Forme e terminologia dell'inganno nella cultura romanaAbstract tesi di dottorato di Adriana RomaldoLa tesi
affronta in prospettiva linguistica una tematica di carattere
antropologico per eccellenza: ossia le modalità specifiche
secondo cui una certa cultura, nel caso specifico quella romana,
esprime e concettualizza le relazioni di "inganno". Nella
ricerca si pone una grande attenzione alle singole fonti, come dimostra
l'imponente mole di materiali tratti dalla letteratura romana e dalla
lingua latina in generale. La
caratteristica più rilevante di questa tesi, infatti, consiste
nel non aver seguito cammini tracciati in precedenza - in termini di
bibliografie, storie del problema, voci di repertorio, e così di
seguito - ma nell'aver creato simultaneamente il percorso e il metodo
in base a cui percorrerlo: utilizzando di volta in volta gli strumenti
forniti dalla semantica storica, dalla filologia testuale, e
dall'antropologia del mondo antico per interpretare un aspetto della
cultura e della lingua romana normalmente ignorata nella riflessione
precedente. Più
specificamente il lavoro della ricerca è stato circoscritto
soltanto a quei termini che risultano meno usuali e per certi aspetti
più rilevanti anche dal punto di vista semantico, lasciando da
parte altre espressioni più comuni e note, che già
più volte nel passato sono state oggetto di studio, quali
decipio, eludo, fallo e simili. Si
sono venuti così a delineare in sostanza due diversi tipi di
inganno: il
primo in cui giocano un ruolo fondamentale le categorie dell'"essere" e
dell'"apparire", alle quali si possono ricondurre espressioni latine
quali simulo e i suoi derivati, linguistici e culturali (l'analisi di
questi termini si è rivelata di particolare ricchezza, anche in
relazione alla maggiore quantità di materiali a disposizione e
si è prestata anche a numerose conclusioni di carattere
semiotico), adumbro, frustror, preastringo, mangonico; il
secondo caratterizzato più specificamente da una sorta di
impedimento, o blocco dell'azione, e a cui si possono ricondurre altri
verbi ed espressioni quali calvor e lacio con i suoi composti e
derivati. Si
tratta dunque di una ricerca di grande interesse che può offrire
spunto a numerose riflessioni ulteriori nel campo della linguistica
storica, dell'interpretazione dei testi e della conoscenza della
cultura romana in genere.
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