Universit� di Siena
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    Il triangolo della calunnia. Il calunniatore: una figura polimorfa

    Abstract tesi di dottorato di Stefania Ceccattoni

    Questa tesi affronta in una prospettiva molto originale un problema centrale per comprendere la concezione greca dei manufatti artistici e di una vasta tipologia di manufatti "tecnici" (gli automi e gli oggetti semoventi in genere). Si esamina il problema seguendo principalmente due percorsi: il primo concerne la rappresentazione di questi oggetti "animati" nel mito e nella letteratura, l'altro riguarda più specificamente la documentazione diretta o indiretta che l'antichità ci offre di questo tipo di manufatti. Si tratta di un problema non facile da affrontare, per almeno due ordini di motivi. Il primo è costituito dal fatto che non esiste una raccolta complessiva di fonti e di materiali relativi a questo tipo di manufatti nella letteratura specialistica.
    È stato quindi necessario raccogliere testimonianze molteplici e disparate, che vanno dai racconti mitici alle testimonianze storiche, e a quelle letterarie e archeologiche. Il secondo è che nei testi letterari antichi non esistono formulazioni esplicite di una concezione della statua e dell'oggetto animato che siano facilmente riconducibili ad un sistema di pensiero organizzato e coerente. È stato necessario quindi in primo luogo ricavare dai racconti mitici un'idea implicità di vitalità (dei diversi tipi di vitalità) presente nelle statue animate e negli automi divini e poi mettere a confronto il modello culturale così ricostruito con una serie di concettualizzazioni (proposte tanto dai poeti, quanto dagli storici e dai filosofi) relative ai poteri dell'arte in relazione alla "vitalità" delle statue e alla qualità tipiche di strumenti animati (i manufatti utili, quelli sorprendenti, gli schiavi, ecc.).
    Dall'analisi proposta deriva soprattutto un'interessante nozione di "artificio", inteso come volontà non di imitare semplicemente la natura, ma di creare qualcosa di alternativo, fondato in gran parte sull'intento di destare meraviglia. Nella ricostruzione proposta si delinea un modello tripartito di creazione di forme "umane" e nell'arte e nella tecnica, che ha le sue figure mitiche esemplari in Efesto, Dedalo e Prometeo; rispettivamente il creatore di strumenti soprannaturali e indistruttibili dalla forma umana, il creatore di statue che sembrano vive , il creatore che trasforma le statue in esseri viventi. Lo spazio dell'arte figurativa sembra essere prevalentemente legato alla concezione "dedalica" della creazione, delineate in modo assolutamente originale. Il quadro culturale che ne è emerso ha proposto spunti di motevole interesse, tanto nel campo antroplogico quanto nel campo storico-artistico.