Percorsi museali tattili olfattivi

 

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Obiettivi
Il progetto si propone di favorire una puntuale conoscenza degli elementi barrieranti che impediscono alle diverse abilità autonomi livelli di accessibilità e di fruibilità degli spazi-ambienti dedicati all'arte (strutture, infrastrutture, edifici e ogni luogo pubblico o aperto al pubblico) allo scopo di acquisire corrette metodiche progettuali e di intervento per eliminare quegli ostacoli ambientali comunemente definiti "barriere architettoniche" attraverso la realizzazione di una serie di sperimentazioni di percorsi museali itineranti su tematiche diverse: la prima tappa sarà a Siena nell'ambito dell'archeologia preistorica.

Ci si confronterà oltre che con le barriere architettoniche sensoriali, anche con alcuni aspetti legati alle barriere di tipo concettuale in grado di "inquinare" e, conseguentemente, alterare la percezione visiva e spaziale a causa di "disordini" strutturali o di arredo (segnaletica, attrezzature, ecc...) che comportano difficoltà ambientali anche per soggetti cosiddetti normodotati.

Verrà affrontato inoltre il tema delle barriere emotive, cioè la percezione di ambienti insicuri, pericolosi, faticosi, ecc.. legate alle particolari condizioni psicofisiche di alcuni determinati soggetti.

In estrema sintesi vogliamo offrire uno spazio-laboratorio per iniziare a costruire "Buone Prassi" e Linee-guida metodologiche nella progettazione, non tanto rivolte ai disabili o alle utenze sensibili, ma all'uomo nell'arco della sua vita , nelle sue mutevoli condizioni , alcune certe ed altre possibili.
Varie sono le motivazioni che ci inducono a perseguire questo obiettivo: la prima è che la nostra società è fondata costituzionalmente sui principi di uguaglianza e pari dignità e opportunità per ogni persona.

Impegnarsi a realizzare una fruibilità generalizzata degli spazi e dei servizi significa favorire il diritto di chiunque alla non esclusione da un luogo e rispettare quindi un basilare principio costituzionale, tra l'altro non senza risvolti di tipo economico.

Occorre pertanto potenziare il diritto di chiunque alla non esclusione da un luogo; alcune ricerche compiute hanno infatti dimostrato che se l'accessibilità è prevista fin dalla fase della progettazione, il costo aggiuntivo nella costruzione di un ambiente o nella prestazione di un servizio è nella maggioranza dei casi nullo o trascurabile, mentre grande è il numero delle persone che ne beneficiano.

Per noi l'accessibilità deve essere quindi un sistema complesso e articolato di elementi, collegati tra loro o interdipendenti, che consenta di avvicinarsi al concetto di autonomia e di autosufficienza. Il salto di scala di tipo culturale che si vuole promuovere è quello di considerare le norme e le prescrizioni vigenti per il superamento dei vari tipi di barriere (ambientali, architettoniche, burocratiche etc) non come un vincolo penalizzante, ma come una opportunità positiva, finalizzata ad un beneficio generalizzato. Non quindi rigide norme per le persone con disabilità ma provvedimenti operativi e linee guida per ottenere un ambiente per l'uomo che sia più amichevole e più sicuro per ciascuno di noi, ed in particolare per quella fascia crescente di persone con ridotte capacità sensoriali e motorie.

In questo quadro gli aspetti progettuali sono di fondamentale importanza; infatti la conseguenza è che risulta semplicemente una scelta di buon senso quella di immaginare, sviluppare e comunicare spazi, prodotti, servizi, sistemi e ambienti, di uso generale, in modo che essi possano risultare agevolmente accessibili e fruibili dal più vasto numero possibile di utenti e non siano specificatamente dedicati alle persone con disabilità.
Questo modo responsabile di fare progettazione tiene conto, costantemente, delle esigenze multigenerazionali, cioè di quelle dei bambini, degli anziani e di coloro che per qualsivoglia motivo hanno difficoltà sensoriale o di movimento.

Il risultato positivo è quello di un notevole contenimento dei costi e di un maggior gradimento anche da parte delle persone con necessità particolari le quali non si sentirebbero oggetto di speciale attenzione.


Il progetto "VIETATO NON TOCCARE"
Per promuovere questa nuova cultura nella progettazione abbiamo pensato di partire da una sperimentazione-provocazione di un primo percorso museale che fosse capace di attirare la curiosità di chi non vede e di chi non vuol vedere.

E' così che nasce "Vietato non toccare", un itinerario museale tattile-olfattivo che tutti i visitatori percorreranno indossando una mascherina che li renderà ciechi. La prima fase del progetto ha visto la costituzione di un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato l'Ufficio Accoglienza disabili dell'Università di Siena, la Prof.ssa Sarti ed il Prof. Galiberti (Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti-sez. Preistoria), alcuni studenti e cittadini con disabilità visiva (ciechi ed ipovedenti) ed alcuni volontari ed obiettori di coscienza dell'Ateneo senese. Le modalità partecipate dei lavori hanno permesso di elaborare alcune strategie di intervento e di progettazione che, mettendo a confronto diversi punti di osservazione, hanno visto l'utilizzo di un approccio mentale diverso da quello di trovare soluzioni ad hoc per utenti con bisogni particolari e che hanno sottolineato come l'accessibilità debba essere considerata non in maniera statica e ferma nel tempo, ma, al contrario, come una sorta di "work in progress" che, con l'aiuto della fantasia e della flessibilità, si adegui continuamente alle nuove esigenze individuate, anche utilizzando al meglio il rapido evolversi delle tecnologie. Inoltre, considerato che l'attenzione specialistica e settoriale nei confronti delle difficoltà delle persone con disabilità ha portato quasi sempre a progettare in base ad un approccio limitato, mirato a soluzioni "speciali", a misura di disabile, contrapponendo uno standard di disabilità allo standard dell'"uomo medio", l'esigenza che è emersa dalle riflessioni è quella di assumere un atteggiamento che sappia prestare maggiore attenzione all'utente, a chi sarà il fruitore del progetto stesso. E' necessario cioè ripensare all'"uomo", o meglio all'"essere umano": al suo essere uomo o donna, soggetto che evolve da bambino ad anziano, a persona che nel corso della vita può andare incontro a cambiamenti temporanei o permanenti e presentare caratteristiche differenti da quella "normalità" definita arbitrariamente da convenzioni che si sono dimostrate inadeguate. Con questo non si intende sminuire le problematiche di chi deve misurare la propria esistenza con la disabilità, ma - al contrario - mettere in evidenza la necessità di un nuovo approccio alla progettualità, che significa considerare le caratteristiche delle persone come condizione di partenza, come elementi in grado di stimolare le potenzialità del progetto e non come vincolo al progetto stesso. In questa logica non esiste un progetto "speciale" contrapposto - o alternativo - a quello "normale", ma un tentativo di estendere il grado di fruibilità del progetto in modo da tenere in considerazione le esigenze del maggior numero possibile di persone, siano esse abili o con disabilità.
La socializzazione e lo scambio di esperienze hanno permesso a tutti i partecipanti di abbattere le barriere mentali (pregiudizi, paure, stereotipi etc.) al fine di smentire l'handicap e di avviare le varie fasi del progetto con molto entusiasmo e solide motivazioni. La tappa di Siena prevede:
· l'utilizzo di prototipi tattili ed olfattivi (totem con incisioni in bassorilievo che rappresentano scene di caccia e di agricoltura, aromatizzati con essenze che riproducono gli odori del pellame, del muschio etc, pannellature in braille, pannellature con contrasti cromatici e caratteri cubitali per ipovedenti, mappe tattili adatte a persone vedenti, ipovedenti e cieche, definizione di strumenti e tecniche che prendendo le mosse da una logica conoscitiva ed interpretativa tattile, possano dimostrarsi efficaci anche per chi vede, secondo i principi di progettazione per l'Utenza ampliata, esposizione di oggetti e calchi manipolabili, pavimentazione podo-tattile, cioè riconoscibile al tatto dei piedi)
· un impianto di illuminazione rispondente alle esigenze degli ipovedenti,
· progettazione di libri in formato A4, in bianco e nero, con disegni a rilievo e testi in nero e braille seguendo criteri di progettazione plurisensoriale e ponendo particolare attenzione alle persone con disabilità del croma, del campo visivo, e di persone con cecità congenita e acquisita,
· uno spazio-laboratorio per i bambini.

Esplorare col tatto, coinvolgere nel processo cognitivo i sensi 'trascurati': questo è il cammino che permetterà a tutti i visitatori di accrescere la percezione di sé e dello spazio. Materie e oggetti sono lasciati a disposizione delle mani, per suscitare una visione senza occhi. Inoltre in alcune stazioni è prevista anche una stimolazione olfattiva (profumi, odori, aromi) correlata agli oggetti, aggiungendo quindi alla percezione visiva altre emozioni sensoriali.

La formazione
Abbiamo previsto una serie di laboratori formativi-esperienziali destinati a circa 18 dottorandi/e in archeologia che a partire dal mese di maggio sperimenteranno le competenze acquisite lavorando come guide-facilitatori nel percorso museale. I laboratori hanno la durata di 24 ore e prevedono sei incontri su:

· il linguaggio e l'immaginario della disabilità
· viaggio nelle disabilità motorie, uditive e visive
· la relazione d'aiuto, la comunicazione interpersonale, la comunicazione verbale/non verbale, l'ascolto attivo.
· dalla normativa sull'accessibilità all'accessibilità della normativa
· i principi della progettazione universale e dell'utenza ampliata

La metodologia prevede: lezioni frontali, analisi di casi, role-playing, learning in team etc.
Successivamente si potrebbe diffondere la formazione a tutti i soggetti interessati: guide turistiche, insegnanti, educatori etc.

 

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