Ordini mendicanti
Sotto i pontificati di Innocenzo III e Onorio
III, si procedette alla comprensione e istituzionalizzazione
all’interno dell’ordinamento ecclesiastico
di alcuni movimenti sorti spontaneamente nel
mondo cristiano, che si affiancarono ben presto
alle correnti monastiche precedenti, assumendo
nel corso di un secolo un ruolo fondamentale
all’interno della società. Gli
Ordini mendicanti (che comprendono domenicani,
francescani, e in seguito carmelitani e agostiniani),
furono così definiti perché si
facevano portavoce di un ideale di povertà
che li spingeva a trarre unico sostentamento
dalle offerte dei fedeli, anziché dalle
rendite di fondi o proprietà come facevano
gli Ordini monastici. Tali nuove forme organizzative
si strutturarono in una molteplicità
di comunità, che furono salvaguardate
e potenziate anche quando, con il concilio lionese
II del 1274, si condannarono tutte quelle forme
di vita religiosa riconosciute come irregolari,
nel timore di una perdita di controllo da parte
dell’istituzione ecclesiastica dei nuovi
fermenti spirituali che si facevano sempre
più presenti nel mondo latino. Tra gli
Ordini mendicanti, quelli destinati ad accrescere
significativamente il loro prestigio furono
fondati da due personalità estremamente
eterogenee, Domenico di Guzmán (o di
Caleruega) e Francesco d’Assisi.
Domenicani. Il
primo, fondatore nel 1206 dell’Ordine
dei domenicani, si dedicò in collaborazione
con il vescovo di Tolosa allo studio del Vangelo,
promuovendo un’attività di predicazione
(da cui i suoi seguaci presero il nome di frati
predicatori) in funzione antiereticale, rivolta
soprattutto contro i catari.
Il motto latino che racchiudeva l’ideale
di vita promosso era ‘contemplata aliis
tradere’(trasmettere, riferire agli altri
le cose che si sono contemplate). A seguito
dell’istituzione dei primi centri ad opera
di Domenico a Bologna e Roma, e alla loro diffusione
in tutta Europa, l’Ordine fu accolto ufficialmente
in seno alla Chiesa cattolica nel 1216 da Onorio
III, mentre Domenico fu canonizzato nel 1234.
A differenza degli Ordini religiosi benedettini
riformati, che erano soliti costituire comunità
religiose fuori dalle mura cittadine, l’Ordine
dei predicatori, come quello francescano, fu
particolamente attivo all’interno dei
centri abitati che, nel corso del XIII secolo,
erano in fase di espansione grazie all’incremento
demografico e l’intenficarsi degli scambi
commerciali. La fondazione di ogni convento
era accompagnata dall’istituzione di una
scuola in cui i futuri predicatori venivano
formati. Ben presto tali scuole acquisirono
una tale fama da richiamare l’attenzione
delle Università, dove i maestri predicatori
fecero il loro ingresso, non privo di contrasti.
Tra gli appartenenti all’Ordine domenicano
si contano alcuni tra i più importanti
pensatori dell’Occidente medievale, come
Alberto
Magno, il suo discepolo Tommaso
d’Aquino; Meister
Eckhart, e la mistica Caterina da Siena.
Nei secoli XV e XVI una profonda esigenza di
riforma, che condusse ad esiti profondamente
diversi, animò la predicazione dei più
noti esponenti dell’Ordine, come Girolamo
Savonarola e Bartolomeo de Las Casas.
Francescani.
Diversa è l’ispirazione originaria
di Francesco d’Assisi, che già
nel 1208 riuniva attorno a sé un gruppo
di seguaci, ponendo al centro dell’esperienza
religiosa povertà, penitenza, contemplazione
e predicazione itinerante. Dopo l’approvazione
di Innocenzo III (1210), fu ancora Onorio III
nel 1226 a confermare la Regula bullata. Dopo
la morte di Francesco, aumentarono le tensioni
fra due correnti interne all’Ordine, l’una,
i cui esponenti più noti furono Angelo
Clareno, Pietro
di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale,
detta degli ‘spirituali’, che ribadiva
con nettezza l’ideale di povertà
e di mendicità, l’altra, divenuta
subito predominante, che mirava a mitigarne
il rigore, dei ‘conventuali’. Fu
proprio a causa della sconfitta e della condanna
dell’ala spirituale che l’Ordine
francescano rafforzò sempre di più
la sua presenza all’interno dell’istituzione
ecclesiastica, e le sue figure più rappresentative
si affermarono progressivamente nelle Università,
dove occuparono, come accadde per i predicatori
, prestigiose cattedre di teologia.
Il primo fu Alessandro
di Hales, che entrò nell'ordine quando
era già magister a Parigi. A lui seguirono
Ruggero
Bacone, Bonaventura
da Bagnoregio, Duns
Scoto e Guglielmo
di Ockham. Nel corso del XIV e XV secolo,
in risposta alla perdita del rigore originario
e alla decadenza dei costumi, si affermò
la corrente degli ‘osservanti’,
di cui fecero parte Bernardino da Siena e Giovanni
da Capestrano, istituzionalizzata nel 1517 da
Gregorio X. (PB)
Bibliografia
H. Grundmann, Movimenti religiosi nel medioevo,
Bologna 1980.
Alle frontiere della cristianità: i frati
mendicanti e l’evangelizzazione tra ’200
e ‘300. Atti del convegno internazionale,
Assisi 12-14 ottobre 2000, Spoleto 2001.
Etica e politica: le teorie dei frati mendicanti
nel Due e Trecento. Atti del convegno internazionale,
Assisi 15-17 ottobre 1998, Spoleto 1999.
C. H. Lawrence, I mendicanti: i nuovi Ordini
religiosi nella società medievale, trad.
a cura di L. Faberi, Cinisello Balsamo 1998
(Storia della Chiesa, Saggi, 15).
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