La filosofia nell’islam occidentale
Dalla conquista della Spagna nel 711 alla fine del califfato omayyade
di al-Andalus (nome islamico della penisola spagnola) nel 1031 lo
sviluppo culturale si svolge sulle stesse linee che in oriente.
Ma a partire dall’XI sec., sotto gli Almoravidi prima e gli
Almohadi poi, la filosofia islamica spagnola elabora propri motivi
d’interesse, in particolare sviluppando il tema della ricerca
filosofica come ricerca di vita che porta alla saggezza politica
(Ibn
Bagga) e può condurre fino alla beatitudine (Ibn
Tufayl, che riprende un motivo avicenniano). In piena epoca
almoravide vissero il filosofo sufi Ibn
Arabi ed il più grande filosofo di al-Andalus, Ibn Rushd
(Averroè);
a lui si deve la prima opera di commento ad Aristotele programmaticamente
svincolata dall’esigenza di accordo con la religione, in sintonia
con la funzione da lui attribuita alla filosofia come forma suprema
di esercizio della ragione riservata ai pochi in grado di raggiungerla
(la religione invece parla un linguaggio per tutti). Averroè
fu l’ultimo dei filosofi islamici ellenizzanti ed ebbe un’influenza
importante sullo sviluppo del pensiero occidentale: l’averroismo
fu infatti una delle correnti più innovative nella filosofia
del XIII sec. ed ebbe importanti sviluppi nel pensiero rinascimentale.
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