| Gilberto di Poitiers (Gilberto Porretano, de 
        la Porrée) 
 Vita e opere. Nato a Poitiers verso il 
        1076, fu allievo di Bernardo di Chartres e del teologo Anselmo di Laon, 
        e divenne a sua volta canonico e cancelliere a Chartres dopo il 1124. 
        Partecipò al concilio di Sens, ove fu pronunciata la condanna di 
        Abelardo (1144), e successivamente fu egli 
        stesso sospettato di eresia e condannato, su impulso di Bernardo 
        da Chiaravalle, al concilio di Reims (1148). Morì nel 1152. 
        Il suo insegnamento, centrato sulla logica, dette luogo ad una delle ‘scuole’ 
        di logica del XII secolo (quella dei ‘porretani’), e uno 
        dei suoi allievi, Giovanni di Salisbury, 
        ci ha lasciato un vivido ritratto del maestro. I suoi scritti sono principalmente 
        commenti a Boezio (Opuscoli sacri, fra cui spiccano 
        il commento al De Trinitate e al De hebdomadibus), nonché commenti 
        biblici (Salmi ed Epistole di San Paolo) e lettere; a lungo gli venne 
        attribuito anche un trattato sui predicabili, De sex principiis.
 
 Quod est e quo est. Nel suo commento Gilberto 
        sostiene l’oscurità degli opuscoli boeziani: quest’affermazione, 
        che non si riferisce allo stile ma alla difficoltà del contenuto, 
        apre uno spazio alla sua libertà di interprete, che si vale dei 
        più recenti strumenti sviluppati in ambito logico e teologico e 
        si incentra sulla distinzione fra rationes communes (argomenti topici) 
        e rationes propriae (argomenti pertinenti a singole discipline), che consentono 
        l’applicazione di argomentazioni ad ambiti diversi da quelli in 
        cui sono originariamente sviluppate. La nozione più celebre elaborata 
        dal porretano nei commenti boeziani è quella secondo cui tutto 
        ciò che esiste (quod est) esiste in virtù di qualcosa che 
        lo fa esistere (quo est): ma che cosa intende propriamente Gilberto con 
        la nozione di ‘quo est’? Un uomo (quod est, ente concreto 
        sussistenteè reso tale dalla sua umanità (quo est, natura 
        del concreto sussistente), che dunque ha una funzione attiva (efficiente); 
        le due nozioni, diverse sul piano epistemologico e ontologico, caratterizzano 
        ogni singola realtà e non possono darsi indipendentemente l’una 
        dall’altra. Il carattere singolare di ogni quod est e del relativo 
        quo est impegna Gilberto in una complessa discussione sul rapporto fra 
        singolarità e individualità, che sfocia da una parte nel 
        tentativo di distinguere individualità e persona, 
        dall'altra nella definizione del quo est come dividuum in relazione alla 
        problematica dei termini universali. 
        Un problema si pone però a proposito di essi: come sussistono, 
        e come possono essere produttivi delle sostanze? La risposta di Gilberto 
        si basa da una parte sul riconoscimento di una conformitas fra i ‘quo 
        est’ (forme individuali) che producono effetti simili, basando su 
        tale conformitas la nozione di universale; dall’altra sul fatto 
        che tali forme rappresentano copie (exempla) che si conformano a modelli 
        puri, che sussistono al di fuori di ogni materia: idee presenti dall’eternità 
        nella mente divina. Riconosciamo così nel pensiero del porretano 
        un consistente platonismo di matrice boeziana.
 In ambito teologico, la distinzione fra quo est e quod est può, 
        secondo Gilberto, essere utilizzata per dimostrarel’unità 
        di Dio a partire dalla fede (“non crediamo perché conosciamo, 
        ma conosciamo perché crediamo”). Gilberto afferma infatti 
        “non è in virtù di altro dalla divinità che 
        Dio è, né la divinità stessa è se non in quanto 
        essa è Dio”: tuttavia i suoi contemporanei giudicarono che 
        l’effetto di questo ragionamento fosse, al contrario dell’intenzione 
        del filosofo, proprio quello di mettere in questione l’unità 
        di Dio. (MP)
 
 Bibliografia
 
 Edizioni
 The Commentaries on Boethius, a c. di N.M. Häring, Pontifical Institute 
        of Mediaeval Studies, Toronto 1966
 
 Studi
 B. Maioli, Gilberto Porretano. Dalla grammatica speculativa alla metafisica 
        del concreto, Bulzoni, Roma 1979
 J. Marenbon, Gilberto of Poitiers, in P. Dronke, A History of Twelfth 
        Century Western Philosophy, Cambridge University Press, Cambridge 1988
 
 Risorse on-line
 http://www.newadvent.org/cathen/06555a.htm
 http://www.humi.keio.ac.jp/~matsuda/catalogue/leaf/main/122-r.html
 
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