Le arti liberali
All'inizio del VI secolo, Cassiodoro
aveva raccolto in una compilazione dedicata
all’educazione dei monaci l'insieme
delle arti liberali che già Agostino
nel De doctrina christiana aveva identificato
col percorso della filosofia che conduce
alla comprensione della Sacra scrittura:
le arti del linguaggio (dette ‘sermocinali’,
o Trivio: grammatica, dialettica, retorica),
e le arti della misura (dette ‘reali’
o Quadrivio: aritmetica, geometria, musica,
astronomia). Il De nuptiis Mercurii et
Philologiae di Marciano Capella (autore
pagano del III sec), una enciclopedia
inserita in una visione cosmologica imbevuta
di platonismo, fu uno dei canali di trasmissione
più importanti di questa tradizione
antica. Boezio
e Alcuino
scrissero compendi di tutte o alcune delle
arti liberali. I testi classici associati
a ciascuna di queste arti - sia che fossero
semplicemente riassunti, sia che venissero
effettivamente letti e commentati - rimasero
per tutta l'età medievale la base
della formazione culturale, come mostrano
due compilazioni del XII sec., una di
ambiente monastico (Hortus deliciarum
di Herrade
di Landsberg) e l’altra di ambiente
scolastico (Eptateuchon di Teodorico
di Chartres). Nella stessa epoca Ugo
di San Vittore compose un manuale
per l’insegnamento, il Didascalicon,
in cui accanto alle arti liberali classificava
le arti
meccaniche, ovvero i saperi tecnico-pratici
fondamentali della civiltà medievale
(tessitura, architettura, navigazione,
agricoltura, caccia, medicina, scenografia).
Nelle università
le arti liberali costituivano l’insegnamento
propedeutico alla filosofia impartito
nella facoltà di base, che si chiamò
appunto Facoltà di Arti. |