Giovanni Pagliaresi
Facoltà di Diritto Canonico e Civile

Fonti

Bibliografia

Prosopon - Accesso alla banca dati


Il senese Giovanni Pagliaresi appartenne ad una famiglia di giuristi, fra i quali di distinse il padre Neri di Jacopo. I Pagliaresi erano annoverati in un elenco del 1286 tra i più irriducibili ghibellini e lo stesso Neri appartenne a quella fazione, come dimostra un episodio accaduto nel 1304, allorché alcuni giovani senesi di parte guelfa gridarono insulti fuori della sua casa e furono condannati dal podestà.
Dopo aver studiato a Bologna, nel 1339, Giovanni fu chiamato a Perugia per una condotta. Nell’ascesa alla cattedra perugina, fu probabilmente agevolato dalla presenza in quella città di un giurista senese ben più famoso, quale il canonista Federico Petrucci.
I senesi, non potendo pretendere il ritorno di quest’ultimo, ormai proiettato entro ambiti accademici e curiali di più alto livello, tentarono in tutti i modi di costringere il Pagliaresi a trasferirsi da Perugia a Siena e a tal fine non esitarono ad applicare la delibera del 12 febbraio 1339 che vietava ai cittadini di insegnare in uno Studio diverso da quello senese, comminando ai trasgressori la pena di mille fiorini d’oro. Al Pagliaresi, tuttavia, fu offerta la possibilità di evitare l’esecuzione della condanna se entro il 1° maggio 1340 fosse venuto a Siena per conformarsi alle ordinanze del podestà. Nell’impossibilità di farlo personalmente, Giovanni dette procura al proprio padre, il giurista Neri, di assumere l’impegno alla lettura di diritto civile in Siena per tutto l’anno accademico 1340-1341. Occorre precisare che in seguito egli non tenne fede all’impegno assunto, poiché risulta che tra l’inverno e la primavera del 1341 fu stipendiato come docente nello Studio perugino e ricevette il compenso di duecento fiorini d’oro. Non risulta che negli anni immediatamente successivi Giovanni abbia insegnato a Siena, sebbene sia certo che nel 1342 egli

rilasciò pareri al Comune di Siena e che nel 1343 manteneva stretti rapporti con i familiari residenti a Siena, come in occasione della divisione dei beni dell’eredità paterna. Non conosciamo, con certezza, la data del suo rientro in patria, ma abbiamo notizia della sua presenza a Siena come lettore di decretali fra il 1346 ed il 1348.
Chiamato a Firenze nel giugno 1358, per tenervi lezione con un salario di cinquecento fiorini d’oro, non sappiamo se egli abbia mai accettato. Lesse sicuramente a Siena sin dal 1359.
Intorno al 1363 inviò ad un ignoto professore di notaria una lettera, che costituisce un interessante esempio dei rapporti esistenti tra un professore di fama, i suoi studenti, gli “offiziali” dello Studio ed i maestri forestieri: la forza contrattuale degli scolari era, in questo periodo, sicuramente rilevante e, insoddisfatti della nomina di un lettore di notaria, essi si rivolsero ad un personaggio autorevole come Giovanni Pagliaresi affinché convincesse un docente di autentico valore ad accettare una condotta senese.
Nel 1365 teneva lezione nella chiesa di San Pietro a Ovile insieme a Francesco di Bettolo Coppoli da Perugia e probabilmente anche ad Alessandro dell’Antella col quale aveva appoggiato, l’anno precedente, la proposta di far partecipare i chierici alla scelta dei lettori dello Studio, con la possibilità di contribuire al loro pagamento “sine metu et periculo incurrendi aliquam excommunicationem”.
Nel 1365 o 1367 fu inviato, quale ambasciatore, a papa Urbano V. Nel 1369, dopo essere stato esiliato e condannato ad una multa di duemila fiorini d’oro, fu assolto “propter suam magnam virtutem”: è, infatti, lodato dai biografi per la grande santità di vita.
Maestro di Baldo degli Ubaldi, è autore di numerosi “consilia”.


Fonti

Bibliografia

Prosopon - Accesso alla banca dati