Universit� di Siena
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    Duos habere posse pariter genitores. Studi sul compadrinaggio nella società tardo-antica e medievale

    Abstract tesi di dottorato di Francesco Fontana

    L'obiettivo di questo studio consiste nell'indagare le relazioni di parentela spirituale fondate dal rito cristiano del battesimo nella società tardo-antica e medievale. Nel cristianesimo delle origini, il sacramento battesimale rende innanzitutto l'uomo un cristiano. A partire dal VI secolo, questa istituzione assume anche un'importante funzione sociale. Diventa infatti una delle istituzioni cerimoniali più importanti, che fonda un sistema di parentela, o per meglio dire di pseudo-parentela, analogo e complementare a quello della parentela naturale.
    La prima sezione esamina il rituale battesimale dei primi secoli della cristianità e la sua relazione con la categoria antropologica di padrinaggio. Un'attenta lettura delle fonti cristiane rivela infatti che la connessione tra battesimo e padrinaggio non è così immediata e diretta, quale potrebbe risultare ad un primo esame. Il sistema terminologico dimostra che, fino almeno al VI secolo, gli sponsores, i “garanti”, che formulano le promesse battesimali a nome dei parvuli, non sono rappresentati come i genitori spirituali, ovvero i “padrini”, dei medesimi parvuli. Questo elemento ha reso necessario tenere distinte le due categorie, quella di garante e quella di padrino, ed analizzare il processo di rappresentazione che ha condotto dallo sponsor al pater ex lavacro o patrinus.
    L'indagine prende pertanto inizio dalla descrizione del rito battesimale, quale è attestato dal De baptismo di Tertulliano e dall'Epistola XCVIII di Agostino per proseguire poi con il VII capitolo del De ecclesiastica hierarchia dello Pseudo-Dionigi Areopagita e con i sermones di Cesario d’Arles.
    La seconda sezione dimostra come, nel sistema di rappresentazioni della società cristiana del VI secolo, lo Spiritus Sanctus, che nella tradizione patristica precedente era l'agente principale della regeneratio battesimale, diventa lo spiritus, la sostanza mistica che struttura un sistema di parentela analogo, ma complementare a quello della parentela naturale. Lo spiritus fonda rispettivamente la relazione verticale o obliqua tra il padrino e il figlioccio e la relazione orizzontale tra i genitori naturali e quelli spirituali dell'istituzione sociale del compadrinaggio. Lo spiritus, l'elemento simbolico, detiene uno statuto antropologico opposto e complementare a quello delle sostanze corporee, ovvero il sanguis e la caro. La cultura cristiana introduce in questo modo un nuovo principio ad opposizione binaria delle relazioni di parentela. L'opposizione “naturale” vs “spirituale” si aggiunge alla più tradizionale opposizione “agnati” vs “cognati”.
    L'indagine sul sistema degli appellativi e su quello degli atteggiamenti tra parenti spirituali rivela una complementarità funzionale rispetto ai rispettivi sistemi vigenti tra parenti naturali. A questo proposito è stato preso in esame una serie di episodi tratti dalle Historiae di Gregorio di Tours. Questi racconti mostrano bene un'opposizione complementare tra il tipo di atteggiamento che caratterizza il legame tra il padre e il figlio naturale e quello che contraddistingue la relazione tra il pater e il filius ex lavacro. Gregorio usa questi appellativi per designare rispettivamente il padre e il figlio di battesimo.
    L'ultima parte indaga le proibizioni matrimoniali vigenti sia tra il padre e la figlia di battesimo che tra i genitori naturali e quelli spirituali del battezzato. Nel sistema di rappresentazioni simboliche della società medievale, due individui che presentano l'identità della sostanza spirituale, al pari di due persone accomunate dall'identità della sostanza corporea, sono infatti coniugi proibiti. I divieti tra parenti spirituali sono stati analizzati all'interno del più ampio sistema di regole proibitive tra affini naturali e tra consanguinei, quali risultano attestate dalla legislazione canonica e civile della società merovingia e di quella carolingia. Dal nostro punto di vista, i divieti matrimoniali tra parenti spirituali diventano intellegibili alla luce di una più ampia teoria degli umori, che segua il medesimo criterio di classificazione logica della sostanza, sia essa mistica che corporea, che struttura le relazioni di parentela.