Giovanni di Jandun
Visse tra il 1280/85 circa e il 1328, maestro di arti a Parigi, fu uno
dei più importanti esponenti dell’averroismo
parigino della prima metà del XIV secolo insieme a Antonio da Parma
e Bartolomeo da Brügge. Sulla scorta di Averroè,
che considerava l’autentico interprete di Aristotele, compose opere
di filosofia naturale e metafisica, attribuendo alla filosofia dignità
e autonomia proprie rispetto alla teologia; egli sostenne, in questa prospettiva,
alcune delle tesi incriminate nel
1270 e 1277, come l’eternità
del mondo e l’unicità
dell’intelletto agente. Fu autore di una controversia con Bartolomeo
da Brügge concernente il senso agente, ovvero la natura della facoltà
sensitiva, che considerava aristotelicamente pura passività. Amico
di Marsilio da Padova, di cui condivise
le posizioni politiche esposte nel Defensor pacis, fu scomunicato nel
1327 e si rifugiò alla corte di Luigi di Baviera, seguito poi da
Guglielmo di Ockham e Michele da Cesena.
Morì l’anno successivo. (PB)
Bibliografia
Testi
Le questioni sul senso agente: Pour l’histoire du sens agent. La
controverse entre Barthélemy de Bruges et Jean de Jandun, ses antécédents
et son évolution, Louvain, Peeters 1988.
In ristampa anastatica:
Quaestiones in XII libros Metaphysicae et super libros Aristotelis De
anima, Venise 1553, ristampato a Frankfurt, Minerva 1966.
Quaestiones super VIII libros Physicorum Aristotelis, Venise 1551, ristampato
a Frankfurt, Minerva 1969.
Studi
G. Dell'Anna, Il problema della pluralità dei mondi nell'averroismo
latino: Giovanni di Jandun, Bollettino di Storia della filosofia dell’Università
di Lecce, 1978.
R. Lambertini, A. Tabarroni, Le questiones super Metaphysicam attribuite
a Giovanni di Jandun. Osservazioni e problemi, Medioevo 10, 1984.
Risorse on-line
http://www.syllogismos.it/libristorici%5Caristotelejandun.htm
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