Arti liberali e arti
meccaniche
La definizione di ‘arti liberali’,
che risale al mondo classico, era comunemente
derivata dall’idea che attraverso lo studio
di dette discipline l’essere umano poteva
liberarsi progressivamente dal peso della sua
condizione di essere materiale, ed elevare così
la propria natura; questa idea era poi strettamente
connessa al presupposto per cui tale possibilità
spettava in modo peculiare agli uomini liberi,
che soli potevano dedicarsi all’attività
propriamente umana del conoscere.
L’eredità
tardo-antica. Le arti liberali rappresentavano
già in epoca antica il complesso del
sapere, la cui organizzazione in nove discipline
fu trasmessa da Varrone (che includeva tra queste
anche architettura e medicina), mentre l’articolazione
in sette che conobbe ampia fortuna nel medioevo
è opera di Marciano Capella (V secolo
d.C.), che nell’opera poetica De nuptiis
Mercurii et Philologiae, indicò grammatica,
dialettica, retorica, aritmetica, geometria,
musica, astronomia come il fondamento della
conoscenza umana. Le arti furono raggruppate
attorno ai due poli del linguaggio e della misurazione:
le arti del trivio (o sermocinali) introducevano
alle strutture della lingua latina, all’analisi
logica e semiologica, alla costruzione del discorso
persuasivo, mentre le arti del quadrivio (o
reali), vertevano sulla conoscenza della realtà
del numero, dello spazio, dell’armonia,
dei moti degli astri. Nel De doctrina christiana
Agostino sostenne che le arti liberali potevano
costituire il gradino iniziale di accesso alla
filosofia, o alla sapienza cristiana; oppure
potevano essere considerate esse stesse costitutive
della filosofia, che veniva così ad essere
concepita come il sapere nella sua complessità.
L’identificazione della filosofia con
l’insieme delle arti liberali così
formulata permane nel medioevo, attraverso i
suoi differenti momenti. A partire da questa
concezione le discipline del trivio e del quadrivio
andarono a costituire la base dell’acculturazione
che accompagnò i processi di cristianizzazione
delle regioni periferiche d’Europa nell’Alto
Medioevo e il nucleo di un genere letterario
le cui radici affondano nella tarda antichità
e che conoscerà ampia fortuna per tutto
il Medioevo, quello dell’enciclopedia.
Arti liberali e scuole
nell’Alto Medioevo. Nel corso dell’alto
medioevo la pratica di queste discipline si
consolidò, concentrandosi sullo studio
di compendi e manuali che ebbero ampia circolazione
e costituirono le conoscenze di base impartite
nei principali centri di conservazione e trasmissione
del sapere, ovvero le comunità monastiche.
Il De institutione arithmetica e il De institutione
musica di Severino
Boezio furono testi di riferimento per le
arti del quadrivio per tutto il medioevo; proprio
a Boezio si devono inoltre le traduzioni dell’Organon
di Aristotele, che costituì il nucleo
di conoscenze logiche di base che perduranono
anch’esse attraverso le successive trasformazioni
delle istituzioni sociali e culturali che caratterizzarono
l’età di mezzo.
Nella seconda metà del VI secolo, presso
il monastero di Vivarium in Calabria, Cassiodoro
fu autore di una compilazione a carattere enciclopedico
dedicata alla formazione dei monaci, da titolo
Institutiones divinarum et secularium litterarum,
in cui egli riassunse ciò che il monaco
deve conoscere delle arti liberali per potersi
dedicare all’attività che gli compete,
ovvero allo studio e all’esegesi della
Sacra Scrittura. Note anche come De artibus
et disciplina liberalium litterarum, le Institutiones
presentano a celebre immagine che equipara le
sette arti ai sette pilastri su cui si innalza
il tempio di Salomone. Nel IX secolo lo studio
delle arti liberali conobbe un nuovo impulso
ad opera di Alcuino
di York, cui fu affidata la riorganizzazione
delle strutture del sapere nel corso della riforma
carolingia e il compito di dirigere la Schola
Palatina. A lui si devono la Grammatica, il
De orthographia, De dialectica, il Dialogus
de rethorica et virtutibus, che in breve divennero
veri e propri libri di testo, centrali per la
didattica, insieme a quelli di Boezio sull’aritmetica
e la musica.
Il rinnovamento degli
studi. Nel XII secolo Teodorico
di Chartres compendiò nell’Heptateuchon
le sette arti liberali, ad uso delle scuole
cattedrali che andavano sorgendo in questo periodo,
tradizionalmente definito dagli storici ‘di
rinascita’(inserire testo, su file in
Llull1.doc). Proprio in relazione alle trasformazioni
sociali ed economiche che caratterizzarono l’intero
secolo, infatti, si moltiplicarono i centri
di produzione di cultura, con un notevole arricchimento
dei testi. E in questo contesto che si colloca
anche la rivalutazione del complesso delle artes
mechanicae, che secondo l’etimologia della
parola sta a significare ‘adulterine’
(dal greco mechanaomai, fare delle macchine,
inteso in latino come moechari, essere adultero),
particolarmente ad opera degli appartenenti
alla scuola di san Vittore. Sulla classificazioni
delle arti liberali e delle arti meccaniche
insistette infatti il più celebre esponente
della scuola, Ugo
di san Vittore. Egli sostenne nel Didascalicon
un’articolazione della filosofia che continuerà
ad essere un punto di riferimento fino al XIII
secolo, comprendente, oltre alla teoretica,
l’etica e la logica, la meccanica: mentre
le arti liberali ci introducono alla sapienza,
questa ci aiuta a sopperire ai nostri bisogni
principali mediante la produzione di beni. La
meccanica è suddivisa in sette parti:
l'arte della lana, l'architettura, la navigazione,
l'agricoltura, la caccia e la pesca, la medicina,
l'arte teatrale. (Testo in traduzione) Anche
Riccardo
di san Vittore dedicò attenzione
a queste attività, ritenendole strumenti
essenziali per l’essere umano che, a causa
il peccato originale, doveva procurarsi in modo
autonomo quei beni di cui Adamo nel paradiso
terrestre godeva senza bisogno di lavoro alcuno.
Le arti liberali nell’università.
All’insegnamento nelle scuole
cattedrali subentrò, tra la fine
del XIII secolo e l’inizio del XIV, l’università.
Lo studio delle arti liberali si concentrò
all’inizio del percorso di formazione
universitaria, andando a costituire una tappa
obbligatoria per l’accesso alle facoltà
superiori (medicina, diritto e teologia). La
facoltà di arti liberali (o semplicemente
di arti) accoglieva dunque il numero maggiore
di studenti e fra i suoi insegnanti veniva eletto
il rettore. Ben presto, ai tradizionali testi
di riferimento per lo studio delle arti si aggiunsero,
in parte sostituendoli, le opere di metafisica
e di filosofia naturale di Aristotele, appena
tradotte; in questo modo la facoltà di
arti divenne nel corso del Duecento il centro
principale di studio e di diffusione dell’aristotelismo
all’interno dell’Università.
Da alcune guide e manuali composti ad uso degli
studenti che ci sono pervenuti, e dagli statuti
delle università, possiamo ricavare i
programmi seguiti dai maestri. (Testo dal Lafleur)
I primi anni di corso erano dedicati alla lettura
dell’Organon, nella translatio Vetus,
accompagnato dai commenti dello stesso Boezio
e le Isagoge di Porfirio, delle Institutiones
di Prisciano, l’Ars minor e Ars maior
di Donato, oltre che il De inventione di Cicerone
e la pseudociceroniana Rhetorica ad Herennium.
Le discipline del quadrivio erano oggetto di
studio nella seconda parte del corso regolare:
lo studio dei libri naturales di Aristotele,
che rappresentarono la novità più
dirompente nella cultura della Scolastica, andarono
ad integrare i trattati di Boezio, che rimasero
a fondamento del sapere per quanto attiene alla
aritmetica e alla musica, gli Elementa di Euclide
per la geometria, i compendi dell’Almagesto
di Tolomeo per l’astronomia.
Lo studio delle arti liberali, unitamente alla
diffusione delle opere aristoteliche, condusse
ad una elaborazione sempre più raffinata
nell’ambito della filosofia
naturale, che ebbe come centro propulsore
in modo particolare la facoltà delle
arti di Oxford. Se nei secoli centrali della
Scolastica il corpus aristotelico rappresentava
infatti il cuore del sapere all’interno
dell’Università, nel tardo medioevo
furono messe a fuoco le incongruenze delle teorie
dello Stagirita, nella direzione di una complessiva
revisione del pensiero scientifico così
fondato. (PB)
Bibliografia
Arts libéraux et philosophie au moyen
age. Actes du quatrième congrès
international de philosophie médiévale,
Université de Montréal , Montréal
(Canada) 27 aout- 2 septembre 1967, Montréal,
Institut d’études médiévales,
Paris, Vrin, 1969.
L’enseignement des disciplines à
la Faculté des arts: Paris et Oxford,
13-15 siècles, Brepols, Turnhout 1997
(Studia artistarum 4).
|