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a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z

M


MADRIGALISMO. Termine d’uso moderno impiegato per indicare determinati giochi fonici o grafici in atto nel madrigale italiano del Cinquecento (o in altre forme vocali affini) in cui riflettere in modo fantasioso ed intuitivo il senso del testo poetico, una immagine, o una singola parola (vedi l’uso di note nere in corrispondenza di parole/concetti quali notte, oscurità, tenebra etc.; oppure l’uso di fioriture ondeggianti in corrispondenza di parole/immagini quali ‘onda’, ‘tempesta’ etc.).

MAESTRO CONCERTATORE. Sinonimo di direttore d’orchestra. L’espressione coglie soprattutto l’aspetto preparatorio del concerto, in cui si attua la ‘concertazione’ fra i vari strumenti e voci.

MAESTRO DEL CORO. Preparatore delle sezioni corali di un’opera, un oratorio, una sinfonia con coro ed altro. Si occupa dell’addestramento della compagine corale a prescindere dalla presenza fisica di strumenti d’orchestra e a sostegno.

MAESTRO RIPASSATORE. Termine antiquato con cui si designa il pianista addetto ad istruire i cantanti solisti durante la preparazione di un’opera (ripasso dello spartito).

MAESTRO SOSTITUTO. Direttore d’orchestra cui viene affidato il compito di istruire preliminarmente gli strumentisti su un certo repertorio, prima dell’arrivo del direttore deputato all’esecuzione ufficiale, o a ribadire le istruzioni di questo.

MANO DI GUIDO. Nella teoria medievale, la rappresentazione grafica di una mano sulle cui falangi venivano distribuite e computate le note degli esacordi; la modalità esatte non sono tuttavia chiare.

MASCHILE. Nella teoria musicale attributo talora assegnato a: 1) Il primo TEMA in una FORMA SONATA, nella maggior parte dei casi incisivo, affermativo. 2) Il passo di chiusura di un brano sul MOVIMENTO FORTE (in BATTERE).

MEDIANTE. Il terzo grado di una SCALA tonale (detto anche MODALE o CARATTERISTICA), che ne definisce il MODO, MAGGIORE o MINORE, a seconda che componga con la TONICA un INTERVALLO, rispettivamente, di terza maggiore o di terza minore.

MELISMA. Rapida figura melodica con funzioni esornative. Il termine si applica soprattutto alla musica vocale.

MELODIA. Sta per TEMA, con minori implicazioni strutturali.

MELODIA FIUME. Espressione coniata da R. Wagner, con cui egli intendeva un TEMA musicale esteso e pressoché indefinito nella sua estensione per l’assenza, o l’instabilità, di elementi cadenzali. La CADENZA infatti determina, fraziona, schematizza il discorso musicale; l’assenza di questa lo rende fluttuante, e per l’appunto adatto alla prosecuzione di scene drammatiche ampie come quelle del teatro wagneriano. Elemento caratteristico della M. F. è semmai il CROMATISMO, che consente il continuo slittamento, e quindi la prosecuzione, di uno stesso elemento melodico.

MELOLOGO. Forma drammatica tardo-settecentesca in cui l’impiego della parola parlata si affiancava all’impiego di musiche strumentali di sostegno e di commento (si specializzò in questo teatro il musicista boemo J. A. Benda). Di scarsissimo successo e limitata diffusione il M. si avviò, da ‘genere’, a divenire ‘tecnica’. In questo senso trovò spazio soprattutto in forme teatrali in cui il canto si avvicendava alla recitazione, quali il Singspiel tedesco e l’Opéra-comique francese (ne fecero uso Mozart, Beethoven, Cherubini, Weber).

MEMBRANOFONI. Strumenti in cui il suono è prodotto mettendo in vibrazione una membrana posta sopra un risuonatore. Ad es. tamburo, tamburello etc.

MENSURALISMO. Sistema di NOTAZIONE polifonica del XII-XIII secolo, che consentiva, dopo il cosiddetto ‘ritmo libero’ delle antecedenti forme monodiche, la definizione di precisi rapporti di durata fra una nota e l’altra. In questo campo di distinse il teorico Marchetto da Padova che nel suo Pomerium (1318), destinato a grande diffusione per secoli, sostenne, alla stregua di analoghe esperienze francesi, la validità della divisione binaria a fianco della ternaria, sino ad allora prediletta; si vennero così a verificare, fra note lunghe e note progressivamente più brevi rapporti numerici divisionali basati sulla combinazione di due e tre, alla base della ritmica moderna.

MEZZO. Vedi MINIMA.

MEZZOSOPRANO. a) CHIAVE di M.: chiave di Do posta sul secondo rigo. b) Nel canto la voce femminile dal registro medio-acuto. L’individuazione del M. ebbe luogo durante il Romanticismo , quando il C. venne impiegato più raramente preferendosi una voce più agile e scattante. Drammaturgicamente il M. è spesso nell’opera l’antagonista del S.

MINIMA. Nota o pausa del valore di 1/2 (ossia 2/4).

MODALE. a) Vedi MEDIANTE. b) Identifica una composizione condotta secondo il metodo della MODALITÀ.

MODALITÀ. Sistema di otto modi della musica medievale, ispirato alla teoria dei MODI GRECI. Fu ampliato sino a dodici scale nel Cinquecento dal teorico Glareano (Dodecakordon, 1547). I due nuovi modi autentici introdotti, Ionio e Eolio, riflettono rispettivamente i moderni MODO MAGGIORE e MODO MINORE naturale.

MODI AUTENTICI. Ciascuno dei quattro modi dispari (come numerazione) fra gli otto del sistema modale. Sono formati da due teatracordi nella loro sequenza naturale (TETRACORDO), in cui il primo GRADO corrisponde alla FINALIS (ad es., modo Dorico autentico: Re mi Fa Sol La Si Do Re; Re = primo grado e FINALIS).

MODI GRECI. Sistema di otto scale utilizzate dalla MONODIA greca. Secondo Tolomeo le scale si snodano in senso discendente; i modi recano i nomi di Dorico (dal Mi acuto), Frigio (dal Fa#), Lidio (dal Sol#), Misolidio (dal La). Ogni modo era composto di due tetracordi (TETRACORDO); questi erano di tre generi: diatonico (senza alcuna ALTERAZIONE), cromatico (con alterazioni), enarmonico (con la presenza di un INTERVALLO INFRATONALE).

MODI GREGORIANI. Sistema di otto modi adottati dalla musica medievale, soprattutto liturgica, derivati dalla teoria greca. Ogni modo è emblematizzato da una scala diversa (per la posizione variabile dei semitoni), che si considerava composta da due tetracordi giustapposti (TETRACORDO). I modi prendono i nomi di Dorico (Re Mi Fa Sol - La Si Do Re), Frigio (Mi Fa Sol La - Si Do Re Mi), Lidio (Fa Sol La Si - Do Re Mi Fa), Misolidio (Sol La Si Do - Re Mi Fa Sol); i relativi MODI PLAGALI si ottengono anteponendo in ogni scala/modo il secondo tetracordo al primo (modificandone così l’estensione effettiva), e si nominano allo stesso modo ma con l’aggiunta del suffisso ipo- (ad. es.: Ipodorico: La Si Do Re - Mi Fa Sol La).

MODI PLAGALI. Ciascuno dei quattro modi pari (come numerazione) fra gli otto del sistema modale. Sono formati da due tetracordi in sequenza inversa (TETRACORDO), in cui il primo GRADO non corrisponde alla FINALIS (ad es., modo Dorico plagale: La Si Do Re Mi Fa Sol La; La = primo grado ma finalis sul Re, come nel relativo modo autentico).

MODI RITMICI. Sistema ritmico medievale che mirava a stabilire una precisa analogia fra la ritmica musicale e la prosodia classica. Furono codificate nel XIII secolo strutture ritmiche equivalenti ai più noti piedi latini e francesi (sei in tutto quelli principali). Il modo prescelto era indicato dal tipo e dall’ordine delle note, sebbene nell’ambito di uno stesso brano si potessero avere oscillazioni ritmiche originate dalla sostituzione sporadica di piedi diversi. Base ritmica principale era, in epoca antica, la misura ternaria; successivamente, nell’Ars Nova, acquistò pari dignità il ritmo binario, e si venne a stabilire un nuovo sistema ritmico che prevedeva una indicazione di tempo preliminare e l’impiego di valori proporzionali fra loro (sistema mensurale, da cui deriva la moderna notazione).

MODO. Nella teoria MODALE ogni singola SCALA rispondente a sequenze diverse di suoni. Nella teoria TONALE i due modelli tipici di scala maggiore e scala minore, cui si uniformano tutte le TONALITÀ.

MODO MAGGIORE. Struttura armonica governata da un ACCORDO di base (sul I GRADO) di natura maggiore (costituito dalla sequenza terza maggiore + terza minore). Se anticamente esistevano otto modi (MODI GRECI), tutti differenziati nella sequenza intervallare, la teoria dell’ ARMONIA prevede solo i due modi maggiore e minore, cui si uniformano tutte le dodici scale costruite su qualsivoglia SEMITONO della SCALA CROMATICA.

MODO MINORE. Struttura armonica governata da un ACCORDO di base (sul I GRADO) di natura minore (costituito dalla sequenza terza minore + terza maggiore). Se anticamente esistevano otto modi (MODI GRECI), tutti differenziati nella sequenza intervallare, la teoria dell’ ARMONIA prevede solo i due modi maggiore e minore, cui si uniformano tutte le dodici scale costruite su qualsivoglia SEMITONO della SCALA CROMATICA.

MODULAZIONE. Cambiamento di TONALITÀ nell’ambito di uno stesso brano. Avviene mediante l’introduzione di alterazioni allo schema di base (ossia di note che appartengono ad altre scale che quella d’impianto; ALTERAZIONE), il che produce accordi ‘di passaggio’, ‘di transizione’, che non appartenendo più alla tonalità di base concorrono a generarne una nuova, più o meno stabile (se la tonalità di arrivo è molto distante da quella di partenza il compositore può modificare direttamente le alterazioni in CHIAVE tramite l’inserimento di una nuova ARMATURA DI CHIAVE); la nuova tonalità si affermerà se sopraggiungerà una CADENZA. Nello stile classico la M. interessa soprattutto tonalità vicine, ossia dotate di un buon numero di suoni in comune con quella di base (ad es. la tonalità della DOMINANTE, del IV GRADO, del VI grado, oppure la tonalità RELATIVA); ma già in epoca classica si sperimentarono modulazioni ai toni lontani, che implicarono indirettamente l’ampliamento temporale delle forme musicali (in quanto più lungo era così il percorso necessario per tornare alla tonalità di base, su cui deve normativamente terminare un brano). È possibile anche passare improvvisamente da un tono all’altro senza accordi di passaggio (spesso, nell’Ottocento, dalla tonalità base a quella del terzo grado maggiore); il fenomeno si dice ‘transizione’.

MONOCORDO DI PITAGORA. Strumento composto da una sola corda tesa fra due ponticelli sopra una cassa armonica. In campo sperimentale fu impiegato per verificare i rapporti proporzionali fra lunghezza della corda e suono prodotto.

MONODIA. Procedimento musicale che consiste nel dispiegarsi di una singola linea melodica intonata da una sola voce o eseguita da un solo strumento (vs. POLIFONIA; ETEROFONIA).

MONÒDICO. Relativo alla MONODIA.

MONOTEMATISMO. Di composizione musicale organizzata sull’ESPOSIZIONE di un solo TEMA principale. Esempi di monotematismo si verificarono agli albori della FORMA SONATA.

MORDENTE. ABBELLIMENTO caratterizzato dall’esecuzione rapida della nota sopra cui il segno è posto, della nota inferiore, e di nuovo della prima nota, tutto sul BATTERE.

MOTO/MOVIMENTO CADENZALE. Il moto singolo obbligato di tre o più parti nel collegamento altrettanto vincolante di più accordi in una CADENZA.

MOTO CONTRARIO. Di due voci che procedono, in una composizione polifonica, simultaneamente in direzione inversa (una verso il grave l’altra verso l’acuto).

MOTO/MOVIMENTO DELLE PARTI. La traccia melodica disegnata dalle varie voci di una composizione (modale o armonica), ivi compresi i rapporti e le implicazioni fra voce e voce (verticali e oblique).

MOTO OBLIQUO. Di due voci che procedono l’una restando ferma su una medesima nota, l’altra muovendosi verso il grave o verso l’acuto.

MOTO PARALLELO. Di due o più voci che procedono, in una composizione polifonica, simultaneamente nella stessa direzione (verso l’acuto o il grave).

MOTO RETROGRADO. Procedimento contrappunstico caratterizzato dalla riproposta di un SOGGETTO dall’ultima nota sino alla prima.

MOVIMENTO. a) Passaggio da una NOTA ad un’altra (M. di una PARTE), o da un ACCORDO ad altro accordo. b) Gesto fisico o ideale - tipico del SOLFEGGIO o della direzione d’orchestra - composto dall’unione di BATTERE e di LEVARE. Può essere ‘semplice’, qualora sia suddiviso in due soli momenti (battere e levare, un - due), ‘composto’ qualora presenti una SUDDIVISIONE intermedia (un - due - tre). c) Ogni singolo brano di una composizione a più sezioni.

MOVIMENTO CROMATICO. Movimento melodico per semitoni cromatici, più o meno esteso (vs MOVIMENTO DIATONICO).

MOVIMENTO DIATONICO. Movimento melodico per gradi interi (quindi per toni) (vs MOVIMENTO CROMATICO).

MUSICOLOGIA. Il complesso delle discipline storiche e sistematiche concernenti la musica. Due sono i settori principali: la M. storica e la M. sistematica; il primo - la vera e propria ‘storiografia musicale’ - indaga l’oggetto musicale come un prodotto storicamente determinato (studio e classificazione delle fonti, studio della semiografia, analisi filologica, studio della prassi esecutiva); il secondo si occupa soprattutto di quelle caratteristiche oggettive della musica analizzabili con i metodi delle scienze esatte, della statistica, e delle scienze sociali (l’acustica, la psicologia, l’analisi, l’estetica e la filosofia della musica); ANALISI.

MUTAZIONE. Nella teoria guidoniana, il passaggio da un ESACORDO ad un altro mediante il semitono comune Mi-Fa, passaggio dovuto all’estensione e alla struttura intervallare di una melodia.

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