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a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z

A

A CAPPELLA. a) Sinonimo di TEMPO TAGLIATO. b) Di esecuzione polifonica che preveda l’intervento di soli ruoli vocali (ossia senza strumenti).

A SOLO. Impiego solistico (o con lieve ACCOMPAGNAMENTO) di un singolo strumento o di una singola VOCE, sia che questi siano i ‘solisti’ effettivi in quella determinata composizione (SOLISTA), sia che essi vengano estratti occasionalmente dal più ampio contesto orchestrale o corale (vs TUTTI).

AB
. Formula indicativa di qualsiasi FORMA BIPARTITA.

ABA. Formula indicativa di FORMA TRIPARTITA in cui non vi sia particolare ELABORAZIONE del materiale tematico (casomai semplici variazioni della ripresa di A, ad es. nell’ARIA COL DA CAPO).

ABACA. Formula indicativa di strutture musicali caratterizzate dalla riproposta di un TEMA ricorrente. Si intende soprattutto come forma di RONDÒ.

ABBELLIMENTO. Nota singola o gruppo di note più o meno rapide introdotte a scopo esornativo (nella grafia spesso differenziate per grandezza - si parla infatti anche di NOTINE), non indispensabili alla definizione della struttura armonica (ACCIACCATURA, APPOGGIATURA, MORDENTE, GRUPPETTO, TRILLO gli abbellimenti più noti; nel periodo barocco ne furono sperimentati in gran copia, molti dei quali possono comunque essere ricondotti ai cinque tipi precedenti).

ACCELERANDO. Segno d’espressione dal significato analogo (si indica con l’abbreviazione acc.; vs RALLENTANDO).

ACCENTO. a) In musica si distinguono A. forte (l’accentazione effettiva) e A. debole (l’assenza di accento); il primo è situato su ogni TEMPO FORTE, ad eccezione di particolari figure ritmiche quali SINCOPE e CONTRATTEMPO, in cui la collocazione, e di conseguenza l’accentazione delle note, non corrisponde al BATTERE. b) Segno dinamico ad indicare una accentazione sensibile della NOTA (e allora è rappresentato da un trattino), o una accentazione secca, sonora.

ACCIACCATURA. Abbellimento caratterizzato dall’esecuzione rapida ed in LEVARE di una nota vicina a quella fondamentale, si segna con una notina sbarrata.

ACCIDENTI. Vedi ALTERAZIONI.

ACCOMPAGNAMENTO. Si dice A., genericamente, il sostegno armonico di una MELODIA, qualora la composizione sia costituita da una sola linea melodica principale (sia cioè una composizione monodica (MONODIA) e non polifonico-contrappuntistica (POLIFONIA): in quest’ultimo caso non esiste un A. vero e proprio in quanto ogni singola VOCE, spesso legata alle altre da fenomeni imitativi, ha pari importanza).

ACCORDATURA. Il procedimento teso ad uniformare l’ INTONAZIONE dello strumento in relazione all’altezza convenzionale del La3 a 440 Hz, e di conseguenza, in un organico orchestrale, ad uniformare l’intonazione degli strumenti fra loro. È in genere effettuata dallo stesso strumentista (fiati ed archi), poco innanzi l’esecuzione; nel solo caso degli strumenti a tastiera (che ‘tengono’ più a lungo l’A., intemperie meteorologiche permettendo) è effettuata da un tecnico specializzato (l‘accordatore’).

ACCORDO. Combinazione verticale/simultanea di più suoni, all’analisi letta ed espressa a partire dal suono più grave. Può essere generato, per terze sovrapposte, a partire da qualsiasi NOTA/GRADO, che ne diviene così il suono FONDAMENTALE. In caso di A. di due suoni - fra loro diversi - si parla di BICORDO; nel caso di tre suoni di TRIADE; nel caso di quattro suoni di QUADRIADE. Può essere consonante, di stasi (l’ACCORDO PERFETTO), oppure dissonante, di moto (qualsiasi A. di settima, di nona, di undicesima etc.). La differente combinazione dei suoni appartenenti all’A. di base dà luogo ai suoi rivolti (RIVOLTO).

ACCORDO ALLO STATO FONDAMENTALE. ACCORDO che presenta la FONDAMENTALE al BASSO.

ACCORDO DI MOTO. ACCORDO instabile, tensivo, per il quale si avverte la necessità di una RISOLUZIONE in direzione di una accordo statico, di riposo, per solito un ACCORDO PERFETTO.

ACCORDO MISTICO. In Skrjabin accordo di sei suoni derivato dalla sovrapposizione di accordi di quarta di vario tipo (ad es. Do Fa# Sib Mi La Re). È una DISSONANZA che non prevede RISOLUZIONE.

ACCORDO PERFETTO. ACCORDO di tre suoni costituito da due terze sovrapposte (una maggiore una minore), anche con uno o più componenti raddoppiati (RADDOPPIO). A. P. maggiore: terza minore + terza maggiore; A. P. minore: terza minore + terza maggiore. Solitamente, nella musica tonale, l’A. P. rappresenta il punto d’avvio e di RISOLUZIONE di una CONCATENAZIONE ARMONICA; conferisce un senso di dis-tensione, di riposo, di stasi.

AD LIBITUM. A piacere, in relazione all’ANDAMENTO, all’AGOGICA. Espressione impiegata soprattutto in CADENZA, vocale o strumentale. Talora A. L. segnala la necessità di una IMPROVVISAZIONE.

AEROFONI. Strumenti musicali in cui il suono è prodotto dalla vibrazione dell’aria in essi contenuta. Fra gli A. i fiati sono il gruppo più rilevante; altri strumenti A. l’organo e la fisarmonica.

AFFETTI. Nella pratica musicale e nelle teorie del primo barocco, inflessioni del canto in relazione ai ‘sentimenti’ e al senso del testo poetico. Nel successivo melodramma gli A. caratterizzarono tipi diversi di arie (ARIA ‘di sdegno’, ‘di guerra’, ‘cantabile’, ‘parlante’, etc.). Nella prassi puramente strumentale si attuarono fra Sei e Settecento ideali trasposizioni di situazioni poetico-affettive. Gli A. infine ebbero ruolo importante nelle formulazioni estetiche dell’epoca pre-classica (C. Ph. E. Bach e J. J. Quantz in testa; si parla allora di ‘teoria degli affetti’ o Affektenlehre).

AGGRAVAMENTO. Procedimento contrappuntistico che consiste nel raddoppiare le durate delle singole note di un SOGGETTO, anche simultaneamente alla proposta del soggetto stesso nei suoi valori originali (VALORE).

AGOGICA. Il complesso delle oscillazioni di TEMPO nell’esecuzione di un brano musicale, riconducibili alle sue caratteristiche (a seguito ad esempio delle cosiddette ‘indicazioni agogiche’: Allegro, Andante, accelerando etc.), oppure all’interpretazione specifica, più o meno libera.

ALEA. Metodo compositivo consistente nell’affidare al caso: 1) la composizione stessa; 2) l’esecuzione. Nel primo caso la composizione si presenta ‘scritta per intero’, o quantomeno organizzata in forma definitiva, pur essendo frutto di scelte ‘aleatorie’ ( il caso di composizioni strutturate a seguito di particolari sorteggi, come nel caso di alcune opere di J. Cage); nel secondo caso si prefigura all’interprete un’opera ‘aperta’, e a lui spettano interventi di completamento, di riorganizzazione, presumibilmente diversi di esecuzione in esecuzione.

ALLA BREVE. La misura ritmica, in due o quattro tempi, che assume ad unità di base la MINIMA (il valore complessivo della BATTUTA viene così ad essere rispettivamente di 2/2 o 4/2)

ALTERAZIONE. Segno convenzionale che indica l’abbassamento o l’innalzamento delle note di un SEMITONO o di un TONO rispetto alla loro SCALA di appartenenza. Le alterazioni sono cinque in tutto (il DIESIS, #, che alza di un semitono, il BEMOLLE, b, che abbassa di un semitono, il DOPPIO DIESIS, x, che alza di un tono, il DOPPIO BEMOLLE, bb, che abbassa di un tono, il BEQUADRO, , che annulla ogni precedente alterazione). Possono essere poste in chiave, e allora fanno parte della TONALITÀ, caratterizzandola, oppure nel corso del brano (A. ‘incidentali’), nel caso di NOTE DI PASSAGGIO, occasionali, oppure nel caso di incipienti modulazioni (MODULAZIONE). Quando non sono poste in CHIAVE hanno valore sino al termine della BATTUTA.

ALTERNATIM. Tecnica policorale che prevede l’alternanza di sezioni corali differenziate per: numero (numero di voci diverso nell’una e nell’altra), TIMBRO (voci maschili e voci femminili), posizione spaziale (vedi la policoralità veneziana di Willaert, Gabrieli e soci, giustificata dall’architettura marciana).

ALTEZZA. Frequenza assoluta di un suono; si misura in Hertz (Hz).

ALTUS. Nella terminologia della POLIFONIA rinascimentale indica la voce del CONTRATENOR maschile, oppure, in una scrittura a quattro voci, quella del CONTRALTO femminile.

AMBITO. Nel CONTRAPPUNTO l’ampiezza intervallare entro cui si muove una determinata VOCE.

ANALISI. La ‘dissezione’ di un’opera musicale o di una sua parte nelle sue parti costitutive, al fine di determinarne la costruzione, il significato, il valore. Nel corso dello sviluppo della MUSICOLOGIA sono stati messi a punto diversi metodi d’A. I principali: 1) A. armonico-formale: l’esame della costruzione delle opere secondo l’articolazione dei temi, delle frasi e dei motivi, dei loro collegamenti, della loro periodicità, del percorso tonale (Riemann); 2) A. ermeneutica: di matrice filosofica, pone l’accento sui ‘significati’ latenti dell’opera, interpretandone in modo intuitivo le strutture più evidenti (Kretzschmar, Schering); 2) A. energetica: individuazione globale della potenza energetica che sprigiona dal pezzo, soprattutto riguardo alla sua energia ‘cinetica’; l’accento si sposta quindi dall’ARMONIA (Riemann) alla MELODIA (Kurth); 3) A. “gestaltica”: considera l’unità formale della composizione, che diviene fattore d’interesse primario; il tutto è più che la somma delle parti costitutive: prevale la nozione, di derivazione psicologica, dell’opera musicale come ‘organismo vivente’; 4) A. fenomenologica-riduzionistica: si tenta di risalire, attraverso le manifestazioni evidenti di un’opera e sue progressive semplificazioni, alle strutture portanti - latenti - che la condizionano. Si tenta di risalire cioè alla Urlinie (= linea primordiale), che è necessario individuare per comprendere la sostanza musicale di un brano. Elaborato nelle sue prime formulazioni da Schenker, è uno dei metodi di maggiore diffusione; 5) A. stilistica: analizza, attraverso le particolarità della scrittura, il linguaggio specifico di un compositore (Adler); 6) A. quantitativa: introduce nell’A. procedimenti statistici, oggi soprattutto mediante l’ausilio del calcolatore; 7) A. armonico-storica: introduce la prospettiva storica nel campo della musicologia ‘sistematica’; si tenta di spiegare il senso storico delle innovazioni armoniche nei secoli.

ANDAMENTO. Velocità e carattere di una composizione, detta anche impropriamente TEMPO (Largo, Lento, Adagio, Andante, Moderato, Allegretto, Allegro, Allegro molto, Vivace, Presto, Prestissimo etc.).

ANTICIPAZIONE. Nel collegamento di due accordi, la comparsa anticipata di una NOTA rispetto al suo ACCORDO di appartenenza, soprattutto in fase cadenzale e conclusiva (CADENZA).

APPOGGIATURA. ABBELLIMENTO caratterizzato dall’esecuzione, più o meno rapida e in BATTERE, di una nota più o meno vicina a quella principale (in genere si procede di GRADO, anche se esistono appoggiature poste a distanza intervallare maggiore); si segna con un notina più piccola del normale, non sbarrata (cfr. invece ACCIACCATURA).

ARIA. Forma musicale ‘chiusa’ tipica dell’opera e di altri generi musicali drammatici (oratorio, passione). Musicalmente ben caratterizzata, strofica nelle strutture poetiche, l’A. si contrappone caratterialmente al RECITATIVO, deputato allo sviluppo dell’azione ed affidato ad un numero di versi variabile. La netta contrapposizione di A. e recitativo si attenuò nel corso del tempo (riforma’ gluckiana in primis), da un lato mediante una elaborazione vieppiù sofisticata dell’A. stessa, dall’altro con la progressiva scomparsa del recitativo secco (accompagnato dal solo cembalo) per forme aperte ad una dimensione musicale più cospicua (nel recitativo accompagnato, ovvero strumentato).

ARIA COL DA CAPO. Forma tipica di ARIA d’opera in auge, con varianti, dall’ultimo Seicento per tutto il secolo successivo ed oltre (si suole indicare il nome di A. Scarlatti come uno dei primi sperimentatori), rimpiazzando l’aria bipartita o l’aria strofica, forme fino ad allora più diffuse. Lo schema è ABA (tripartito), dove A è la prima sezione - corrispondente alla prima strofa del testo -, ripetuta a seguito di una sezione B - corrispondente alla seconda strofa del testo, di solito di carattere, andamento e tonalità contrastante (frequentemente alla DOMINANTE).

ARMATURA DI CHIAVE. L’insieme delle alterazioni (ALTERAZIONE) poste all’inizio del brano, subito dopo la CHIAVE, a definire la TONALITÀ.

ARMONIA. La disciplina che studia la natura ed il collegamento degli accordi (ACCORDO). Essa dipende dall’accettazione delle teorie propriamente ‘armoniche’, definite gradualmente nel corso dei secoli XVI-XVIII, in opposizione al CONTRAPPUNTO MODALE.

ARMONICO. Relativo all’ARMONIA.

ARMONIZZAZIONE. Si dice A. la formulazione di accordi ritenuti appropriati a sostenere una MELODIA preesistente (ACCORDO). L’A. pura e semplice è più che altro una disciplina didattica, atta ad esercitare l’allievo nel collegamento e nell’individuazione di sequenze accordali tipiche.

ARPEGGIO. Esecuzione prolungata, in successione, a varie velocità, delle note costitutive di un ACCORDO (ad es. Do Mi Sol Do Mi Sol Do Mi Sol etc.). A. ‘spezzato’: esecuzione alternata, in successione, a varie velocità (soprattutto pianistica), delle note costitutive di un accordo (ad es., per l’accordo Do Mi Sol: Do Sol Mi Do Sol Mi Do etc.).

ASSOLO. Vedi A SOLO.

ATONALE. Si dice di composizione estranea all’inquadramento nell’ambito di una specifica TONALITÀ, soprattutto in relazione al superamento della stessa teoria tonale.

ATONALITÀ. Sistema compositivo fondato sull’annullamento di qualsiasi baricentro tonale che governi in senso unitario la composizione.

ATTACCO. Tratto d’avvio di una composizione musicale.

AUMENTAZIONE. Vedi AGGRAVAMENTO.

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