Filosofia e religioni rivelate
Il
confronto fra la tradizione filosofica
classica e i temi centrali delle religioni
ebraica e cristiana era iniziato prima
del VI sec. Nel I sec. d.C. Filone
d’Alessandria aveva proposto un’interpretazione
allegorica della Bibbia ed elaborato una
filosofia in cui il tema della creazione
e quello della provvidenza divina erano
interpretati alla luce di concezioni neoplatoniche
e pitagoriche. A partire dal II
sec. è il cristianesimo a confrontarsi
con le filosofie antiche, nelle opere
degli apologisti (II-III sec.: Giustino,
Ireneo, Tertulliano, Lattanzio, Origene)
e dei Padri della chiesa greci (IV sec.:
Basilio, Gregorio di Nissa, Gregorio di
Nazianzo, Giovanni Crisostomo) e latini
(IV sec.: Ambrogio, Gerolamo, Agostino;
VI sec.: Gregorio Magno). I risultati
del confronto sono molto diversificati,
ma nell’insieme si riscontra una
tendenza a privilegiare, fra le fonti
filosofiche, il platonismo e soprattutto
il neoplatonismo, talvolta assieme ad
elementi non secondari della tradizione
stoica. L’opera dei Padri
greci non ebbe sviluppi ulteriori nel
medioevo
bizantino mentre, in occidente, Giovanni
Scoto Eriugena ne riecheggia le tematiche.
Fra i latini, Agostino d’Ippona
fu invece la base dell’elaborazione
filosofica altomedievale occidentale e,
accanto ed in tensione con l’aristotelismo,
rimase al centro dell’attenzione
dei teologi anche in età scolastica.
Il pensiero di Agostino, costruito su
uno sfondo neoplatonico, non è
però un blocco monolitico perché
fu elaborato in risposta ad esigenze diverse,
dalla ricerca interiore dei primi anni
alla consapevole costruzione di un punto
di vista ecclesiale nell’ultima
fase della sua vita; questo fa sì
che il richiamarsi ad Agostino di molti
autori medievali non indichi necessariamente
una loro omogeneità di posizioni. |