occupa dei vari tipi di enunciati, dei termini, delle caratteristiche delle proposizioni e dei sillogismi. Quest’opera fu letta e commentata ed ebbe un posto importante nello studio della logica fino al XII sec.; in essa troviamo per la prima volta la raffigurazione del quadrato logico delle proposizioni di Aristotele, oltre a elementi di logica stoica.
- L’Isagoge et in Aristotelis Categoriae Commentarium di Porfirio, tradotto da Boezio, testo che venne utilizzato come introduzione allo studio della logica per tutto il Medioevo.
- Le Decem Categoriae dello Pseudo- Agostino, opera redatta intorno al III- IV sec., che esercitò un’influenza diretta su Alcuino e che troviamo citata fino al XIII sec..
- Le Etymologiae di Isidoro di Siviglia, un testo compilativo a carattere enciclopedico che influenzerà per lungo tempo lo studio sia della logica che della grammatica.
-Il De Nuptiis Mercurii et Philologiae di Marziano Capella (che in alcuni punti segue da vicino il testo del Peri Hermeneias di Apuleio).
- Le Institutiones di Cassiodoro.
- Le Institutiones di Prisciano che riuniscono problematiche logiche e grammaticali, ed eserciteranno un’influenza costante sui filosofi medievali (per esempio sono importanti nell’elaborazione dello status ontologico dei concetti in Abelardo).
- L'Institutio logica di Galeno.
- Il De definitione, risalente al IV sec., forse opera del neoplatonico Mario Vittorino.
- Alcuni trattati monografici su tematiche logiche compilati dallo stesso Boezio, fra cui l’Introductio ad syllogismos categoricos, il De syllogismis categoricis e il De syllogismis hypoteticis, che contengono al loro interno materiale tratto dalla logica proposizionale stoica.
- Il De divisione, il De differentiis topicis e l’In Ciceronis Topica commentarium sempre di Boezio, che contengono una teoria per l’inventio (il ritrovamento) degli argomenti che sarà rielaborata nel XIII sec, oltre ad alcune tracce di logica stoica.
- I commenti di Boezio a Porfirio e alle due opere di Aristotele menzionate sopra.

La logica nell’Alto medioevo. Questi testi fondamentali furono studiati per tutto l’alto medioevo, ma è solo con il rilancio dell’uso della dialettica ed il risvegliarsi nel XI sec. di acuti dibattiti teologici, come quello sull’onnipotenza divina e sulla presenza reale di Cristo nell’eucarestia, che l’analisi dei testi logici iniziò a produrre nuove e parzialmente originali elaborazioni filosofiche. Con la rinascita del XII sec. e l’emergere delle scuole cittadine le teorie logico-dialettiche si affermarono sempre di più come metodo della discussione filosofica, fornendo lo spunto per un ulteriore sviluppo delle arti del linguaggio (logica e grammatica in particolare): uno dei testimoni principali di questo progressivo affermarsi della logica fu Giovanni di Salisbury, che studiò personalmente con il più celebre dei maestri di logica del tempo, Abelardo. Nel XIII sec. l’importanza della Logica Vetus diminuisce, poiché da una parte andavano formandosi le teorie sulle proprietà dei termini alla base della logica modernorum e dall’altra era già iniziata la penetrazione nell’occidente latino delle nuove e più complete traduzioni dall’arabo e dal greco di Aristotele, corredate dai commentari di Avicenna e Averroè. Tuttavia i testi della Logica Vetus continuarono ad essere studiati ed a fornire una prima introduzione all’arte logica per tutto il corso del Medioevo.

La Logica Nova. Le prime opere di Aristotele ad essere reintrodotte nella cultura europea con le traduzioni dall’arabo e dal greco furono gli ultimi quattro testi che compongono l’Organon, probabilmente sotto l’influenza dell’interesse e del dibattito nelle scuole per la dialettica e la logica. I quattro testi aristotelici che formano il corpus della logica nova sono quindi:
-Gli Analitici Primi (Analytica Priora) che presentano principalmente la dottrina aristotelica del sillogismo (tradotti verso la metà del secolo da Enrico Aristippo insieme a un gruppo di traduttori di area italiana di cui non conosciamo i nomi)
- Gli Analitici Secondi (Analitica Posteriora) che offrono la teoria aristotelica sul metodo di fare scienza (furono tradotti dal greco da Giacomo Veneto negli anni 1125-50 e dall’arabo da Gerardo da Cremona negli anni ‘80)
- I Topici, che illustrano le forme dell’argomentazione, i sillogismi dialettici e le tecniche di disputa (ad opera degli stessi traduttori degli Analitici Primi)
- I Sophistici Elenchi, che trattano delle fallacie. (tradotti parzialmente da Giacomo Veneto)
In seguito, negli anni fra il 1260 e il 1280, quando ormai il corpus aristotelico era entrato stabilmente a far parte del curriculum delle università, tutto l'insieme della logica aristotelica, sia la logica vetus che la nova, venne completamente tradotto ex-novo e revisionato dal frate domenicano Guglielmo di Moerbeke, al cui preciso lavoro di traduzione e formazione di un corretto vocabolario filosofico si affidò Tommaso d’Aquino per la sua opera di commentatore.

La logica nelle università. L’arrivo delle prime traduzioni della Logica Nova coincide temporalmente con lo strutturarsi delle prime università in Europa, ed è interessante vedere come i testi della logica nova erano insegnati ad Oxford e a Parigi già dal 1200-1210, come ci testimonia sia il racconto di Ruggero Bacone, sia una lista di manuali e libri per seguire i corsi compilata sempre fra il 1200 e il 1210 da Alessandro Neckham, che indica tutti i testi della Logica Nova fra quelli su cui uno studente dovrebbe frequentare lezioni (e non manca di consigliare uno sguardo anche alla Metafisica e al De anima aristotelici). Le condanne ecclesiastiche che colpirono l’insegnamento universitario dell’aristotelismo nel 1210, ribadite fino al 1277, non inclusero mai la proibizione di insegnare le opere logiche aristoteliche, sia della Logica Vetus che della Logica Nova. Il primo commentario medievale ai Posteriori Analitici ad essere giunto fino a noi è quello di Roberto Grossatesta, databile dal 1209 al 1229; nel corso del suo insegnamento ad Oxford, Grossatesta scrisse anche glosse ai Sofistici Elenchi e alla Fisica, mostrando come ormai la Logica Nova fosse diventata non soltanto una parte integrante dell’insegnamento universitario, ma anche uno stimolo per la riflessione filosofica.
A partire dagli anni trenta del duecento lo studio della Logica Nova si trova ad essere sempre più intrecciato con le contemporanee evoluzioni più originali della Logica Modernorum, anche se nelle università insegnare filosofia (e quindi anche logica) continua sempre a significare insegnare e commentare Aristotele. Molte delle più grandi figure filosofiche del medioevo si cimentarono a scrivere opere di commento e/o Quaestiones sulla dottrina logica (e con gli Analitici Secondi, che si occupano del metodo della scienza, anche epistemologica) di Aristotele, da Grossatesta ad Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, ad Ockham.
In conclusione, la logica aristotelica (sia Vetus che Nova), intesa come metodo propedeutico allo studio della filosofia e come analisi delle regole del ragionamento, giocò un ruolo importante nella storia della filosofia lungo tutto il corso del medioevo, dalle prime scuole d’età carolingia alla tarda scolastica. (EB)

Bibliografia

J. Pinborg, Logica e semantica nel medioevo, Torino 1984.
B. G. Dod, Aristoteles latinus, in N. Kretzmann, A. Kenny e J. Pinborg (ed.), The Cambridge History of Later Medieval Philosophy, pp. 45-79.
C.H. Lohr, The Medieval Interpretation of Aristotle, in N. Kretzmann, A. Kenny e J. Pinborg (ed.), The Cambridge History of Later Medieval Philosophy, pp. 80-98.
S. Ebbesen, Ancient Scholastic Logic as a Source of Medieval Scholastic Logic, in N. Kretzmann, A. Kenny e J. Pinborg (ed.), The Cambridge History of Later Medieval Philosophy, pp.101-127.

 

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