| Le scuole cittadine Fra XI e XII sec. accanto alle tradizionali 
              sedi d'insegnamento emersero nuovi centri, 
              anche monastici ma soprattutto legati 
              ai capitoli vescovili nelle città, 
              che stavano rapidamente crescendo sia 
              demograficamente che come centri d’importanza 
              economica (mercati) e politica. In questi 
              centri vennero presto introdotti nuovi 
              materiali e nuovi nuclei di riflessione: 
              a Montecassino ebbe inizio un'attività 
              di traduzione in latino di opere mediche 
              arabe dovuta al monaco Costantino Africano 
              (1020ca.-1080); a San Gallo il monaco 
              Notker (950-1022) promosse la traduzione 
              in lingua tedesca di testi scritturali 
              e filosofici (i Salmi, le Categorie di 
              Aristotele, il De nuptiis Mercurii et 
              philologiae, il De consolatione philosophiae 
              di Boezio). 
              A Parigi l'insegnamento della logica 
              iniziò ad articolarsi e approfondirsi: 
              non si studiava ormai più sui manuali, 
              ma direttamente sui testi di Aristotele 
              (Logica vetus) e di Boezio. Nella scuola 
              dei canonici regolari di San Vittore, 
              anch’essa a Parigi, si prestò 
              attenzione allo sviluppo delle tecniche 
              (arti 
              meccaniche) e al rapporto fra nuova 
              cultura e vita mistica. A Chartres e in 
              altri centri del nord della Francia l'interesse 
              dei maestri delle scuole capitolari si 
              rivolse ai nuovi testi scientifici e filosofici 
              tradotti 
              dall'arabo. Nelle scuole di carattere 
              laico, caratteristiche della situazione 
              italiana (Ravenna, Salerno, Bologna), 
              si sviluppavano prevalentemente interessi 
              giuridici e medici. L'insegnamento si 
              era dunque fatto sempre più complesso 
              e articolato, autonomizzandosi e dilatandosi 
              anche come durata; nel corso del XII secolo 
              emerse la nuova figura del "chierico", 
              ovvero - secondo la definizione data da 
              Jacques Le Goff - "l'uomo che per 
              mestiere scrive o insegna - o meglio fa 
              le due cose insieme - l'uomo che per professione 
              esercita un'attività di professore 
              e di erudito, insomma l'intellettuale". |