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Introduzione La musicologia italiana e internazionale ha goduto negli ultimi decenni di uno straordinario sviluppo. Le pubblicazioni di qualità si sono moltiplicate nel segno dell’approfondimento e di una crescente specializzazione dei diversi settori e delle aree tematiche della disciplina. La manualistica ‘generale’ è rimasta invece piuttosto fedele alle categorie tradizionali. Le grandi enciclopedie e i dizionari universali rispondono ad esigenze di ricerca di base su singoli argomenti staccati tra loro (e abbinabili secondo criteri di contiguità tendenzialmente molto ristretta); abbondano eccellenti testi di storia della musica, manuali di teoria musicale e miscellanee di estetica della musica. Scarseggiano invece i testi di ‘alta divulgazione’ che permettono l’acquisizione graduale e sistematica dei fondamenti del pensiero, del linguaggio e della prassi musicale, e non esiste uno strumento di raccordo tra le varie aree, che facilita la costruzione di percorsi alternativi a quelli prestabiliti dalla manualistica tradizionale. Da questa osservazione è nata l’idea di costruire uno strumento di studio che potesse beneficiare dalle possibilità di estensione e articolazione offerte dal sistema ipertestuale e multimediale. Un nucleo di binari principali (le aree Il Linguaggio, Il Sapere e Le Risorse), che si diramano in sezioni e infine in singole voci e schede, introduce la musica da una molteplicità di prospettive, con ampio campo di spostamenti, rimandi e associazioni tra una prospettiva e l’altra e tra la musica e le discipline affini. Chiunque si accinge oggi a costruire una simile introduzione deve fare i conti con la vastità e la continua evoluzione del concetto di musica. Retaggio fondamentale delle esperienze musicali del XX secolo sono state la relativizzazione dei confini tra musica e rumore e tra musica “d’arte”(o “colta”) e musica “popolare” (o di tradizione orale), e la crescente consapevolezza del ruolo del contesto culturale nella definizione dei fenomeni che possono essere considerati musica. “Differenti società, culture, periodi storici e singoli musicisti possono avere idee estremamente differenti su che cosa sia la musica e su quali siano le sue caratteristiche essenziali, i suoi significati e le sue funzioni” (Bruno Nettl). La nostra scelta di circoscrivere gran parte della trattazione alla musica d’arte in occidente è innanzitutto pragmatica: l’impossibilità di comprendere in un unico iperteso l’intero universo dei linguaggi e delle pratiche musicali. Ma in questa scelta è implicita la convinzione che soltanto la conoscenza degli elementi e dei processi costitutivi della musica d’arte occidentale – nella piena consapevolezza che essa non è l’unica – può demistificare l’idea astratta della sua superiorità, e fornire strumenti concreti e concettuali per lo studio di altre tradizioni musicali. L’individuazione dei tratti specifici di ogni tradizione, e la distinzione tra questi e quelli comuni a tutte le musiche, possono incrementare la comprensione della scena musicale odierna che sembra allargare i confini del concetto di musica, evolvendosi verso una visione sempre più aperta e “universale” dell’arte dei suoni. La divisione in aree e in sezioni e l’impostazione
delle voci hanno seguito di regola un principio sistematico-sincronico
con un taglio introduttivo e sintetico e con brevi accenni storici.
Un inquadramento nettamente diacronico è stato invece adottato
laddove la natura storico-evolutiva del materiale trattato lo richiedeva
(la sezione Forme e generi, la voce Musica
e linguaggio, e alcune voci della sezione La
Prassi). La fruizione dei materiali presentati nel portale
dovrà in ogni caso essere accompagnata da un buon manuale di
storia della musica. Le singole voci non pretendono di esaurire l’argomento
trattato ma piuttosto di costituire un punto di partenza per ulteriori
approfondimenti sia attraverso le schede, per parte già attivate
e che via via cresceranno di numero, sia attraverso letture indicate
nelle note bibliografiche e nella sezione Links
dell’area Risorse.
(TPB) |
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