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a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z

S

SALMODIA. Nella prassi musicale liturgica, canto declamato dei salmi e dei cantici della Bibbia. Anticamente era intonato su una sola nota (tono di recita), con brevi clausole melodiche alla fine di ogni versetto; successivamente si introdussero melismi più elaborati.

SCALA. Sequenza di suoni, in applicazioni musicali pratiche (in funzione melodica), oppure come semplice formulazione teorica, elencando di seguito i suoni di una certa TONALITÀ. Nella teoria dell’ ARMONIA le scale sono ventiquattro, di cui dodici maggiori e dodici minori (più un certo numero di SCALE OMOLOGHE), e possono essere formulate da qualsiasi SEMITONO della SCALA CROMATICA. Si distinguono in SCALA MAGGIORE e SCALA MINORE.

SCALA CROMATICA. SCALA composta di soli semitoni. Graficamente si esprime con i diesis ascendendo e con i bemolli discendendo. La S. C. al completo presenta dodici semitoni.

SCALA DIFETTIVA. SCALA mancante al suo interno di alcuni suoni (secondo la tradizione della musica occidentale, che organizza la SCALA per soli intervalli di seconda). Nella musica extraeuropea ve ne sono di diversi modelli. Comunemente si ritiene S. D. qualsiasi scala che abbia un numero di suoni inferiori a sette.

SCALA ESATONALE. SCALA formata da sei suoni (in genere fra loro collegati per toni interi); ad es. Do Re Mi Fa# Sol# La#. Si possono immaginare ed applicare S. E. a partire da qualsiasi NOTA.

SCALA MAGGIORE. Sequenza di suoni secondo lo schema intervallare invariabile: due toni - un semitono - tre toni - un semitono. Si dice maggiore in quanto la TONICA dà luogo ad una TRIADE di MODO MAGGIORE (dato l’INTERVALLO di terza maggiore fra primo e terzo TONO). Corrisponde all’antico modo Ionio introdotto da Glareano a metà Cinquecento.

SCALA MINORE. Sequenza di suoni secondo lo schema intervallare invariabile: un tono - un semitono - due toni - un semitono - due toni. Si dice minore in quanto la TONICA dà luogo ad una TRIADE di MODO MINORE (dato l’INTERVALLO di terza minore fra primo e terzo TONO). Corrisponde al modo Eolio introdotto da Glareano a metà Cinquecento. La presenza di un tono fra settimo e ottavo (= primo) GRADO della scala minore detta ‘naturale’ comporta in ambito armonico l’innalzamento del settimo grado (SENSIBILE) di un SEMITONO, onde poter riprodurre anche nel modo minore il MOTO CADENZALE obbligato (VII I). Da questa esigenza ebbero origine due nuove scale minori: la S.M. ‘melodica’ (caratterizzata dall’innalzamento del settimo grado di un semitono e conseguentemente del sesto, per evitare fra sesto e settimo un intervallo dissonante di seconda eccedente), e la S.M. ‘armonica’ (più moderna, caratterizzata dall’innalzamento del solo settimo grado, con conseguente DISSONANZA fra sesto e settimo).

SCALA PENTATONICA. SCALA formata da cinque suoni (in genere fra loro collegati per intervalli di un tono intero o di un tono e mezzo); ad es. Do Re Mi Sol La, oppure Do# Re# Fa# Sol# La#. Si possono immaginare ed applicare S.P a partire da qualsiasi NOTA.

SCALA PER TONI INTERI. Scala in cui non è previsto alcun INTERVALLO di SEMITONO. Esemplificando: SCALA ESATONALE: Do Re Mi Fa# Sol# La# (scale per toni interi possono comunque essere fatte iniziare liberamente da qualsiasi NOTA); oppure scale difettive della medesima. Sono tipiche di alcune tradizioni extraeuropee e vennero adottate da parecchi compositori di primo Novecento quale ‘varianti’ alla comune SCALA maggiore o minore (in ambito sia TONALE che ATONALE).

SCALA OTTATONICA. Scala simmetrica composta da otto suoni, formata dall’alternanza di toni e semitoni; ad es. Do#, Re#, Mi, Fa#, Sol, La, Sib, Do. Si tratta di una scala artificiale (in quanto presuppone il temperamento equabile), molto usata nel primo Novecento (es. Stravinskij).

SCALE OMOLOGHE. Vedi TONALITÀ OMOLOGHE

SCORDATURA. Intonazione del violino volutamente diversa dalla norma, che produce una sonorità contraddittoria rispetto al resto dell’organico; impiegata dal Barocco sino alla musica del Novecento.

SCRITTURA IDIOMATICA. Scrittura che sfrutta propriamente le caratteristiche costruttive e sonore dello strumento per il quale è destinata.

SECONDA SCUOLA DI VIENNA. L’avanguardia viennese dei primi anni del Novecento, sino all’esperienza dodecafonica (anni Venti e successivi), identificabile soprattutto nei nomi di A. Schoenberg, A. Berg, A. Webern (la qualificazione di ‘seconda’ scuola di Vienna la affianca alla ‘prima’ teorica scuola viennese, quella dominata dal gruppo dei compositori classici di fine XVIII secolo, Haydn, Mozart, Beethoven).

SEDICESIMO. Vedi SEMICROMA.

SEMIBISCROMA. Nota o pausa del valore di 1/64.

SEMICROMA. Nota o pausa del valore di 1/16.

SEMIFUSA. Antico valore della musica mensurale, pari all’odierna SEMICROMA.

SEMIMINIMA. Nota o pausa del valore di 1/4.

SEMITONO. L’INTERVALLO minimo nella teoria della TONALITÀ (= a mezzo TONO). Si dice semitono cromatico il passaggio di semitono ottenuto mediante ALTERAZIONE (ad es. Do-Do# opp. Sol-Solb); si dice semitono diatonico il passaggio di semitono ottenuto mediante il cambiamento di nota (ad. es. Mi-Fa, opp. Sol#-La): l’estensione dei due diversi tipi di semitono non ha effetti sull’estensione ‘fisica’ dell’intervallo, bensì sulla denominazione dello stesso (semitono cromatico = INTERVALLO di unisono eccedente, semitono diatonico = intervallo di seconda minore), e sulla struttura armonica (il semitono cromatico obbliga ad un cambiamento di ARMONIA, in quanto i due suoni - ad es. Do-Do# - non appartengono alla medesima SCALA; il semitono diatonico non obbliga necessariamente ad un cambiamento di armonia, in quanto in due suoni - ad es. Do-Reb - possono appartenere alla medesima scala).

SENSIBILE. Il settimo GRADO di una SCALA tonale, che per il MOTO DELLE PARTI deve dirigersi alla TONICA, contribuendo così grandemente alla definizione della TONALITÀ.

SERIALITÀ. Procedimento compositivo proprio della DODECAFONIA consistente nel predisporre in ogni composizione una SERIE di dodici suoni (SCALA CROMATICA) in una certa sequenza, senza ripeterne alcuno (disponendo i suoni sia orizzontalmente, in chiave melodica, che verticalmente, in chiave accordale-armonica) e nell’assegnare a detta serie valore strutturale, formativo della composizione stessa; nell’ambito di una stessa composizione la serie di partenza può essere elaborata mediante diverse tecniche, mantenendo però la stessa identità e riconoscibilità. Successivamente il termine ha acquisito maggiore elasticità (nel caso di serie composte da un numero di suoni inferiore a dodici) e maggiore ampiezza (SERIALITÀ INTEGRALE).

SERIALITÀ INTEGRALE. Estensione del concetto di SERIALITÀ cromatica agli altri parametri musicali (ritmico, timbrico, dinamico, etc.). La composizione diviene così ‘iper-determinata’, iper-controllata in ogni suo minimo componente.

SERIE. Sequenza di suoni dotata di valore strutturale in una composizione dodecafonica e post-dodecafonica. Nelle prime esperienze schoenberghiane la S. doveva comprendere tutti e dodici i suoni della SCALA CROMATICA, in varia disposizione, senza ripeterne alcuno. Successivamente si ebbero anche S. costituite da un numero inferiore di suoni.

SESSANTAQUATTRESIMO. Vedi SEMIBISCROMA.

SESTA AGGIUNTA. L’aggiunta del sesto GRADO ad un ACCORDO PERFETTO (ad es. Do-Mi-Sol-La). Presente già nell’ ARMONIA settecentesca (Rameau), doveva risolvere sulla TONICA. Nei compositori moderni ha invece valore autonomo e non necessita di RISOLUZIONE.

SESTA DORICA. Sesto grado maggiore nel MODO minore non seguito da SENSIBILE.

SESTA FRANCESE. ACCORDO di settima di prima specie (settima di DOMINANTE) con quinta diminuita, usato nel secondo RIVOLTO e quindi costituito da terza maggiore, quinta diminuita e sesta eccedente (ad es. Reb-Fa-Sol-Si).

SESTA ITALIANA. ACCORDO di SESTA FRANCESE ma privo della FONDAMENTALE.

SESTA NAPOLETANA. ACCORDO costituito da una terza e una sesta minori, con al BASSO la SOTTODOMINANTE (ad es. In Do maggiore Fa-Lab-Reb); la sua RISOLUZIONE è sul primo RIVOLTO dell’accordo sulla TONICA.

SESTA TEDESCA. ACCORDO di nona di DOMINANTE senza la FONDAMENTALE, con quinta diminuita e nona minore, usato al secondo RIVOLTO e quindi costituito da terza maggiore, quinta giusta, sesta eccedente (ad es. Reb-Fa-Lab-Si).

SESTINA. Gruppo di sei note di pari VALORE in successione; può essere regolare oppure, a seconda del ritmo d’impianto, GRUPPO IRREGOLARE (regolare in un TEMPO composto, irregolare in un tempo semplice).

SETTICLAVIO. L’insieme teorico delle sette chiavi (basso, baritono, tenore, mezzosoprano, contralto, soprano, violino). Le cinque chiavi di Do (ossia soprano, mezzosoprano, contralto, baritono, tenore) sono dette ‘chiavi antiche’.

SEZIONE. In orchestra l’insieme degli strumenti afferenti ad una medesima classe (S. degli archi, dei fiati etc.).

SFORZATO. Segno d’espressione (sf) ad indicare una particolare pregnanza ed intensità nell’esecuzione.

SILLABAZIONE. Disposizione del testo poetico sotto le note secondo criteri sillabici.

SINCOPE. Sfasatura d’ACCENTO dovuta ad una o più note contigue che iniziano sulla SUDDIVISIONE debole (in LEVARE) e si prolungano sul TEMPO FORTE (BATTERE). Si dice ‘regolare’ quando il primo membro ha lo stesso ritmo dell’ultimo (ad es. ottavo, quarto, quarto, ottavo) ‘irregolare’ quando ciò non avviene (ad es. ottavo, quarto, quarto, sedicesimo, sedicesimo).

SISTEMA TEMPERATO/EQUABILE. Sistema di intonazione strumentale elaborato su più versanti a cavallo dei secoli XVII-XVIII e caratterizzato dalla ripartizione dell’ottava in dodici semitoni perfettamente uguali fra di loro, per rendere possibile l’assemblaggio e l’accordo di diversi strumenti, e poter liberamente modulare da un TONO all’altro senza scarti. Infatti, impiegando ogni INTERVALLO com’esso si presenta in natura (i cosiddetti ‘intervalli naturali’, ricavati dalla sequenza dei SUONI ARMONICI), si verificherebbero da una ottava all’altra differenze per difetto o per eccesso; come pure arduo sarebbe passare da TONALITÀ con i diesis a tonalità con i bemolli. Il S. T. E. trova la sua prima importante affermazione ne Il clavicembalo ben temperato, duplice raccolta didattica di preludi e fughe per clavicembalo, in tutte le tonalità, di J. S. Bach.

SISTEMA TONALE. Vedi TONALITÀ.

SOGGETTO. Elemento melodico predominante dotato di funzioni strutturali in una composizione contrappuntistica o polifonica; differisce concettualmente dal TEMA, in quanto, nella tradizione classica, quest’ultimo necessita di ELABORAZIONE (detta appunto ‘tematica’) e sovente del confronto strutturale con un II tema di differente natura.

SOLFEGGIO. Lettura (intonata o semplicemente ‘parlata’) e ripartizione delle note di un esercizio nei diversi movimenti richiesti dal TEMPO.

SOLISTA. Ruolo strumentale o vocale dotato di propria autonomia. Può essere l’unico esecutore di una composizione musicale (una Sonata per pf. di Beethoven, un virelai per voce sola di Machaut), oppure alternarsi ad una massa orchestrale che lo sostiene e funge da ‘antagonista’ (un Concerto per pf. e orchestra di Liszt, un Lied per soprano e orchestra di Strauss). Ruoli solistici possono anche verificarsi all’interno di una compagine orchestrale, qualora il compositore decida di affidare ad un singolo strumento un inciso, una frase melodica etc. Al termine di questa situazione occasionale il S. verrà comunque reintegrato nella massa orchestrale.

SOLMISAZIONE. Sistema teorico e metodo di SOLFEGGIO ideato da Guido d’Arezzo, consistente nell’applicare ai suoni le sillabe dell’ ESACORDO da lui introdotte (le moderne note).

SOPRADOMINANTE. Il sesto GRADO di una SCALA TONALE.

SOPRANISTA. Cantante di sesso maschile la cui voce si estende nell’ambito del REGISTRO di soprano mediante l’uso del FALSETTO (S. artificiale) o perché evirato (S. naturale).

SOPRANO. a) CHIAVE di S.: chiave di Do posta sul primo rigo. b) Nel CONTRAPPUNTO e nell’ ARMONIA la VOCE la cui ESTENSIONE corrisponde a quella del relativo ruolo vocale. c) Nel canto la voce più acuta fra quelle femminili, oppure bianche. Nel Cinquecento il ruolo di S. fu spesso sostenuto da falsettisti maschili e successivamente da evirati. Nell’opera dell’Ottocento il REGISTRO di S. divenne definitivo appannaggio della sola voce femminile. La voce di S. si distinse gradualmente in S. leggero, S. lirico, S. drammatico, a seconda dell’ ESTENSIONE e dello spessore vocale di volta in volta richiesti.

SOTTODOMINANTE. Il quarto GRADO di una SCALA TONALE.

SPARTITO. a) Partitura pianistica. b) Riduzione o adattamento pianistico o per pianoforte e voce di opere sinfoniche o opere in musica.

SPOSTO. Vedi TRASPORTO.

SPRECHGESANG. Letteralmente “canto parlato”. Locuzione coniata da A. Schoenberg per il suo Pierrot lunaire e successivamente impiegata in altre opere, dallo stesso Schoenberg e da altri compositori espressionisti o dodecafonici di lingua tedesca (A. Berg). La MELODIA non dev’essere cantata come da tradizione lirico-melodrammatica, ma intonata nel rispetto dell’inflessione del discorso parlato. Ciò comporta che l’intonazione sia raggiunta e poi abbandonata prima che il suono cessi, e tale tecnica conferisce un particolare ‘straniamento’ poetico-musicale.

STACCARE IL TEMPO. Sinonimo di battere il TEMPO.

STACCATO. Tipo di FRASEGGIO che richiede che ogni suono sia separato dagli altri; si indica con un punto sopra la nota (o le note).

STANGHETTA. Segmento verticale ad indicare la suddivisione di BATTUTA (alla fine del brano si trova la ‘doppia stanghetta’; in caso di RITORNELLO la ‘doppia stanghetta’ è preceduta da due puntini, che rinviano al capoverso; esiste anche la S. tratteggiata, non presente nell’originale ma inserita dal curatore).

STEREOFONIA. Principio acustico consistente nel separare spazialmente le fonti sonore in due diversi ‘canali’. Prima di divenire il principio base degli apparecchi fono-riproduttori (che possono così simulare la spazialità di una fossa orchestrale, di un palcoscenico etc.) fu nel corso del tempo sperimentato anche nella composizione musicale (ad esempio nei ‘cori battenti’ di San Marco a Venezia, utilizzati a più riprese dai compositori dell’epoca, oppure nelle sperimentazioni ottocentesche di H. Berlioz ed altri).

STRUMENTAZIONE. Vedi ORCHESTRAZIONE.

STRUMENTI TRASPOSITORI. Strumenti ‘tagliati’ (ossia costruiti) in modo che la posizione base non sia quella di Do, ma altra (corni, sassofoni, trombe, clarinetto ed altri). Nella pratica compositiva ne deriva la necessità di impiegare per essi TONALITÀ fittizie e proporzionali, che, pur differenziandosi sulla carta da quella ‘d’impianto’, nell’emissione non se ne distaccano (TRASPORTO).

STUDIO. Composizione a carattere didattico, strumentale o vocale (il termine compare soprattutto in area romantica e moderna) . Non di rado i compositori dotarono opere di questo tipo di un rilevante tasso artistico, spesso connesso alla sperimentazione tecnica oggetto dello studio stesso (Chopin, Liszt, Paganini, Debussy etc.).

SUDDIVISIONE. La ripartizione interna del MOVIMENTO, assimilabile al gesto della mano di BATTERE o sollevarsi (LEVARE).

SUONI ARMONICI. Suoni secondari successivi all’emissione di un suono principale (pià acuti di questo), derivati dalla scomposizione graduale della corda o della colonna d’aria in segmenti vieppiù ridotti, ognuno dei quali emette naturalmente un proprio suono armonico che va ad aggiungersi agli altri. I primi S. A. delimitano gli intervalli di ottava, quinta, quarta, terza maggiore, terza minore, ossia le principali consonanze. Sull’esistenza in natura dei suoni caratterizzanti l’ACCORDO PERFETTO (rintracciabili appunto nei primi S. A., quelli più udibili) si è volle in alcuni periodi storici (J. Ph. Rameau, primo quarto del XVIII secolo) intravedere una ‘conferma’ scientifica del MODO MAGGIORE com’era usato nella musica colta; il MODO MINORE deriverebbe, secondo quelle teorie, dagli ‘armonici inferiori’, la cui esistenza non è però mai stata dimostrata. La sequenza degli armonici è stabile e determinata. L’assieme dei suoni armonici e del suono principale concorre alla definizione del TIMBRO di quello strumento o di quella voce. I S. A. possono anche essere prodotti direttamente, mediante particolari tecniche (negli archi sfiorando leggermente la corda nei punti frazionari, nei fiati modificando l’emissione d’aria etc.); in queste modalità sono frequentmente utilizzati a fini espressivi nella musica romantica e moderna.

SUONI OMOFONI. Suoni caratterizzati dalla stessa frequenza (ALTEZZA) assoluta ma espressi con nomi diversi (ad es. Mib e Re#, Sol# e Lab, Do e Si# etc.), e quindi appartenenti ad accordi e TONALITÀ diverse (ad es. Sol# appartiene alla TRIADE Sol# Si# Re#, mentre Lab alla triade Lab Do Mib). I S. O. sono alla base del principio dell’ ENARMONIA.

SUONO BIANCO. Nella musica elettronica, esecuzione simultanea di tutte le frequenze della gamma sonora.

SUPERIUS. Nella musica rinascimentale e barocca la VOCE più acuta, sia come ruolo vocale che come funzione polifonica.

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