Empsycha agalmata: creature animate e creature animate e semimoventi nel mito e nella tecnica degli antichiAbstract tesi di dottorato di Monica PugliaraQuesta
tesi affronta in una prospettiva molto originale un problema centrale
per comprendere la concezione greca dei manufatti artistici e di una
vasta tipologia di manufatti "tecnici" (gli automi e gli oggetti
semoventi in genere). Si esamina il problema seguendo principalmente due
percorsi: il primo concerne la rappresentazione di questi oggetti
"animati" nel mito e nella letteratura, l'altro riguarda più
specificamente la documentazione diretta o indiretta che
l'antichità ci offre di questo tipo di manufatti. Si tratta di un
problema non facile da affrontare, per almeno due ordini di motivi. Il
primo è costituito dal fatto che non esiste una raccolta
complessiva di fonti e di materiali relativi a questo tipo di manufatti
nella letteratura specialistica.
È
stato quindi necessario raccogliere testimonianze molteplici e
disparate, che vanno dai racconti mitici alle testimonianze storiche, e
a quelle letterarie e archeologiche. Il secondo è che nei testi
letterari antichi non esistono formulazioni esplicite di una concezione
della statua e dell'oggetto animato che siano facilmente riconducibili
ad un sistema di pensiero organizzato e coerente. È stato
necessario quindi in primo luogo ricavare dai racconti mitici un'idea
implicità di vitalità (dei diversi tipi di
vitalità) presente nelle statue animate e negli automi divini e
poi mettere a confronto il modello culturale così ricostruito con
una serie di concettualizzazioni (proposte tanto dai poeti, quanto
dagli storici e dai filosofi) relative ai poteri dell'arte in relazione
alla "vitalità" delle statue e alla qualità tipiche di
strumenti animati (i manufatti utili, quelli sorprendenti, gli schiavi,
ecc.).
Dall'analisi
proposta deriva soprattutto un'interessante nozione di "artificio",
inteso come volontà non di imitare semplicemente la natura, ma di
creare qualcosa di alternativo, fondato in gran parte sull'intento di
destare meraviglia. Nella ricostruzione proposta si delinea un modello
tripartito di creazione di forme "umane" e nell'arte e nella tecnica,
che ha le sue figure mitiche esemplari in Efesto, Dedalo e Prometeo;
rispettivamente il creatore di strumenti soprannaturali e
indistruttibili dalla forma umana, il creatore di statue che sembrano
vive , il creatore che trasforma le statue in esseri viventi. Lo spazio
dell'arte figurativa sembra essere prevalentemente legato alla
concezione "dedalica" della creazione, delineate in modo assolutamente
originale. Il quadro culturale che ne è emerso ha proposto spunti
di motevole interesse, tanto nel campo antroplogico quanto nel campo
storico-artistico.
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