Le enciclopedie
Accanto ai trattati sulle arti liberali, il sapere standard del
medioevo è trasmesso dalle enciclopedie; la più antica
è quella di Isidoro
di Siviglia (VII sec.), che si sviluppa in uno schema dilatato
e complesso, comprendente fra l' altro il diritto, la medicina,
l' architettura, l' agricoltura, la scienza del calendario. Le Etymologiae
di Isidoro ebbero una fortuna molto vasta e durevole e costituirono
la base per testi analoghi, come il De universo, composto nel IX
sec. da Rabano Mauro. Nel XII sec., grazie alle traduzioni dal greco
e dall’arabo, le fonti del sapere filosofico e scientifico
si ampliarono in maniera consistente: ciò è visibile
nell’enciclopedia di Gugliemo
di Conches, Dragmaticon philosophiae. Nel XIII secolo, a fianco
dei nuovi generi letterari coltivati nelle scuole, continuano ad
essere prodotte enciclopedie come il De naturis rerum di Alexander
Neckham, il De proprietatibus rerum di Bartolomeo Anglico, ed infine
il monumento enciclopedico del Medioevo, il quadruplice Speculum
(Speculum Doctrinale, Naturale, Morale, Historiale) di Vincenzo
di Beauvais, precettore dei figli di Luigi IX di Francia. Quest’ultima
opera è in parte anche il frutto della necessità di
presentare la cultura del proprio tempo ad un pubblico laico. Programmi
e testi enciclopedici vengono anche elaborati, in connessione con
i loro progetti di riforma culturale, da Ruggero
Bacone e Raimondo
Lullo. Quest’ultimo autore introdusse due novità
nella scrittura enciclopedica: un ordinamento di tipo sistematico
basato sullo schema dell’albero (Arbor Scientiae) e l’utilizzazione
della lingua volgare. Fra la fine del XIII sec. e l’inizio
del seguente si assiste alla produzione di altre enciclopedie in
lingua volgare, come il francese Placide et Timée, il Tesoro
di Brunetto Latini; e alla traduzione di testi latini, come il Dragmaticon
di Guglielmo di Conches e il De proprietatibus rerum di Bartolomeo
Anglico. |