Guglielmo di Saint Thierry Vita e opere. Guglielmo nacque, probabilmente da famiglia nobile e sicuramente agiata, nell’arco di anni compresi fra il 1075 e il 1080, a Liegi. Dopo aver ricevuto una prima formazione nella città natale proseguì gli studi a Reims, nella scuola cattedrale, acquisendo una certa perizia nelle metodologie scolastiche che in seguito utilizzerà. Agli inizi del XII sec. entrò nel monastero benedettino di Saint-Nicase, dove resterà quindici anni circa. Verso il 1121 fu eletto abate del monastero di Saint-Thierry. Guglielmo fu sempre uno spirito prevalentemente contemplativo; tuttavia la dignità abbaziale gli impose di attendere ai suoi molteplici doveri, e, stimolato anche dall’amicizia stretta con Bernardo di Chiaravalle (conosciuto nel 1119 o nel 1120), di impegnarsi a fondo nel compito di riformare il monachesimo benedettino. La tendenza alla vita contemplativa e una certa frustrazione derivata dagli sforzi riformistici non pienamente ricompensati spinsero Guglielmo a ritirarsi nel 1135, come semplice monaco, nel cistercio di Signy. Qui morirà nel 1148. Guglielmo di Saint-Thierry è autore di molti scritti e non sempre la loro data di composizione è certa. Possiamo tuttavia dividere i suoi scritti per appartenenza ai vari periodi della sua avventura umana e monastica. È possibile ascrivere al periodo di Saint-Thierry (1121 ca.-1135) il De contemplando Deo, il De natura et dignitate amoris, il Liber de corpore et sanguine Domini, l’Epistola ad quemdam monachum qui de corpore et sanguine Domini scripserat, alcune Meditativae orationes e la Responsio abbatum. Del periodo successivo sono la Expositio super Cantica Canticorum, altre Meditativae orationes, la Disputatio adversus Petrum Abaelardum, l’Epistola ad Gaufridum Carnotensem episcopum et Bernardum abbatem Clarae-Vallensem, il De erroribus Guillelmi de Conchis, il De natura corporis et animae, il trattato sulla fede in due libri (Speculum fidei e Aenigma fidei), l’Epistola ad fratres de Monte Dei, detta anche Epistola aurea e la Vita Bernardis Claraevallensis abbatis, non compiuta per la morte di Guglielmo. Probabilmente derivanti da schede riunite nel periodo precedente, ma ordinate nel tempo di permanenza a Signy, le compilazioni: Expositio in Epistolam ad Romanos, Excerpta ex libris sancti Gregorii papae super Cantica canticorum e Commentarius in Cantica canticorum e scriptis sancti Ambrosii collectus. La teologia monastica. Guglielmo fu l’unico che non rifiutò Abelardo, come fece invece Bernardo, e tentò di fornire la risposta monastica al nuovo modo di pensare che si veniva elaborando nelle scuole, un tentativo per certi versi pienamente riuscito. I due motori principali della ricerca di Guglielmo sono da una parte la volontà di riformare il monachesimo vetero-benedettino e dall’altra quella di rispondere ad Abelardo, che conosce benissimo e studia con grande attenzione. Guglielmo era già giunto ad un’importante riflessione teologica nel De contemplando Deo e nel De natura et dignitate amoris: alla domanda sulle modalità attraverso le quali sia possibile raggiungere Dio, Guglielmo risponde che Dio può essere toccato dall’uomo nel suo cuore. La lettura della Theologia scholarium di Abelardo e la conoscenza della sua teologia trinitaria spingono Guglielmo ad interrogarsi sulla natura di Dio, nelle opere Speculum fidei e Aenigma fidei. Per Guglielmo, nel tentativo di rispondere alla teologia trinitaria di Abelardo, che andava nel senso dell’accentuazione dell’unitarismo divino, è forte la preoccupazione di poter far coesistere la professione di fede cristiana e la ragione. Guglielmo rivendica la diversità del linguaggio della fede: l’abate di Saint-Thierry abbandona il termine sostanza per indicare Dio (termine che implicherebbe infatti anche il concetto di accidente) e preferisce il termine essenza. Affermando la diversità del linguaggio della fede e appoggiandosi di conseguenza principalmente sulle Scritture, Guglielmo basa la sua dottrina trinitaria sul concetto della relazione fra le essenze delle Persone divine secondo un dinamismo garantito dallo Spirito Santo. L’unità dello spirito e la dottrina dell’amore. C. Leonardi ha definito Guglielmo di Saint-Thierry il “teologo della divinizzazione”. Infatti il tema della trasformazione in Dio, dell’ascesa dinamica a lui, al pari del tema dell’amore, è sempre al centro della riflessione dell’abate. La divinizzazione è posta al centro della riflessione condotta nell’Epistola ad fratres de Monte Dei intorno ai tre livelli di perfezionamento dell’uomo nel dinamismo dell’ascesa a Dio mosso dal ‘senso’ dell’anima, cioè l’amore. L’abate di Saint-Thierry divide la vita del cristiano nei tre livelli di uomo animale, uomo razionale e uomo spirituale. Il monaco, il solitario, può ascendere fino al livello dell’uomo spirituale e divinizzarsi, raggiungere cioè l’”unità di spirito” con Dio, grazie alla quale l’uomo può divenire, per grazia, non Dio, ma ciò che Dio è. L’unità dello spirito è allo stesso tempo il segno della trascendenza, ,ma anche dell’immanenza divina, perché si muove dal cuore dell’uomo ed è Dio-Spirito-carità. (EC) Bibliografia Edizioni Traduzioni Studi |
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