Raimondo Lullo Vita. Nato verso il 1232 a Palma di Maiorca da una famiglia aristocratica, Lullo ricevette una educazione di tipo cortese adatta alla vita di corte cui era destinato. Già in età adulta, però, ebbe un’esperienza visionaria, che narra nella Vita (1311) come una visione del Cristo crocifisso, dalla quale fu spinto a dedicare da quel momento tutte le sue energie alla elaborazione di un metodo per la conversione degli ‘infedeli’ (in primo luogo i seguaci dell’Islam). Dopo un periodo di studio nell’università di Montpellier ebbe una seconda esperienza di carattere intuitivo, in cui gli fu ‘rivelato’ il metodo che avrebbe permesso la realizzazione del suo progetto: l’arte combinatoria. Da allora (1274 ca.) la sua vita fu caratterizzata dal continuo intreccio fra la scrittura di numerosissime opere (257, alcune delle quali molto ampie) ed i viaggi a Parigi (sede dell’università più prestigiosa), a Roma (sede della curia papale) ed in tutti i principali centri del Mediterraneo. Nella sua attività di propaganda, svolta con molta attenzione alle circostanze e agli atteggiamenti dei suoi interlocutori, Lullo mantenne sempre fermo l’obiettivo fondamentale, proponendo fra l’altro la creazione di collegi di lingue per formare missionari in grado di convertire i non-cristiani sulla base di argomentazioni razionali, da lui definite con il termine – già usato da Anselmo d’Aosta - di ‘ragioni necessarie’ (rationes necessariae). La sua morte, avvenuta nel 1316 di ritorno da un viaggio a Bugia in Tunisia, dove aveva per l’ultima volta tentato la sua opera di conversione mediante la predicazione, è leggendariamente attribuita alla lapidazione che avrebbe subito come conseguenza di ciò. Altre leggende fiorirono attorno alla figura di Lullo, le cui opere furono apprezzate da molti pensatori del Rinascimento, ed a cui vennero attribuite anche numerose e importanti opere di alchimia. I correlativi e l’arte combinatoria. Negli anni ’30 del XIII secolo il re catalano, Giacomo II, aveva appena concluso la sua opera di riconquista, e nel suo regno convivevano a stretto contatto musulmani, ebrei e cristiani; la cultura islamica tradizionale, e in minor misura anche quella ebraica, lasciarono tracce importanti nella filosofia lulliana, a partire da una concezione della logica che derivava dal filosofo Al-Ghazali. In essa la struttura fondamentale, derivata da una caratteristica della grammatica araba, era quella dei cosiddetti ‘correlativi’, in cui ogni ente logico si strutturava non nella forma binaria di potenza/atto, ma in una forma ternaria che ne esprimeva la dinamicità: bonum (il bene), ad esempio, si esplicava in bonificativum o bonificans (che esprime l'attività del concetto: ciò che produce il bene), bonificabile o bonificatum (che esprime la passività: ciò che diventa buono), e bonificare (che esprime il legame, il medio, la relazione fra attività e passività) (Lohr). La Logica del Gatzel o Compendium logicae Algazalis (1271-2) è forse la prima delle opere scritte da Lullo. Al 1274 risale invece la cosiddetta ‘illuminazione sul Monte Randa’, il cui frutto fu l'invenzione di una tecnica combinatoria, la celebre ars lulliana. Mediante l’uso di dispositivi grafici basati sulla rotazione di figure geometriche (cerchi concentrici o con triangoli o quadrati inscritti) si mettono in relazione fra loro le strutture fondamentali della realtà, identificate con gli attributi divini e con i ‘soggetti’ reali da essi derivati (il mondo angelico; i cieli; l’uomo con le sue facoltà – intelletto, memoria, volontà; le realtà del mondo terreno dagli animali agli elementi). Le realtà appartenenti ad ogni livello sono indicate da lettere dell’alfabeto, distribuite nei cerchi in settori uguali, che possono venir messe in relazione secondo tutte le combinazioni possibili; si ottengono così ‘tavole combinatorie’ (matrici a due o a tre lettere) che permettono di costruire con la sicurezza di un calcolo tutti i discorsi possibili attorno alla realtà. Quest' arte combinatoria venne esposta per la prima volta in un testo dal titolo Art abreujada d' atrobar veritad, o - nella versione latina - Ars compendiosa inveniendi veritatem (1274). Fino all’Ars Demonstrativa (1283) Lullo utilizza sedici lettere dell'alfabeto organizzate in figure che rappresentano le dignitates o attributi divini, le facoltà dell'anima intellettiva, i principi della logica, le virtù e i vizi, i concetti della teologia, quelli della filosofia e quelli del diritto. A partire dal 1290 riduce le lettere dell'alfabeto (e di conseguenza i principi nelle varie figure) a nove, in modo da ottenere un più facile raccordo con la struttura ternaria che svolge un ruolo fondamentale nel suo pensiero, sia dal punto di vista della logica (con i correlativi), sia dal punto di vista della teologia, perché facilita la ‘dimostrazione’ del mistero trinitario, massimo punto di divergenza fra la teologia cristiana e quella musulmana. Le più importanti esposizioni dell'ars sono degli anni 1305-1308, e si intitolano rispettivamente Ars brevis e Ars generalis ultima. Esse furono lette e commentate durante il Rinascimento da quanti cercavano in esse un sistema di mnemotecnica che fosse anche un modello per la costruzione del sapere universale: da Enrico Cornelio Agrippa di Nettesheim a Giordano Bruno, al teorico della pansofia Jan Komenskj (Comenius); ancora Leibniz si interessò a fondo alla combinatoria lulliana. Attraverso l'uso dell'arte Lullo riteneva di aver fondato un nuovo tipo di dimostrazione (demonstratio per aequiparantiam), riformando alla radice la logica. La filosofia in volgare. Lullo fece uso della lingua
catalana (uno degli idiomi romanzi) per scrivere le sue prime opere di
filosofia; manterrà quest' uso per tutta la vita, talvolta redigendo
i suoi testi in catalano e volgendoli poi (personalmente o ad opera di
collaboratori) in latino, talvolta redigendoli prima in latino e poi dandone
una versione catalana. Alcuni testi dei primissimi anni sembra fossero
addirittura scritti in arabo - lingua che Lullo si era proposto di imparare
per poter meglio convertire i musulmani, secondo lo scopo che si era prefisso.
Nella Vita si narra che, per apprendere l'arabo, si era procurato un servitore-insegnante,
col quale tuttavia sorse un conflitto così grave che questi tentò
addirittura di uccidere il filosofo. L'apprendimento delle lingue per
poter meglio svolgere l'opera missionaria (che nei primi tempi Lullo concepiva
unicamente come legata alla persuasione mediante la predicazione e l'argomentazione
filosofica) fu dall'inizio alla fine della sua attività uno degli
obiettivi più tenacemente perseguiti; nel 1276 aveva ottenuto da
Giacomo II la fondazione di un collegio di lingue per missionari a Miramar;
nel 1311, al Concilio di Vienne, presenterà ancora una petizione
in tal senso al papa. Come si ricorderà, il tema dell'apprendimento
delle lingue occupa un posto importante anche nel programma di riforma
del sapere di Ruggero Bacone. Pur nella
sostanziale diversità, in effetti, Bacone e Lullo presentano alcuni
tratti comuni: non ultima l'adesione al francescanesimo (Lullo divenne
terziario francescano dopo una gravissima crisi psicologica nel 1292);
ma soprattutto il progetto di una riforma del sapere, che per Lullo doveva
incentrarsi su una ristrutturazione dell'enciclopedia delle scienze mediante
la sua arte. L’enciclopedia e gli ‘alberi’ lulliani. Altre opere a carattere enciclopedico sono l'Arbor Scientiae (1295-96), e i due romanzi filosofici scritti in volgare: il Blaquerna (1283; al suo interno spicca il piccolo gioiello mistico di Lullo, il Liber de amico et amato, che riprende la simbologia nuziale del Cantico dei Cantici per descrivere l'esperienza di unione dell'anima con Dio), e il Felix o Libre de les meravilles del mon (1288-89; contiene al suo interno un bestiario moraleggiante, il Libre de les besties). Alle singole scienze, in particolare la medicina, l'astronomia, la geometria e il diritto, Lullo dedicò diverse opere. In alcune di esse la struttura di ciascuna disciplina è ‘rinnovata’ organizzandone i contenuti mediante le figure combinatorie e mediante la figura dell'albero. La struttura ad albero, presente già in alcuni dei primi testi lulliani, viene usata sistematicamente nell'Arbor Scientiae per organizzare il quadro generale del sapere (enciclopedia) da cui gli stessi dispositivi combinatori attingono la loro base dottrinale. I contenuti di tutto il sapere sono ripartiti nei singoli ambiti del reale (elementi, mondo vegetale, animale, umano; cielo, mondo angelico, mondo divino; chiesa, società, mondo morale) e in ciascuno di essi sono messi in relazione sistematica come radici, tronco, rami, foglie, fiori e frutti. In verità Lullo non introdusse alcuna novità di contenuto nelle scienze: del tutto opposto in questo a Ruggero Bacone, il suo approccio alle scienze è teso ad una risistemazione dei contenuti tradizionali, non ad un loro rinnovamento sulla base dell'esperienza. Dal dialogo fra le religioni alla crociata e all’antiaverroismo. A partire dal 1275-76, la vita di Lullo è scandita da una serie di viaggi nei paesi del Mediterraneo; le sue mete più frequenti furono Montpellier, nella cui università medica completò la sua formazione; Roma, dove cercò di convincere i pontefici ad adottare la sua arte come strumento di rinnovamento del sapere e di persuasione degli infedeli; Parigi, dove tentò di fare lo stesso con i magistri dell'università - ottenendo complessivamente scarso successo - e con la corte di Filippo il Bello, per cui scrisse una breve esposizione della sua filosofia nella forma di una "sacra rappresentazione" del Natale (Liber Natalis pueri parvuli Christi Jesu, 1311); Tunisi, dove personalmente provò a utilizzare il suo metodo di discussione coi sapienti musulmani, convinto che, se avesse persuaso i dotti, la conversione del popolo sarebbe venuta di conseguenza. Nel Liber de Gentili et tribus sapientibus (1274-76) Lullo aveva messo in scena una disputa fra i seguaci delle tre grandi religioni monoteistiche del Mediterraneo, un ebreo, un musulmano e un cristiano, i quali sottopongono al giudizio di un filosofo pagano le loro credenze religiose. La preghiera del Gentile, che chiude il libro, è uno splendido esempio di religione filosofica, e non a caso a questo testo si ispirerà Nicola Cusano per la sua opera sulla tolleranza. Ma la convinzione pacifista di Lullo venne meno dopo la battaglia di Acri (1291), e nel Liber de fine (1305) non esitò a sostenere la crociata armata, anche se consigliando ai crociati di inserire nel loro equipaggiamento una ventina di suoi libri (elencati titolo per titolo), i quali avrebbero permesso loro di predicare alle folle sottomesse, per convertirle. Nell’ultimo periodo della sua vita, infine, rivolse la sua attenzione a quei filosofi scolastici che riprendevano l’interpretazione di Aristotele data da Averroè, formulando dottrine incompatibili con l’ortodossia cristiana e perciò oggetto di polemiche filosofiche (sull’unicità dell’intelletto possibile si ricordino i trattati di Alberto Magno e di Tommaso d’Aquino; sull’eternità del mondo lo scritto dello stesso Tommaso e le pagine di Bonaventura da Bagnoregio) e di condanne negli anni ’70. La prima chiara presa di posizione in questo senso emerge nella Declaratio per modum dialogi edita (1298), in cui Lullo riprende gli articoli della condanna emessa dal vescovo di Parigi, Stefano Tempier, nel 1277, per opporre alle dottrine averroistiche le proprie dimostrazioni in accordo con le verità di fede. Numerose altre opere antiaverroistiche, per lo più molto brevi, furono scritte durante l’ultimo soggiorno parigino (1309-1311): in esse l'esposizione secondo il metodo combinatorio è abbandonata a favore del metodo sillogistico, ma non cambia il contenuto dottrinale, come se Lullo avesse identificato nell'Averroismo l'espressione intellettuale della religione musulmana nella cittadella cristiana. Negli ultimi anni (1312-1313) Lullo, deluso da tutti coloro presso i quali aveva cercato appoggio per il suo progetto missionario, rivolse la sua attenzione all’ambiente dei francescani spirituali, ricercando contatti con il sovrano che li proteggeva, Federico III di Sicilia, e con il medico e profeta catalano Arnaldo da Villanova; anche nelle opere scritte in questo contesto, sermoni per lo più, le sue dottrine sono messe al servizio della dimostrazione della fede, cui dedicò anche l’ultimo viaggio in Tunisia e l’ultimo tentativo, fallito come gli altri, di convertire i seguaci dell’Islam alla fede cristiana. (MP) Bibliografia Edizioni Traduzioni
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