Il Commento di Oliverius Arzignanensis ai "Memorabilia" di Valerio Massimo: ricerche sul terzo libro Abstract tesi di dottorato di Anna Maria RomaldoQuesto
lavoro si propone di approfondire il commento ai Fatti e Detti
Memorabili di Valerio Massimo, realizzato da Oliverius Arzignanensis ed
edito per la prima volta a Venezia nel 1487, nella consapevolezza che
una migliore conoscenza di tale testo possa giovare alla comprensione
stessa dell'opera Valeriana, ma anche fornire qualche contributo a
coloro che intendono studiare la realizzazione iconografica che dai
Fatti e detti memorabili trae la propria ispirazione.
Di
fronte ad uno studio del genere ci si imbatte subito in alcune
difficoltà.
Le
notizie relative al commentatore, infatti, non sono numerose e questo
rende complicato mettere a fuoco l'ambiente culturale dal quale l'opera
trae origine. Gli unici elementi a nostra disposizione, come la lettera
di prefazione che accompagna il commento, devono essere indagati con
particolare cura, in modo da fare chiarezza sulle motivazioni che hanno
indotto l'Arzignanense a comporre un tale commento e l'utilità
che un'opera come quella di Valerio Massimo doveva avere ai suoi tempi.
Da
qui trae origine il percorso di ricerca che si rispecchia nella
struttura stessa del presente lavoro.
Nella
prima parte, infatti, ci siamo soffermati proprio sugli elementi
più rilevanti che sembrano emergere da tale epistola, fra i
quali dobbiamo considerare con particolare attenzione:
1)
Il Commento di Oliverius nasce per polemica contro una precedente
edizione di un commento a Valerio Massimo attribuito al maestro di
Oliverius, Ognibene da Lonigo, ma che a giudizio dell'Arzignanense non
è degno del suo precettore.
2) I
personaggi che Oliverius cita nella lettera sono persone che, in
qualche caso, hanno rivestito un ruolo importante nella cultura
vicentina e padovana del tempo e un approfondimento di queste figure e
del ruolo da esse svolto nella vicenda può aiutare senza dubbio
nella comprensione dell'ambiente culturale in cui Oliverius si inserisce
3)
Nella lettera di Oliverio sono presenti anche chiari indizi di
imitazione di opere antiche, non strettamente legate al testo di
Valerio Massimo, quanto piuttosto all'ambito della retorica.
Nella
seconda parte del nostro lavoro abbiamo considerato invece il valore
del commento di Oliverius prima di tutto in relazione al testo di
Valerio Massimo, poi in relazione al commento edito precedentemente con
il nome di Ognibene e infine l'importanza che l'opera dell'Arzignanense
può svolgere in relazione alla sua funzionalità e all'uso
che di esso si fece in epoca rinascimentale.
In
questa ricerca ci siamo soffermati in particolare sull'analisi del
commento al terzo libro dei Fatti e detti memorabili, in quanto meglio
di altri si prestava ad un lavoro del genere, sia per la sua struttura,
che per i suoi contenuti, ma anche per il fatto che esso sembra
comparire con particolare frequenza come fonte ispiratrice di alcune
rappresentazioni iconografiche rinascimentali.
Il
nostro studio esamina con attenzione proprio le riflessioni che lo
stesso Valerio Massimo faceva seguire ai vari episodi narrati nel terzo
libro, confrontandole con le annotazioni che volta per volta Oliverius
pone al riguardo nel suo commento; gli esiti di un tale raffronto,
infatti, si rivelano di notevole importanza in quanto consentono di
mettere meglio in risalto alcuni degli stessi principi che hanno
ispirato Valerio Massimo nella scelta della materia e nella sua
disposizione.
Abbiamo
poi confrontato la narrazione che dei vari episodi fornisce Valerio
Massimo con la versione che ne dà il commento di Oliverius, il
quale, accanto al racconto valeriano, inserisce la forma dell'episodio
narrata dalle fonti parallele, sia latine che greche, fonti citate dal
commentatore con maggiore estensione e particolari rispetto, ad
esempio, a quelle riportate dai commenti precedenti. Tali riferimenti
consentono da un lato di completare e rendere più chiara la
narrazione valeriana, dall'altro forniscono anche delle preziose
indicazioni per gli studi che sin dal secolo scorso si concentrano sul
problema legato alle fonti usate da Valerio Massimo nella composizione
della sua opera.
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