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L’XI secolo

L'XI secolo è un’epoca di assestamento dell’organizzazione feudale e di sviluppo del mondo latino, sostenuto da fenomeni quali l’espansionismo dei normanni, l’inizio della reconquista spagnola, la prima crociata; ed è allora che inizia a manifestarsi l’esigenza di rinnovamento religioso che si esprime nella riforma del monachesimo benedettino, propugnata dall’abbazia di Cluny, e nella nascita di nuovi ordini che seguono la regola di Benedetto ma si prefiggono più radicali intenti riformatori: i certosini ed i cisterciensi. E’ anche il secolo in cui nasce una vera e propria filosofia medievale in lingua latina, a partire dall’elaborazione dialettica di problemi teologici: la teologia non è ancora divenuta un sapere autonomo, e la discussione fra i cosiddetti 'dialettici' (Berengario di Tours: 1005ca-1088) ed 'antidialettici' (Pier Damiani, 1007-1072; Lanfranco di Pavia, 1010-1089) non verte tanto sulla legittimità dell'uso della dialettica ma sul suo statuto nei confronti della parola rivelata: strumento di razionalizzazione del discorso della fede per Berengario, che nega la presenza sensibile del corpo di Cristo nell'Eucarestia sulla base di un'argomentazione logica; 'ancella' per Pier Damiani, che la utilizza per affrontare il problema della potentia Dei absoluta: rispondendo alla questione se la potenza divina possa contravvenire alle leggi naturali e al principio di non-contraddizione Damiani argomenta che Dio, in quanto sorgente delle leggi naturali, non è sottoposto ad esse.

Nelle scuole l’utilizzazione delle regole logiche aristotelico-boeziane e la discussione di temi morali di origine stoica ad opera di maestri come Fulberto di Chartres (960ca.-1028) e Abbone di Fleury (945ca-1004) introducono un’embrionale cultura filosofica. Ma il contributo filosofico più alto e originale dell’epoca non nasce nel contesto delle scuole, bensì in quello monastico, ad opera di Anselmo d’Aosta (1033/34-1109), discepolo di Lanfranco di Pavia ed autore di numerosi scritti, fra cui i principali sono Monologion, Proslogion, Cur Deus homo, De veritate, De grammatico. Primo pensatore cristiano originale dopo Agostino, sviluppa la semantica logica di Aristotele e utilizza argomentazioni dialettiche sia per provare l’esistenza di Dio che per argomentare a proposito di tematiche teologiche come l’incarnazione di Cristo. L'intelligenza della fede (fides quaerens intellectum) su cui si basa la prova ontologica dell’esistenza di Dio elaborata nel Proslogion presenta, dal punto di vista formale, un’analogia con la posizione dei seguaci del kalam, presente del resto anche nella posizione dei dialettici che può essere pensata come una sorta di kalam cristiano.

Nel mondo islamico continuano a svilupparsi le dottrine del kâlam (nel frattempo articolatosi nelle due dottrine asharita e mutazilita) e del sufismo. Ma la filosofia più significativa elaborata nell’XI sec. è quella del persiano Avicenna (980-1037), che mette in relazione temi della sapienza orientale (l'estasi, la profezia) con la filosofia greca sviluppando in modo originale dottrine metafisiche (l’idea dell'essere in quanto essere e la distinzione fra essenza ed esistenza), psicologiche e gnoseologiche (l'anima come sostanza spirituale; la valorizzazione dell'immaginazione) e collegando la cosmologia emanatistica all'angelologia iranica . Al-Ghazali (1058-1111) sviluppa una logica non aristotelica e confuta Avicenna e in generale le posizioni dei filosofi ellenizzanti, ma in Occidente viene considerato uno di essi. Le diverse posizioni filosofiche compresenti nel mondo islamico sono descritte nel Fihrist di al-Nadim e nelle opere del teologo e giurista cordobense Ibn Hazm (994-1064). Sotto il califfato omayyade di Cordoba (929-1031) la cultura elaborata nei centri dell’islam orientale aveva iniziato ad espandersi nella penisola iberica (al-Andalus), dove dette il primo importante frutto nell’opera del filosofo ebreo di lingua araba nato a Malaga, Salomon Ibn Gabirol (Avicebron 1021-1051). Nel suo Fons vitae Avicebron propone una posizione filosofica in seguito denominata ‘ilemorfismo universale’, in cui uno schema emanatistico d’impianto neoplatonico viene articolato attraverso i concetti aristotelici di materia e forma. Temi neoplatonici caratterizzano la cultura bizantina, e in particolare le opere di Michele Psello (1018-1078); mentre alcuni temi aristotelici (l’intelletto, la felicità mentale) sono al centro dell’opera di due intellettuali del circolo dell’imperatrice Anna Comnena, Eustrazio di Nicea e Michele di Efeso i cui commenti ad Aristotele saranno tradotti in latino nel XIII secolo.

XI sec.
Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
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