Linea dorata

Isidoro di Siviglia

La vita. Si ignora la data esatta della nascita di Isidoro di Siviglia (santo e dottore della chiesa, morto nell’anno 636), forse avvenuta intorno all’anno 536. Il padre doveva essere un notabile cartaginese. Isidoro rimase ben presto orfano e la responsabilità della sua educazione fu affidata ai fratelli maggiori Fiorentina e Leandro. Finì, piccolissimo, in uno dei monasteri della zona, dove maturò una profonda conoscenza degli scrittori latini: l’esperienza monastica contribuì a render chiaro all’Isidoro dell’età matura, come la questione dell’istruzione fosse di capitale importanza per il clero: a questo proposito, Isidoro, fondò a Siviglia un collegio per l’istruzione dei giovani ecclesiastici e stabilì che simili istituti dovessero esistere in ciascuna diocesi. Particolarmente intensa fu anche l’attività in ambito pastorale, che portò alla conversione dei goti e lo vide opporsi frontalmente all’eresia ariana. Convocò e presiedette i concili di Toledo (633) - a tutt’oggi annoverabile fra i più importanti fra quelli tenutisi nella penisola iberica - e Siviglia (619 e 625), nei quali vennero dibattute, fra l’altro, questioni amministrative (legate ai confini diocesani) e teologiche (la repressione dell’eresia monofisita).

L'opera. Isidoro può certamente essere considerato il più grande erudito del suo tempo, e principalmente a lui si deve rifiorire degli studi nel regno visigotico di Spagna. I suoi interessi culturali abbracciano tutto il campo dello scibile di quei tempi: le arti liberali, il diritto, la medicina, le scienze naturali, la storia, la teologia dogmatica e morale. La sua immensa produzione letteraria ha però risentito di questa vastità di interessi e denuncia una mancanza di originalità e profondità, riducendosi il più delle volte a puri compendi o antologie. Tutto questo però nulla toglie all’importanza dell’opera che ha contribuito come poche altre ad operare la sintesi tra romanesimo e germanesimo, permettendo la ricostruzione un linguaggio comune fra uomini diversi e costituendo una fonte privilegiata per la conoscenza di molte opere antiche andate perdute. Il termine enciclopedismo, coniato su una espressione greca che significa “istruzione circolare”, indica un sistema didattico comprendente tutte quelle discipline in grado di fornire una preparazione completa. L’idea di una struttura sistematica dei vari rami del sapere, già presente nell’Etica nicomachea di Aristotele, ricompare nella prima metà del V sec. nel “De nuptiis Mercurii et Philologiae” di Marziano Capella, che fissa nel numero di sette le arti liberali, fornendo una sistematica del sapere destinata ad avere enorme influenza in tutto il Medioevo. Elenchi delle opere di Isidoro sono stati stilati da Braulione di Saragozza ed Ildefornso di Toledo. Oltre alle Etymologiae, probabilmente il testo isidoriano più famoso, vanno ricordate le Allegoriae, in cui sono raccolte brevissime spiegazioni (di carattere spirituale) di espressioni e nomi biblici: ; il De ortu et obitu Patrum qui in scriptura Laudibus efferuntur, raccolta di brevi biografie di personaggi biblici; varie opere in cui si elaborano in chiave mistica i numeri ed i principali avvenimenti presenti nelle sacre scritture; un manuale di dottrina, ispirato ad Agostino e Gregorio Magno, nel quale fra l’altro, si ripercorre la storia dell’umanità a partire dalla creazione e si trattano i temi della Grazia, delle condizioni della vita terrestre dell’uomo e del diritto naturale; il De ecclesiasticis officiis, descrizione delle funzioni ecclesiastiche della chiesa gotica del VII sec. ;il De ordine creaturarum, in cui Isidoro espone la gerarchia degli esseri spirituali, secondo il modello neoplatonico; il De natura rerum, in cui si tratta di astronomia meteorologia alla maniera delle senecane Naturales quaestiones; il Chronicon, sulle sei età del mondo, dalla creazione al 616; le Historiae, preziosa fonte per la ricostruzione della storia della Spagna visigotica, con appendici su Vandali e Svevi; la Regula monachorum, riassunto della letteratura patristica intorno a varie questioni di organizzazione della vita monastica; infine le Epistolae.

Le Etymologiae. Come detto, i venti libri delle Etymologiae costituiscono l’opera isidoriana di maggiore rilievo, in cui è condensato tutto il sapere del passato a partire dalle arti liberali, a cui si vanno ad aggiungere la medicina, le leggi e la storia, i libri e gli uffici ecclesiastici, la teologia, argomenti concernenti la Chiesa e le sette, le lingue, i popoli, i regni e le parentele, le parole rare, l’uomo e i mostri, gli animali, il mondo e le sue parti, la terra e le sue parti, gli edifici, i campi e le strade, le pietre ed i metalli, l’agricoltura, la guerra ed i giochi, le navi, le costruzioni ed i costumi, gli utensili ecc. La struttura di quest’opera, così flessibile da consentire ad Isidoro di raccogliere dati in qualsiasi contesto e direzione, è quella di un lessico: si parte da una vox, la cui spiegazione (che può essere “secundum naturam” o “secundum propositum”) facilita la comprensione della res a cui fa riferimento: sebbene molte delle etimologie in esso individuate possano risultare arbitrarie e l’opera non abbia carattere di originalità, la sua importanza all’intero di un contesto culturale fortemente deteriorato fu molto grande. Isidoro non celò mai il carattere riassuntivo delle sue opere, inserendo in genere una piccola premessa che indicava al lettore che ciò che stava leggendo era materiale proposto (senza alcun arbitrio), al vaglio critico del lettore, al quale era anche affidata la possibilità di correggerlo qualora ne avesse avvertito la necessità. Gran parte delle Etymologiaeè riservata a ricerche di carattere grammaticale, ma in esse non è trascurato neppure ciò che può risultare utile ad acquisire una educazione filosofico-teologica: vi si trovano infatti estratti desunti dalle opere di scrittori classici e dai padri della Chiesa (in particolare Gregorio Magno). Isidoro non si prefigge il compito di dare al lettore una conoscenza approfondita delle materie trattate, preoccupandosi piuttosto di fornire un prezioso strumento di orientamento.

Elementi filosofici. Parte della critica ha sostenuto l’artificiosità di una lettura dell’opera di Isidoro che separasse il piano teologico/spirituale da quello scientifico/filosofico: a questo proposito è interessante notare come Isidoro, nell’VIII libro delle “Etymologiae”, dedicato alla storia della Chiesa ed alle “sectae” o eresie che hanno portato scompiglio e divisione in essa, inserisca una trattazione della filosofia. Proprio alla fine della sezione riservata alle sette fa seguito la parte di testo in cui Isidoro si occupa dei filosofi: essi sono portatori di divisioni ed opinioni molteplici nella conoscenza, così come gli eretici lo sono nelle questioni di fede. Il metodo seguito da Isidoro è pertanto funzionale alla codifica di un manuale sintetico della “scientia vera”: conoscere il nome significa accostarsi all’essenza della cosa, dunque più sono i nomi conosciuti e maggiore è l’orizzonte di comprensione dell’uomo, che risulta così in grado di meglio percepire il significato della creazione. La filosofia – in questa prospettiva - è definita, con gli Stoici, come “la scienza delle cose umane e divine”, ed è divisa in fisica, etica e logica, una concezione destinata a venire messa in crisi solo nell’età dei maestri parigini (XII sec.).

Linguaggio e realtà. L'attenzione per una forma di conoscenza che si fondi sul linguaggio è testimoniata anche da altre opere di Isodoro, in primis le Differentiae. Nel primo libro intitolato Differentiae verborum sono enumerate alfabeticamente 610 differenze fra i termini o concetti, (come ad esempio “aptum” ed “utile”), mentre nel secondo libro, Differentiae rerum, diviso in 40 sezioni e 170 paragrafi, sono poste in evidenza le differenze fra le cose o gli oggetti (come per esempio fra “Deus” e “Dominus”): si stabilisce in questa maniera una vera e propria corrispondenza fra diversi piani del conoscibile, a tutto vantaggio della capacità umana di percepire l’articolazione della realtà: si tratta di una impostazione grammaticale di tipo platonico, in cui il mondo delle forme è rappresentato dal lessico ed i nomi esprimono direttamente l’essenza delle cose. In linea di sostanziale continuità con le “Differentiae” si collocano i Synonyma, de lamentatione animae peccatricis, una sorta di dialogo fra l’uomo e la sua stessa ragione, giocato sulla capacità evocativa degli espedienti retorici tipici della cultura monastica del periodo: ripetizioni, enigmi ed altri giochi versificatori. Isidoro èun convinto assertore della corrispondenza fra il piano del linguaggio quello del reale, e considera lo studio etimologico del lessico come la chiave d’accesso privilegiata alla conoscenza delle cose. Una concezione simile verrà ripresa e sviluppata, nel corso del XII sec., da Teodorico di Chartres, secondo il quale i nomi e le forme essenziali delle cose - uniti nella mente divina – sono legati da un vincolo di dipendenza reciproca.

Sviluppi successivi.Parti dell’impianto teorico isidoriano sono state recuperate nel corso del Medioevo, specialmente nel novero dei dibattiti sorti intorno a due importanti questioni dottrinarie, concernenti la predestinazione e la transustanziazione. Per quanto riguarda la prima di esse, è necessario osservare come il monaco Godescalco di Orbais - che aveva desunto dalle Differentiae di Isidoro il concetto di “gemina praedestinatio” - utilizzi una strategia argomentativa piuttosto vicina a quella del vescovo di Siviglia, fondata sull’utilizzo della grammatica come strumento in grado di meglio evidenziare la tensione esistente fra l’indicibile semplicità divina e la molteplicità del mondo creaturale. Le tesi da questi sostenute, furono ritenute da Rabano Mauro e successivamente da Incmaro di Reims vicine a quelle dei seguaci della dottrina dualista già combattuta da Agostino. L’argomentazione di Incmaro ontro le tesi di Godescalco risulta del tutto priva di forza nei confronti di Isidoro: in primo luogo in virtù della netta distinzione operata da quest’ultimo fra predestinazione al peccato e predestinazione alla dannazione eterna, quindi a causa della stessa forma singolare che designa il concetto di “gemina praedestinatio”; fu proprio grazie al recupero di quest’istanza della dottrina di Isidoro che Godescalco riuscì ad evitare l’accusa di dualismo. Il dibattito intorno alla predestinazione era tuttavia soltanto appena all’inizio, ed il suo crescere di intensità (dovuto anche alla condotta del monaco, che assunse posizioni di rottura in merito a diverse questioni teologiche) non fece altro che allargare l’ambito della polemica. Anche la posizione di Isidoro in merito a questioni inerenti la transustanziazione (intesa in senso metastorico), è indubbiamente al riparo da qualsivoglia argomento, in quanto ha dalla sua, oltre a ragioni meramente storico-cronologiche, (di fatto il dibattito sul realismo dell’eucaristia è figlio della querelle che coinvolge verso la metà del X secolo il monaco Ratramno di Corbie e l’abate Pascasio Radberto), anche la lettera delle sue opere, in cui si fa più volte esplicito riferimento alla reale presenza del corpo e del sangue di Cristo nel novero del sacramento eucaristico. Questa posizione, può dirsi senz’altro in accordo con le tesi del sostanzialismo eucaristico sostenute da Radberto. (EDI)

Bibliografia

Edizioni
Sancti Isidori Hispalensis episcopi, “Opera omnia”, PL. 81-84

Traduzioni
G. Gasparotto (ed. trad. comm.) Isidoro di Siviglia "L'universo e le sue parti" Paris 1988
Isidoro "La natura delle cose" cur. F. Trisoglio, Roma 2001
G. Gasparotto (ed. trad. comm.) Isidoro di Siviglia "Agricoltura dei romani" Verona 1986

Studi
“Isidoriana. Estudios sobre Isidoro de Sevilla en el XIV centenario de su nascimiento, cur. J. Oroz Reta – M.A. Marcos Casquero, Madrid 1983
J. Fontaine, Tradition et actualité chez Isidore de Séville, London 1988
A. Carpin "L' eucaristia in Isidoro di Siviglia" Bologna 1993
B. Ribemont "Les origines des encyclopedies medievales: d'Isidore de Seville aux Carolingiens" Paris 2001
J. N. Hillgarth "The position of Isidorian Studies. A Critical Review of the Literature, 1936-1975" Spoleto 1987
A.-I. Magallon Garcia "La tradicion gramatical de differentia y etymologia hasta Isidoro de Sevilla" Zaragoza 1996
J. Fontaine "Isidore de Seville et la culture classique dans l'Espagne wisigothique" Paris
F. Gasti "L' antropologia di Isidoro: le fonti del libro XI delle Etimologie" Como 1998.


Risorse on-line
http://www.fh-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost07/Isidorus/isi_intr.html
http://www.capurromrc.it/mappe/!0158isidoro.html
http://www.forumromanum.org/literature/isidorus_hispalensisx.html
http://www.intratext.com/X/LAT0706.HTM

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