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a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z

R

RADDOPPIO. Esecuzione simultanea di una stessa nota (anche ad altra ottava) da parte di due o più voci/strumenti (ad es. Do Mi Sol Do).

RALLENTANDO. Segno d’espressione dal significato analogo (si indica con l’abbreviazione rall.; vs ACCELERANDO).

REALIZZAZIONE ESTEMPORANEA. a) Vedi IMPROVVISAZIONE. b) Nel BASSO CONTINUO costruzione degli accordi su una NUMERICA prefissata.

RECITATIVO. Nella terminologia operistica, rapida DECLAMAZIONE del testo effettuata su poche note, generalmente contigue (strutturalmente vs PEZZO CHIUSO); è sostenuta dal solo clavicembalo (R. ‘secco’), o accompagnata in modo frammentario dall’orchestra (R. ‘accompagnato’).

REGIONE TONALE. Espressione coniata da A. Schoenberg per significare l’insieme delle TONALITÀ più o meno strettamente connesse ad una tonalità d’impianto. Dato un tono base, tutte le restanti tonalità procedono in allontanamento centrifugo, e tendono a presentarsi in quella certa composizione con una probabilità maggiore quant’è maggiore la loro ‘vicinanza’ alla tonalità base (i più vicini ‘regionalmente’ sono considerati il tono della V, della IV, della VI, ed il minore della TONICA).

REGISTRO. a) Nell’ambito di una voce o di uno strumento si dice R. l’estensione melodica. Nella voce umana si distinguono - verso il grave - registri di: soprano mezzosoprano contralto (voci femminili), sopranista contraltista (oppure, senza distinzione fra le due, falsettista) tenore baritono basso (voci maschili). b) Nello specifico della voce umana è detto R. l’impiego, legato a determinate altezze, di un certo impianto di emissione e di amplificazione naturale del suono (R. ‘di petto’, R. ‘orale’, R. ‘di testa’, dotati ciascuno di una propria intensità e di un proprio TIMBRO. La tecnica vocale tende ad unificarli, attenuando le differenze nel PASSAGGIO da un R. ad un altro). c) Nell’organo il R. sta ad indicare una serie di canne omogenee per costruzione, dal timbro consimile.

RELATIVA MAGGIORE/MINORE. Vedi TONALITÀ RELATIVA.

REPERCUSSIO. Suono predominante nell’ambito dei MODI GREGORIANI (nei MODI AUTENTICI il quinto o il sesto grado rispetto alla FINALIS; nei MODI PLAGALI il terzo o il quarto; ad es. nel modo Dorico - Re Mi Fa Sol La Si Do Re - la R. è il La, in quinta posizione, ma nel rispettivo plagale, detto Ipodorico - La Si Do Re Mi Fa Sol La - è il Fa, in sesta posizione). Analogo alla DOMINANTE del sistema tonale.

RESPIRO. Nella pratica vocale quanto in quella strumentale, la cesura implicita situata a fine LEGATURA, o, a prescindere dalla presenza di questa, il breve silenzio d’espressione indicato da una virgola posta in alto.

RIPRESA. La terza parte di una FORMA SONATA (successiva all’ESPOSIZIONE e allo SVILUPPO), in cui avviene una ricapitolazione del materiale tematico presentato nell’esposizione e trattato nello sviluppo, rigorosamente alla TONALITÀ della TONICA. In altre parole, la R. non è che l’affermazione definitiva della tonalità d’impianto, l’obiettivo di partenza di ogni forma classica. Genericamente, si chiama R. anche qualunque recupero tematico in qualsivoglia struttura.

RISOLUZIONE. In ARMONIA, il MOVIMENTO accordale che determina la neutralizzazione di dissonanze comprese in accordi instabili, di moto (ad es. accordi di settima e rivolti, di nona, ritardi, anticipazioni, appoggiature etc.), in direzione di un accordo consonante, stabile, di quiete (ad es. un ACCORDO PERFETTO, maggiore o minore).

RITARDO. Nel collegamento di tre accordi, la permanenza momentanea (in genere nella durata di un MOVIMENTO) nel secondo ACCORDO di una o più note appartenente al primo, fino alla RISOLUZIONE definitiva nel terzo; produce un effetto di appagamento graduale (ad es. nel collegamento di due triadi comune il R. della terza: Do Fa La Do Fa Sol Do Mi Sol).

RITMO. Parametro musicale attinente l’organizzazione delle durate e dell’accentazione dei suoni. Nella ritmica moderna (debitrice alla lontana delle teorie mensurali del XIV secolo) si ha in ogni brano una indicazione preliminare di TEMPO, indicata con una FRAZIONE RITMICA, cui attenersi, salvo diverse indicazioni. Ma il fenomeno ritmico ha anche altre implicazioni, in quanto allo schema astratto di tempo, e conseguentemente agli accenti forti e deboli da questo suggeriti, si possono sovrapporre situazioni ritmiche diverse, ed anche contraddittorie (GRUPPI IRREGOLARI, SINCOPE, CONTRATTEMPO). Si parla infatti di ‘accento metrico’ in relazione ai tempi forti e deboli impostati dal ritmo di partenza, e di ‘accento ritmico’ per gli accenti specifici, di volta in volta richiesti dall’autore tramite l’introduzione dei fenomeni ritmici di cui sopra, o di accenti ‘espressivi’, ed altri segni attinenti la DINAMICA.

RITMO ARMONICO. La successione e la ricorrenza degli accordi in un brano musicale tonale. L’espressione, in sé ambigua, allude alla strategia armonica, alla pianificazione generale di una composizione classica semplificata nei suoi componenti accordali. Lo stile di determinati compositori - vedi i compositori del primo classicismo - prevede che raramente ci si allontani dagli accordi costitutivi della TONALITÀ base; il loro gioco armonico è quindi piuttosto scontato e prevedibile, il R. A. si definisce a breve scadenze di tempo; in altra temperie stilistica il percorso armonico si fa tortuoso, ‘modulante’: il R. A. è quindi più articolato, e occorre più tempo (ossia più pagine di musica) perché possa essere inquadrato.

RITORNELLO. Ripetizione ab initio di un brano musicale o di una porzione di esso, per motivi strutturali o tradizionali; è indicata graficamente con doppia stanghetta di chiusura preceduta due puntini. Esistono anche ripetizioni parziali, in cui la CHIUSA del periodo viene differenziata in ‘prima volta’ e ‘seconda volta’, o ripetizioni da effettuarsi da un punto anomalo, di solito indicato con .

RIVOLTO. ACCORDO composto da tre o più suoni in sequenza diversa da quella definibile, nell’ambito di ogni singolo accordo, ‘fondamentale’ (ad es. nell’ACCORDO PERFETTO Do Mi Sol: Mi Sol Do opp. Sol Do Mi). Le triadi possono formare, oltre all’accordo fondamentale, due rivolti (detti: I R., o di terza e sesta, in conseguenza degli intervalli formati; II R., o di quarta e sesta); le quadriadi, ovvero gli accordi di settima (composti da una sovrapposizione di tre terze) possono invece formare, per ovvi motivi matematici, tre rivolti oltre all’accordo fondamentale.

RONDEAU. a) Forma poetico-musicale medievale francese, caratterizzata dalla presenza del refrain, simile alla ballata italiana. b) Forma strumentale francese dei secc. XVII e XVIII, schematizzabile con ABACA(DA), ad indicare la riproposta di un TEMA principale alternato ad episodi di diverso carattere. Da questa forma derivò il RONDÒ moderno.

RONDÒ. Forma strumentale classico-romantica derivata dal RONDEAU francese, di cui ha in comune lo schema formale ma non la funzione all’interno di forme più ampie. Mentre nei clavicembalisti il rondeau trova collocazione, spesso sotto altro titolo, soprattutto in suites e ordres, nei compositori successivi il R. è spesso deputato a chiudere sonate o altre composizioni strumentali basate sulla FORMA SONATA. Di qui una ulteriore specificazione, piuttosto diffusa, quella del R.-sonata, dalla forma ABACABA, in cui i primi tre episodi hanno la funzione di ESPOSIZIONE, l’episodio centrale C quella di SVILUPPO, i tre episodi finale quella di RIPRESA. Fra le applicazioni vocali del R. la cosiddetta cantata-R., gradualmente declinata nel R. operistico, uno dei tòpoi dell’operismo italiano dell’Ottocento.

RUBATO. Espressione che indica una accelerazione varia e libera dell’ANDAMENTO, cui segue in genere un rallentamento. Fa parte delle indicazioni di AGOGICA.

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