Le
piante possono essere una componente fondamentale del recupero
ambientale. Con tale presupposto l'U.R. si occupa della selezione
di quelle spontanee utilizzabili in condizioni ad:
a) elevata
aridità estiva e/o povertà di nutrienti
nel suolo (per esempio cave e scarpate in clima mediterraneo);
b) elevati contenuti di elementi tossici (per esempio discariche
e acque di drenaggio di aree minerarie).
La
selezione di cui al punto a) è effettuata con studi di
laboratorio e con prove di campagna. I primi sono finalizzati
a valutare la germinabilità dei semi e ad accrescerla
con trattamenti chimici, fisici e meccanici. Le seconde a testare
le risposte alle condizioni di campo mediante la semina di parcelle
sperimentali e la disseminazione in aree da rivegetare.
La
selezione di cui al punto b), in primo luogo delle specie più
abbondanti, è effettuata campionando in siti contaminati
da lungo tempo, dove vi è stato un adattamento da parte
delle piante. La determinazione dei contenuti degli elementi tossici
nelle varie parti della pianta ci consente di individuarne le
specie escluditrici e quelle accumulatrici. La distinzione è
necessaria perché le escluditrici sono utili a ridurre
il rischio di una contaminazione della catena alimentare e la
diffusione ambientale del contaminante mediante erosione eolica
e idrica; mentre le accumulatrici sono utili per asportare il
contaminante dal suolo o dall'acqua inquinata. Le specie più
interessanti vengono poi studiate per altri aspetti quali i limiti
di tolleranza all'elemento tossico, le relazioni tra biodisponibilità
e assorbimento radicale dell'elemento, la produzione di biomassa,
la facilità di riproduzione ed altro.
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