Forma sonata
Nel secondo Settecento la maturazione definitiva e consapevole del
sistema tonale, teorizzato solo da alcuni decenni da J. Ph. Rameau
(v. armonia)
determinò una specifica ricerca formale da cui ebbe origine,
a sua volta, l’identificazione da parte dei teorici di un canone
compositivo standard (anche se arricchito da innumerevoli varianti),
la ‘forma-sonata’ appunto, individuabile in tutti i generi
strumentali dell’epoca ma così definita perché
còlta inizialmente nella sonata classica,
in cui si individuò l’origine o quantomeno l’essenza
di quella logica compositiva, irradiatasi poi ad altri generi più
o meno simili (non si parla infatti di ‘forma-concerto’,
‘forma-quartetto’ o ‘forma-sinfonia’). Accostarsi
con profitto a una sonata del periodo classico o romantico implica
la conoscenza del sistema tonale e delle proprietà dell’elaborazione
motivica (per l'approccio a tali concetti si rinvia alle voci scala,
tonalità, melodia),
tecnica compositiva fondante di tutte le forme classiche, che contribuì
a semplificare il linguaggio melodico esuberante e decorativo del
cosiddetto ‘stile espressivo’ (C.Ph.E. Bach), conferendo
centralità strutturale a pochi motivi che divengono essi stessi
l’ossatura dei brani. Le formulazioni teoriche ottocentesche
di C. Czerny e A.B. Marx presero in considerazione soprattutto il
primo movimento (da allora in poi comunemente e semplicisticamente
definito bitematico e tripartito),
investito della più grande importanza, cogliendone l’articolazione
in esposizione (spesso ritornellata e
caratterizzata prevalentemente da due temi, uno alla tonica e uno
alla dominante, con chiusa sulla dominante), sviluppo
(armonicamente diretto in senso inverso, ossia dalla dominante alla
tonica), ripresa (con la riesposizione
alla tonalità della tonica di tutti i motivi precedentemente
ascoltati). Questo lo schema riassuntivo:
ESPOSIZIONE: 1° tema
o gruppo tematico (alla tonica) - ponte modulante (con funzione di
trasferimento alla nuova tonalità) - 2° tema o gruppo tematico
(alla dominante, o alla relativa maggiore se l’impianto della
sonata è in tonalità minore) - Elementi cadenzanti (asseverativi
della tonalità raggiunta)
SVILUPPO: Elaborazione dei materiali
tematici e motivici presentati nel corso dell’esposizione; percorso
tonale ‘divagante’ ma orientato verso un ritorno alla
tonalità di impianto
RIPRESA: 1° tema o gruppo tematico
(alla tonica) - ponte (con funzione di raccordo tra le due aree tematiche)
- 2° tema o gruppo tematico (alla tonica) - Elementi cadenzanti
(asseverativi della tonalità di impianto)
Ciò ha comportato una certa distorsione nella percezione scolastica
della forma-sonata, che nel suo assetto tipico può essere rinvenuta
perlopiù nel primo e talora nell’ultimo movimento della
sonata (ma in qualche caso anche nel movimento lento), lasciando intendere
che i movimenti centrali espleterebbero essenzialmente la funzione
di parentesi ‘libere’ e meno impegnative. Ma è
improbabile che i compositori Sette e prim’ottocenteschi si
ponessero di fronte alla sonata con questo tipo di approccio, ed è
pur vero che la tensione fra un tema principale e altri temi alternativi,
in tonalità più o meno vicine, è caratteristica
comune a tutti i movimenti della sonata, col loro proprio carattere,
e non solo del primo; è opportuno parlare quindi di ‘forme-sonata’,
al plurale (Rosen 1980), per identificare la diversificazione di situazioni
formali governate da principi simili, anche laddove lo schema formale
sia identificato in una semplice struttura ternaria (ABA).
Al di là della struttura, delle dimensioni e dell’impegno
compositivo dei diversi movimenti, occorre quindi che l’ascoltatore
colga il flusso dinamico che intercorre fra il motivo principale,
il suo esaurimento (‘liquidazione’), il suo rapporto di
analogia o diversificazione coi motivi alternativi, l’elaborazione
motivica cui i temi sono sottoposti, e infine che sappia riconoscere
la loro ripresa conclusiva. Nel caso del primo
movimento della sonata, articolato appunto in forma-sonata,
la sezione dello sviluppo è forse
quella che richiede il maggiore impegno nell’ascolto; caratterizzato
prevalentemente dall’elaborazione di motivi già uditi
(spesso secondo i principi della ‘variazione’), che li
induce a modificarsi e a mutare carattere, in Haydn e Mozart lo sviluppo
non si estende mai troppo a lungo, e talora si contrae in un semplice
percorso di riconduzione alla tonica; in Beethoven e Schubert diviene
invece il fulcro della composizione, che tende ad assumere una spiccata
attitudine ‘drammatica’: l’ascoltatore dovrà
quindi percepire la tensione generata dal percorso armonico modulante
e l’avvicinarsi progressivo di un ‘punto di arrivo’,
localizzato nell’aggancio con la ripresa,
da intendersi come risoluzione del rapporto tensivo fra temi e fra
le polarità armoniche della tonica e della dominante, a vantaggio
della prima. D’altra parte la riproposizione dei motivi principali,
più o meno identici alla loro prima esposizione, alla tonalità
di partenza nella cosiddetta ripresa, non dev’essere intesa
come un fatto puramente inerziale, ma come il compimento di un percorso
espressivo e come bilanciamento dell’estensione temporale, ora
alla tonica, delle sezioni antecedenti, caratterizzate viceversa da
instabilità armonica.
La ripresa è comunque una categoria formale presente in tutte
le forme classiche, vale a dire sia nella forma-sonata tipica dei
primi movimenti della sonata (pluritematica e tripartita, con sezione
centrale destinata allo sviluppo dei temi nell’ambito della
loro riconduzione alla tonica), sia nelle forme semplificate degli
altri movimenti della sonata o della SINFONIA*.
Il senso ultimo della forma-sonata nelle sue diverse manifestazioni
è quindi rappresentato dal tipo di percorso che il compositore
predispone (a livello tematico e armonico) nella esposizione dei temi,
dal loro trattamento atto ad indurre e ‘legittimare’ la
ripresa (nello sviluppo), e infine dalla loro conciliazione in fase
di ripresa. Nell'Ottocento la forma-sonata, in quanto efficace metafora
formale di un conflitto tematico e affettivo, poté essere impiegata
in Ouvertures operistiche o da concerto e in poemi sinfonici). (AC)