Gli strumenti della filosofia
Nei primi secoli del medioevo tutti i
filosofi, in qualunque lingua scrivessero,
utilizzarono come strumento delle loro
argomentazioni la logica antica: quella
aristotelica in primo luogo, e quella
stoica. I latini, tuttavia, non ebbero
a loro disposizione i testi dell’Organon
aristotelico nella loro integrità
fino al XII sec.; fino ad allora avevano
potuto leggere solo quella parte che si
definisce Logica Vetus (Logica Antica),
ovvero i testi tradotti da Boezio:
le Categorie, il De interpretatione e
l’introduzione (Isagoge) di Porfirio.
Attraverso alcuni scritti dello stesso
Boezio, ma anche attraverso Agostino,
conobbero gli aspetti principali della
logica stoica la dottrina dei segni e
quella del sillogismo ipotetico. Solo
con le traduzioni
dall’arabo e dal greco del XII sec.
furono di nuovo disponibili in occidente
i testi aristotelici sul sillogismo e
sul metodo della scienza (Analitici Primi
e Analitici Secondi) e i commenti greci,
tardo-antichi e bizantini, alla logica
aristotelica. Il XII sec. è l’epoca
cruciale per lo sviluppo della logica
in occidente: infatti, ancor prima che
l’intero Organon fosse recuperato,
era iniziata nelle scuole un’elaborazione
autonoma di problemi logico-linguistici
che emergevano dallo studio di due delle
arti
liberali, la dialettica e la grammatica.
Nel frattempo alcuni pensatori islamici,
oltre a continuare la tradizione dei commenti
ad Aristotele, avevano iniziato a elaborare
una logica diversa, capace di rispondere
alle esigenze introdotte dall’uso
filosofico della loro lingua. Solo uno
di questi testi venne tradotto in latino,
la Logica di al-Ghazali,
di cui si servì Raimondo
Lullo per elaborare un metodo dimostrativo
diverso da quello aristotelico.
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