a b
c d e
f g h
i l m
n o p
q r s
t u v
z
T
TACTUS.
Nella musica dei sec. XV e XVI significava l’unità di
misura del TEMPO, espressa dal gesto della mano. La durata effettiva
faceva riferimento al battito del polso.
TAGLIO. Nella
pratica operistica, la soppressione tradizionale di una porzione di
testo musicale (in genere ritornelli, o sezioni accessorie).
TAGLIO ADDIZIONALE.
Frammento di PENTAGRAMMA posto sopra o sotto di esso, su cui porre
con analoghi criteri le note musicali.
TALEA. Nella
pratica dell’ ISORITMIA tecnica particolare per formare il TENOR,
adattandovi uno schema ritmico prestabilito e ripetuto.
TEMA. Elemento
melodico predominante con funzioni strutturali in una composizione
contenente una sezione di ELABORAZIONE/SVILUPPO e spesso un II tema.
TEMA E VARIAZIONI.
Forma musicale (tendenzialmente strumentale) originaria del periodo
barocco (vedi partita, passacaglia etc.) e trattata ampiamente anche
nel periodo classico-romantico. È costituita da un unico TEMA
di varie dimensioni (in genere 16 o 32 battute) e da una collana susseguente
più o meno ampia di ripetizioni modificate del medesimo, in
allontanamento centrifugo dalla prima sua ESPOSIZIONE; il numero delle
variazioni può oscillare da tre-quattro ad alcune decine. La
tecnica della variazione può interessare: 1) la conformazione
melodica, tramite l’aggiunta di NOTE DI PASSAGGIO e melismi
ornamentali; 2) la velocità (con finalità virtuosistiche)
- intimamente connessa alla conformazione melodica -; 3) la TONALITÀ:
sono frequenti le variazioni condotte alla TONALITÀ RELATIVA,
maggiore o minore; 4) più raramente, il RITMO d’impianto,
che può in certi casi essere cambiato; 5) nelle variazioni
orchestrali il trattamento timbrico.
TEMPERAMENTO.
Vedi SISTEMA TEMPERATO EQUABILE.
TEMPO. a)
Sinonimo di ANDAMENTO: movimento più o meno rapido cui attenersi
nell’esecuzione, indicato da didascalie poste all’inizio
del brano (i tempi sono riuniti in famiglie: lenti - adagio, lento,
largo etc. -, moderati - andante, allegretto, con moto etc. -, veloci
- allegro, vivace, presto -). b)
L’indicazione frazionaria che indica la ragione metrico-ritmica
di un sistema di battute più o meno ampio (da qualche battuta
all’intero brano). I tempi possono essere pari o dispari, a
seconda del numero di movimenti contenuti in una BATTUTA, semplici
o composti, a seconda della struttura del MOVIMENTO stesso (semplici
sono i tempi che utilizzano movimenti binari - BATTERE e LEVARE -,
ossia in due, composti sono i tempi che impiegano movimenti ternari
- battere, suddivisione intermedia, levare -, ossia in tre). I tempi
composti hanno al numeratore multipli di tre (6/8, 9/8, 12/8, 15/8,
6/4, 9/4 etc.); il denominatore della frazione indica: nei tempi semplici
l’unità prescelta per ogni movimento; nei tempi composti
l’unità prescelta per ogni SUDDIVISIONE. Si dice ‘relativo
composto’ di un tempo semplice il tempo caratterizzato dallo
stesso numero di movimenti, sebbene di struttura ternaria (e viceversa).
TEMPO DEBOLE.
Vedi LEVARE.
TEMPO FORTE.Vedi
BATTERE.
TEMPO PER ADDIZIONE.
Vedi MODI RITMICI.
TEMPO PER DIVISIONE.
Il moderno tempo ‘a BATTUTA’, gestito da una indicazione
frazionaria, per cui la battuta può essere divisa in movimenti,
i movimenti possono essere divisi in suddivisioni (BATTERE e LEVARE),
le suddivisioni possono pure essere divise idealmente in infinite
ulteriori scomposizioni.
TEMPO TAGLIATO.
Nella teoria moderna l’equivalente di 2/2. L’espressione
deriva dalla pratica cinquecentesca di sbarrare (tagliare) il C indicativo
di tempus perfectum .
TENOR. Nella
pratica polifonica medievale e rinascimentale la MELODIA gregoriana
inclusa (per motivi strutturali non meno che simbolici) in composizioni
composte ex novo. Inizialmente era affidata alla voce più grave,
che “teneva” il canto (dal latino teneo); successivamente
il T. fu inglobato nel tessuto polifonico tramite l’introduzione
di un contratenor altus e di un contratenor bassus. Nel Rinascimento
maturo si verificava anche il caso di tenores profani o di libera
invenzione.
TENORE. a)
CHIAVE di T.: chiave ‘antica’ di Do posta sul quarto rigo.
Modernamente è impiegata, talvolta, dal violoncello e dal fagotto.
b) Nel CONTRAPPUNTO e nell’ ARMONIA
la VOCE la cui ESTENSIONE corrisponde a quella del relativo ruolo
vocale; se scritta a parte la voce di T. è rappresentata dalla
CHIAVE di violino con un piccolo ‘8’ segnato al di sotto,
che indica la resa all’ottava inferiore. c)
La più acuta delle voci maschili. Fino al sec. XVIII aveva
una ESTENSIONE paragonabile a quella del moderno BARITONO, ed era
nel melodramma dell’epoca in subordine al ruolo dell’evirato
(castrato), cui venivano assegnati ruoli (per lo più maschili)
di particolare prestigio, e comunque protagonistici. Con l’avvento
del Romanticismo, e con la scomparsa repentina degli evirati, assunse
il ruolo dell’amoroso e dell’eroe, in conseguenza del
fatto che, mediante l’acquisizione nella tecnica vocale del
REGISTRO ‘di petto’, la sua estensione si era ampliata
e incrementato lo spessore vocale. Si distinsero, per timbro e dinamica,
diversi tipi di T.: T. di grazia, adatto a ruoli patetici o d’agilità,
T. lirico, in ruoli cantabili e brillanti, T. eroico, per il dramma
a tinte forti di tipo verdiano, dotato di un timbro quasi baritonale.
TERZINA. Gruppo
di tre note in successione.
TETRACORDO.
Successione di quattro suoni contigui, discendenti (MODI GRECI) o
ascendenti (MODI GREGORIANI); l’unione progressiva di due tetracordi
dà luogo ad una sequenza compiuta di otto suoni (MODO). All’interno
di ogni tetracordo la posizione del SEMITONO può variare, contribuendo
così alla specificazione del modo (ad es. Re Mi Fa Sol - La
Si Do Re: semitono fra secondo e terzo suono, modo Dorico).
TETRAGRAMMA.
Rigo musicale del tardo medioevo formato da quattro linee, talora
di colori diversi.
TIMBRO. La
qualità del suono che ne individua la fonte (vocale, strumentale,
differenziata da strumento a strumento etc.). Dipende dalla struttura
dei SUONI ARMONICI e dalla forma specifica delle singole vibrazioni.
TONALE. Si
dice di una composizione cui si riconosce l’appartenenza globale
ad una precisa TONALITÀ.
TONALITÀ.
Ambiente sonoro fondato sulla SCALA di sette suoni (maggiore o minore),
e regolato dalle precise gerarchie esistenti fra i suoni della scala
stessa. La T. ruota attorno ad una TONICA (I GRADO della scala prescelta,
qualunque essa sia), che ne caratterizza l’identità,
a sua volta affermata attraverso la DOMINANTE (V grado). Il collegamento
accordale fra V e I si dice CADENZA PERFETTA: tale collegamento deve
avvenire quantomeno nella fase terminale del brano. Fatto salvo questo
rapporto di base, la teoria tonale consente molteplici altri legami
fra i gradi e fra gli accordi costruiti sui gradi stessi. Nella storia
musicale moderna tali collegamenti sono andati vieppiù ampliandosi,
sino al dissolvimento della tonalità stessa mediante le estreme
conseguenze del CROMATISMO, ossia il rapporto semitonale (ad es. Do
- Do#) che ha la caratteristica di spostare costantemente il baricentro
di una composizione, annullandone così il centro tonale primigenio.
TONALITÀ LONTANE.
Si dicono ‘lontane’ da una tonalità base quelle
tonalità non immediatamente antecedenti o successive nel CIRCOLO
DELLE QUINTE: in pratica quelle che hanno alterazioni in CHIAVE sensibilmente
diverse per numero (ad es. da uno a cinque #) o addirittura specie
(ad es. da tre b a quattro #) dalla tonalità base. Le T. L.
eludono dalla tonalità base i più immediati rapporti
di quinta, quarta, sesta (TONALITÀ VICINE). Esempi: sono T.
L. a Sol maggiore Fa # maggiore (da uno a sei #), Sol b maggiore (da
un # a sei b), etc.
TONALITÀ OMOLOGHE.
Si dicono omologhe quelle TONALITÀ caratterizzate dai medesimi
suoni in quanto altezze assolute, ma espressi con nomi diversi (ad
es. Do# maggiore è omologa a Reb maggiore; le due SCALE sono
infatti così composte: Do# Re# Mi# Fa# Sol# La# Si# Do# - Reb
Mib Fa Solb Lab Sib Do Reb: l’effetto sonoro è il medesimo
ma diversa è la posizione delle due tonalità nel CIRCOLO
DELLE QUINTE, e diverse sono le tonalità vicine ad ognuna di
esse). L’uso di T. O. consente di spostarsi rapidamente a tonalità
lontane (ad es: il tono di Solb maggiore - sei bemolli in chiave -
è lontano da Si maggiore - cinque diesis; ma trasformando il
Solb in Fa# maggiore - tonalità omologa il Si maggiore - diviene
assai più vicino in quanto il Si è il IV grado della
SCALA di Fa#).
TONALITÀ RELATIVA.
La tonalità appartenente al MODO opposto a quello preso a riferimento
caratterizzata dallo stesso numero e tipo di alterazioni in chiave
(ad es. la T.R. minore di Re maggiore è Si minore - entrambe
due diesis in chiave -; la T.R. maggiore di Sib minore è Reb
maggiore - entrambe cinque bemolli in chiave). Le due tonalità
fra loro ‘relative’ sono caratterizzate quindi dalla presenza
degli stessi suoni disposti in sequenza diversa (MODO MAGGIORE, MODO
MINORE). La relativa minore si dice anche ‘tonalità del
VI GRADO’, in quanto l’ ACCORDO PERFETTO minore che la
caratterizza coincide con l’accordo sviluppato sul VI grado
della relativa SCALA maggiore.
TONALITÀ VICINE.
Tonalità collegate ad una tonalità di riferimento per
rapporti di quinta (ossia la (TONALITÀ della DOMINANTE), di
quarta (ossia la tonalità del quarto grado), di sesta (ossia
la TONALITÀ RELATIVA minore). Le T. V. sono poste in prossimità
di una tonalità base nel CIRCOLO DELLE QUINTE. Esempi: sono
T. V. a Sol maggiore: Re maggiore, Do maggiore, Si minore.
TONICA. Il
primo grado di una SCALA TONALE, come punto di riferimento primario,
iniziale e conclusivo della TONALITÀ relativa.
TONO. a)
INTERVALLO di seconda maggiore, composto dalla somma di due semitoni.
b) Sinonimo
di TONALITÀ.
TONO GREGORIANO.
Nella prassi liturgica un GRADO prescelto nell’ambito del MODO
attorno cui far gravitare la DECLAMAZIONE.
TOTALE CROMATICO.
L’impiego dei dodici semitoni della SCALA CROMATICA senza alcuna
reminiscenza tonale e alcuna gerarchia strutturale fra di essi. Il
termine è d’uso nei compositori dediti alla SERIALITÀ.
TRANSIZIONE.
Vedi MODULAZIONE.
TRASCRIZIONE.
Riduzione o adattamento, in genere per il solo pianoforte, di brani
orchestrali o operistici. In senso estensivo, può essere assimilata
a ‘parafrasi’, laddove il compositore intervenga con proprie
elaborazioni e arricchimenti.
TRASPORTO.
Trasporto di un brano ad altra TONALITÀ (in genere un TONO
sopra o sotto), con motivazioni essenzialmente pratiche (nella pratica
vocale-operistica). Nella LETTURA DELLA PARTITURA è effettuato
per le parti degli STRUMENTI TRASPOSITORI per renderle omogenee alle
altre.
TRASPOSIZIONE.
Relativo alla scrittura per gli STRUMENTI TRASPOSITORI.
TREMOLO. Esecuzione
rapidissima (di solito strumentale) e ripetuta di due suoni distanti
fra loro un INTERVALLO di terza o un intervallo maggiore. Nel caso degli archi
e dei timpani si tratta di esecuzione rapidissima in successione di una stessa
nota, oppure di note diverse (quando si tratta di note contigue si identifica
con il TRILLO).
TRENTADUESIMO.
Vedi BISCROMA.
TRIADE. ACCORDO
composto da tre suoni (in genere sinonimo di ACCORDO PERFETTO, allo
stato FONDAMENTALE o in RIVOLTO). Si tratta di un accordo composto
dalla sovrapposizione di due intervalli di terza maggiore o minore.
Sovrapponendo una terza maggiore a una terza minore si ottiene una triade minore;
Sovrapponendo una terza minore a una terza maggiore si ha la triade maggiore
Sovrapponendo due terze minori si ha la triade diminuita.
Sovrapponendo due terze maggiori si ha la triade eccedente (o aumentata).
TRILLO. ABBELLIMENTO
caratterizzato dall’esecuzione rapidissima e ripetuta di due
suoni contigui (cioè a distanza di semitono o di tono).
Si compone di tre momenti: 1) Il punto d’attacco
(la prima nota, preceduta o no da APPOGGIATURA supplementare. 2) I
battimenti (non nel senso dell’acustica, ma come esecuzione
rapida di due note vicine). 3) La risoluzione (fine del T. e situazione
di riposo su una nota stabile).
TRIO. a)
Composizione destinata a tre strumenti. b)
Nello stile classico, sezione centrale del minuetto (composizione
di forma ABA), o dello scherzo (pure di forma ABA), detta così
perché all’origine era eseguita appunto da tre strumenti.
Il T. è per solito in una delle TONALITÀ VICINE a quella
in cui il brano stesso è impostato.
TRITONO. INTERVALLO
melodico o armonico caratterizzato dalla presenza simultanea di tre
toni (ad es. Fa-Si), classificabile come ‘quarta eccedente’.
Proibito dalle regole del CONTRAPPUNTO in quanto di difficile intonazione
e palesemente discordante con gli intervalli consonanti allora ammessi
come tali (era detto infatti diabulus in musica), è alla base
del concetto di CADENZA PERFETTA (in quanto tale intervallo deve ‘risolvere’
(RISOLUZIONE), a causa del MOVIMENTO delle singole parti, in Mi-Do),
e quindi della medesima TONALITÀ.
TUTTI. Impiego
simultaneo e di solito con la stessa intensità sonora di tutti
gli strumenti e/o voci disponibili (vs A SOLO).