Il XII secolo
Nel secolo in cui le città tornano
ad essere il centro della vita economica
e si esplica in tutta la sua ampiezza
e profondità il movimento di riforma
del monachesimo, due mondi intellettuali
si scontrano: il mondo monastico, in cui
la filosofia è caratterizzata dalla
prevalenza di temi agostiniani di ascendenza
platonica; e il mondo urbano, dove l’insegnamento
filosofico comincia ad assumere un rilievo
maggiore nelle scuole, pur rimanendo inquadrato
nel contesto delle arti liberali. Il riconoscimento
della scarsità di fonti filosofiche
disponibili stimola l'apertura del mondo
latino alla cultura bizantina e islamica,
facilitata dai nuovi canali di comunicazione
legati sia alle vie commerciali che al
movimento delle crociate. Conseguenza
di tale apertura è una nuova concezione
della filosofia, che si autonomizza e
cresce su se stessa. Lo sviluppo delle
scuole urbane produce quello che è
stato definito il 'Rinascimento del XII
secolo' (Haskins, 1927), che in realtà
ha, nella prima metà del secolo,
due aspetti: uno latino autoctono (di
derivazione boeziana), che ha luogo nelle
scuole di dialettica di Parigi ed è
caratterizzato dallo sviluppo delle arti
sermocinali (grammatica, logica e sua
applicazione alla teologia): esponente
principale di questo aspetto è
Abelardo
(1079-1142); contro cui polemizza il capofila
della cultura monastica, Bernardo
da Chiaravalle. Le scuole di logica
si formano attorno a singoli maestri le
cui elaborazioni definiscono le posizioni
caratteristiche di ciascuna di esse. Il
secondo aspetto, focalizzato soprattutto
attorno alle scuole di Chartres e di San
Vittore, è caratterizzato dalla
massiccia immissione nell’insegnamento
dei nuovi materiali filosofici e scientifici
introdotti mediante le traduzioni.
La scuola dei canonici agostiniani di
San Vittore si caratterizza per l’inserimento
delle nuove fonti filosofiche in un contesto
mistico centrato sul tema dell’amore
di Dio; accanto ai saperi teorici i vittorini,
in particolare l’autore del Didascalicon
Ugo
(m. 1141), valorizzano i saperi pratici
(arti
meccaniche) nel quadro di un interesse
per la vita terrena dell’uomo come
percorso di salvezza. Questo tema, che
porta un altro dei vittorini, Riccardo
(m. 1173), a formulare l’idea dell’uomo
come microcosmo,
lo ritroviamo anche negli scritti di Ildegarda
di Bingen (1098-1179), saldamente
inserita nella cultura monastica tradizionale
di cui elabora in modo originale molte
tematiche; mentre l’interesse congiunto
per la concretezza della vita umana e
per le modalità dell’esperienza
mistica, elaborata nella Lettera d’oro
di Guglielmo
di Saint-Thierry (1085-1145), caratterizzano
la cultura dei cisterciensi. Un platonismo
fondato sul pensiero ellenistico, nutrito
d'esperienza cristiana e fuso intimamente
a dottrine stoiche e tesi filosofiche
e scientifiche d’origine araba caratterizza
invece la scuola di Chartres, i cui rappresentanti
di maggior rilievo sono Guglielmo
di Conches (m. 1154ca) e Teodorico
di Chartres (1142-1150). La posizione
degli chartriani, ben sintetizzata nell’affermazione
di Guglielmo, che “in tutte le cose
si deve ricercare la spiegazione razionale”
(in omnibus rationem esse quaerendam),
si esplica soprattutto nell’indagine
sulla natura: il Timeo di Platone viene
utilizzato per spiegare razionalmente
la creazione del mondo secondo la Genesi,
ed in questo contesto vengono inseriti
gli apporti delle nuove scienze introdotte
con le traduzioni dall’arabo (medicina
e astronomia
in primo luogo). La pluralità degli
interessi e l’atteggiamento critico
caratterizzano le ricerche chartriane,
come mettono in evidenza le opere di Giovanni
di Salisbury (1125ca-1180), in cui la
riflessione filosofica si apre alla discussione
politica relativa alla sorgente del potere.
Fra i testi tradotti dall’arabo,
un gruppo consistente è formato
da quelli di orientamento astrologico,
magico e alchemico attribuiti ad Ermete
Trismegisto. In connessione con i
testi propriamente filosofici sia di origine
antica, come l’Asclepius, sia prodotti
nello stesso XII sec., gli scritti ermetici
‘tecnici’ introducono nella
cultura latina l’idea della possibilità
umana di trasformare a proprio vantaggio
e dentro una prospettiva salvifica la
natura, in sintonia con i processi di
rinnovamento e crescita demografica, agricola
ed economica in genere che caratterizzano
quest’epoca.
Nella seconda metà del secolo comincia a manifestarsi un’esigenza
di riorganizzazione del sapere ed emerge una concezione nuova della
teologia, cui avevano aperto la strada le opere logiche e teologiche
di Abelardo e la riflessione dei vittorini sui sacramenti. I quattro
libri delle Sententiae di Pietro
Lombardo (m. 1160) gettano le basi della teologia scolastica,
attraverso la raccolta sistematica delle dottrine patristiche su:
la Trinità, la creazione, l'Incarnazione e l'azione dello
Spirito Santo, i sacramenti. Quest’opera diventerà
il testo base dell'insegnamento teologico nel XIII secolo. Alano
di Lilla (1120ca-1202/3), che nelle opere poetiche presenta
le nuove concezioni della natura e dell’uomo, propone nelle
Regulae una teologia costruita in forma assiomatica che si prefigge
di dimostrare le verità della fede in funzione anti-ereticale.
Il catarismo,
movimento religioso d’impostazione dualista, pone infatti
ai teologi dell’epoca una dura sfida, ancora presente nei
primi decenni del XIII secolo e chiusa solo dallo sterminio della
cultura catara provenzale in conseguenza dell’intervento militare
non a caso definito ‘crociata’ (assedio di Tolosa, 1229;
assedio di Montsegur, 1242). Non è però l’unica
eresia di portata filosofica a formarsi in quest’epoca di
fermento sociale e dottrinale: alla prima condanna dei libri di
Aristotele, emessa nel 1210, vennero associati come ‘eretici’
gli scritti di Davide
di Dinant ed Amalrico
di Bène; mentre il movimento del Libero
Spirito era ancora presente agli inizi del ‘300.
Nella cultura islamica il XII sec. è l’epoca che vede
fiorire i grandi pensatori di al-Andalus: Ibn
Bagga (Avempace, m. 1139), che nel Regime del solitario introduce
una lettura politica della ‘vita filosofica’ centrale
nell’Etica Nicomachea di Aristotele; Ibn
Tufayl (m. 1185), che inaugura il genere del romanzo filosofico
indicando come fine della vita filosofica il passaggio all’estasi;
il filosofo sufi Ibn
Arabi (1165-1240); e soprattutto Ibn Rushd (Averroè,1126-1198),
che propone una soluzione innovativa al rapporto fra filosofia
e religione e propone la più completa e importante interpretazione
complessiva delle opere d’Aristotele nel mondo islamico. Anche
nell’Islam orientale continua il lavoro d’interpretazione
e di valutazione della filosofia aristotelica da parte di autori
che però, non essendo tradotti, non vengono conosciuti nel
mondo latino: Shahrastani (1086-1153), Abu'l Barakat al-Baghdadi
(m. 1164) che sviluppa una logica di tipo nominalista, Fakr al-Din
al-Razi (1149/50-1209. Anche Mosè
Maimonide (1135/38-1204), il filosofo ebreo che influenzò
Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, era nato in al-Andalus,
a Cordoba. La sua Guida dei perplessi unisce temi del kalam
e della filosofia in una sintesi teologica il cui apparente disordine
espositivo è in realtà un rinnovamento dell'ordine
ermeneutico basato sull’intertestualità.
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