POESIA FINLANDESE

a cura di Lorenzo Amato

 

 

«Considering all the talk about poetry’s ‘critical situation’ and its ‘marginalization’, it is surprising to see how much poetry is being published in Finland, both in Finnish and Swedish. No less surprising is the fact that so much of it is excellent» (Peter Mickwitz, direttore del Finnish Literature Forum in «Books from Finland » 2 (2000), p. 91).

 

In Finlandia sono due le lingue ufficiali, finlandese e svedese. Ad esse si deve aggiungere il saami, lingua lappone parlata nel nord del paese dai saami, popolo in parte ancora legato alle sue antiche tradizioni nomadi. La notevolissima vitalità della poesia finlandese si esprime in tutte e tre le lingue. Anche se questa sezione della rivista si occuperà della poesia in lingua finlandese, non possiamo comunque non ricordare che in svedese, lingua che per secoli fu l’unica usata dalle élites culturali del paese, si è espressa e tuttora si esprime una letteratura di grande valore, cosiddetta finnosvedese. E d’altronde sono in svedese le opere del poeta nazionale finlandese, J. L. Runeberg (1804-77).

La lingua finlandese iniziò invece ad essere percepita come lingua di cultura solo a partire dal XIX secolo, grazie al recupero e allo studio della grande tradizione orale finnica operato da Elias Lönnrot (cfr. l’antologia Kanteletar: raccolta di liriche popolari finniche, a c. E. Lönnrot, traduzione di Renzo Porceddu, Turku, I. e B. Casagrande 1992) e al suo poema epico Kalevala (traduzione italiana a cura di Paolo Emilio Pavolini, Firenze, Sansoni 1910 [1984]), basato sull’antica mitologia finnica. I grandi poeti della generazione successiva, vissuti fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, Eino Leino (1878-1926), Otto Manninen (1872-1950), V. A. Koskenniemi (1885-1962), L.Onerva (1882-1972), seppero forgiare una lingua poetica che divenne patrimonio di una nazione, quella finlandese, che proprio in quel periodo andava definendo in tutti i campi artistici la propria identità culturale in contrapposizione ai vecchi e nuovi dominatori, rispettivamente la Svezia e la Russia zarista. Di questo periodo, cosiddetto nazionalromantico e considerato la prima età dell’oro della cultura della Finlandia, sono celeberrime le illustrazioni del Kalevala di Axeli-Gallen Kallela (1865-1931), palese tentativo di ricostruzione di un olimpo figurativo finlandese da affiancare alle raffigurazioni delle mitologie classiche e scandinave. All’indipendenza dalla Russia (1917) seguì l’esperienza dei Portatori del fuoco (Tulenkantajat), gruppo di poeti che si riunì negli anni ’20 attorno alla rivista Forza Giovane (Nuori Voima), e che col suo irrazionale vitalismo costituì una variante finlandese dei movimenti vitalistici paneuropei. Una ‘seconda età dell’oro’ della poesia si ebbe a partire dagli anni ’50, quando attorno alla rivista Il Parnaso (Parnasso), si raccolse un gruppo di giovani autori che fondò il modernismo finlandese. Fra di essi ricordiamo soprattutto Eeva-Liisa Manner (1921-1995), Paavo Haavikko (n. 1931), Pentti Saarikoski (1937-1983). Dopo un periodo di impero della poesia dissidente o underground, gli anni ’70 e ’80, nel corso degli anni ’90 un gruppo di giovani autori ha saputo rivitalizzare la rivista Forza Giovane e recuperare il messaggio del modernismo finlandese degli anni ’50-’60. Di questa ‘terza età dell’oro’ tratteremo più diffusamente sotto nella rubrica ‘riviste’ nelle recensioni di Nuori Voima e Mot-Mot. A questi poeti e alla loro portata innovativa sulla cultura finlandese è dedicata la nuovissima antologia italiana Quando il sole è fissato con i chiodi. Poeti finlandesi contemporanei, a c. Antonio Parente e Viola Parente-Capkova, Milano, Asefi 2002, della quale ci occuperemo nel prossimo numero di questa sezione (a Viola Parente-Capkova si devono le definizioni di seconda e di terza età dell’oro a proposito dei suddetti periodi).

Altre meno recenti antologie di poesia finlandese a disposizione del pubblico italiano sono Il dirigibile Italia, antologia di poeti contemporanei finlandesi, cura e traduzioni di Sirpa Hietanen e Sebastiano Vassalli, El Bagatt, Bergamo 1985, senza testo originale a fronte; Il ghiaccio e il fuoco, poesia del Novecento Finlandese, Napoli, ed. Guida 1986, che rappresenta egregiamente tutte le correnti poetiche del ‘900 sia finlandesi che finnosvedesi; Finlandia raccontata dalle donne, antologia dei canti popolari, a cura di Paula Loikala, Bologna, CLUEB 1994,  che si concentra sulla poesia femminile tradizionale di derivazione orale; Il nord come destino liriche finlandesi moderne al femminile, a cura di Paula Loikala, Bologna, CLUEB 1996, che invece ha al suo centro la poesia femminile del secondo ‘900; e Sei voci finniche, a cura di Giorgio Pieretto, in «In forma di parole», Bologna, Associazione culturale «In forma di parole» 2 (2000), interessante indagine sulle influenze e le riletture del mondo classico in autori finlandesi contemporanei. Per quanto riguarda la poesia in lingua saami, unica antologia italiana è Canti Lapponi, a cura di Giorgio Pieretto, Venezia, Università degli Studi di Venezia 1992, che delle lingue native della Lapponia pubblica, purtroppo senza testo a fronte, sia canti tradizionali che poesie della assai recente tradizione scritta.

Ad eccezione delle opere di Lönnrot (cfr. sopra), tutte le monografie italiane di poeti finlandesi sono dedicate a poetesse: Eeva Kilpi, Saluti, poesie, scelta e traduzionedi Gisa Casarubea e Andrea Perruccio, Salerno, Galzerano 1987; Eeva-Liisa Manner, Sulla punta delle dita, Poesie dal 1956 al 1977, a c. M. A. Ianella-elenius, Napoli, Filema 2001, recensita in questa sezione; e infine le due raccolte dedicate alla poetessa finnosvedese Edith Södergran, La luna e altre poesie, a cura di Daniela Marcheschi, Pistoia, Via del Vento 1995 (1997), e Giardino dolente, cura e traduzioni di T. Haapiainen, Napoli, Filema 1996.

 

(Lorenzo Amato)

 

 

EEVA-LIISA MANNER, Sulla punta delle dita. Poesie dal 1956 al 1977, a cura di Maria Antonietta Iannella-Helenius, Napoli, Filema 2001, pp. 243, L. 30.000.

 

«Faccio una poesia della mia vita, della vita una poesia / la poesia è una maniera di vivere e l’unica maniera di morire / appassionatamente indifferenti»: così Eeva-Liisa Manner (1921-1995) inizia Tämä matka (Questo viaggio), l’opera poetica che ha introdotto il modernismo nella poesia finlandese degli anni ’50. «Tämä matka», scrive nell’introduzione la curatrice Maria Antonietta Ianella-Helenius, «a lungo è stata considerata una sorta di manifesto modernista della lirica di lingua finlandese». Precedentemente aveva scritto: «Manner realizza nelle composizioni poetiche di Tämä matka una complessa e nel contempo matura espressione modernista». L’antologia di poesie della Manner appena uscita in Italia, Sulla punta delle dita, include poesie tratte dai seguenti volumi: Tämä matka (Questo viaggio) 1956 –1963, Orfiset laulut (Canti orfici) 1960-1966, Kirjoitettu kivi (La pietra incisa) 1966, Fahrenheit 121, 1968, Jos suru savuaisi (Se il dolore ardesse) 1968, Paetkaa purret kevein purjein (Salpate navi con vele leggere) 1971, Kuolleet vedet (Acque morte) 1977. Di queste, la raccolta più significativa per l’impatto che ebbe nel contesto della poesia finlandese è sicuramente Tämä matka, mentre altre due importanti raccolte sono Fahrenheit 21 e Kuolleet vedet.

Attraverso il ricorso a suggestioni imagistiche e a una attenta selezione delle parole, la poetessa riesce a conciliare limpidezza di espressione e un’abilità metrica raffinata dall’accostamento del linguaggio poetico con quello musicale: caratteristiche che accomunano la visione manneriana della poesia ai messaggi poundiani ed eliotiani. Fu soprattutto la musica di Bach a influenzarne l’opera: secondo quanto lei stessa sostiene la poesia, se vuole essere moderna, deve imitare la musica di Bach, che, nella sua precisione matematica crea un «contrappunto, l’insorgere di mille voci immaginarie che provocano uno spostamento dei limiti, l’ampliamento del tempo in spazio, utilizzando un’espressione un po’ complessa » (da Moderni Runo, La poesia moderna, in «Parnasso» 1957, pp. 117-119). La poesia Bach comincia: «È il fiume / pietre che si dispongono in ponti, / draghi scolpiti sotto l’acqua dormono dorati, scale per inerpicarsi verso diverse / case bianche, / riposo e libertà nella profondità azzurrogiotto [...]».

Dai testi manneriani più influenzati dalla riflessione filosofica e poetica in lei maturata emerge la convinzione che il pensiero logico è lo specchio più deformante dei fenomeni: la ragione crea divisioni, scissioni, induce l’uomo alla nonconoscenza del mondo che lo circonda. Questa critica della ragione è illustrata nella poesia Descartes, brillante parodia del postulato filosofico cartesiano: «Pensai: non esistevo / Dissi che gli animali erano macchine. / Avevo perso tutto tranne la ragione [...]».

Nella raccolta Orfiset laulut si contrappongono la brama, l’energia e la tensione europee alla pazienza e all’indulgenza orientali. L’opera affronta anche le tematiche connesse all’amore e alla nostalgia. Orfeo agli inferi: «Nessuna strada conduce dalla solitudine / presso il duro e chiaro passato. / Euridice, sorella rimpianto, madre, ombra crudele, seguace che sa tutto / non capisce le parole che dici [...]». Nella raccolta Niin vaihtuivat vuodenajat, scritta mentre viveva in campagna presso la città di Tampere, fondamentale importanza hanno la natura e la simbologia relativa all’acqua e alla terra, i momenti della giornata, l’alba e il tramonto, e il mutare delle stagioni dell’anno.

La poetessa si trasferisce in Andalusia nel 1963, anno di Kirjoitettu kivi (La pietra incisa), opera che allarga le immagini del suo mondo. Scrive nell’introduzione la curatrice Ianella-Helenius: «Già i titoli delle sezioni – Il mattino sorge in montagna; Così cambiavano le stagioni; Il mondo è il poema dei miei sensi, La pietra incisa; Il ritorno dell’idea, Doppia metamorfosi; Andalusia – mostrano la caratteristica fondamentale del volume in cui se da un lato viene adottato uno stile iperrealista [...] vi è altresì esposta una peculiare e matura visione esistenziale e nel contempo di analisi culturale e sociale». Emblematica da questo punto di vista la descrizione manneriana del paesaggio. Il mondo è il poema dei miei sensi: «Piazze, automobili sfreccianti, alberi, verde polvere / ricevono la loro impronta da me: / il mondo è il poema dei miei sensi / e smetterà quando morirò [...]». Per la poetessa l’Andalusia significò anche la scoperta di Lorca, dei poeti spagnoli e di quelli italiani, primo fra tutti Quasimodo: «Ed è subito sera, disse l’uomo la cui vita non era stata un sogno. / Più di 20 anni fa, o solo ore fa. / La notte è adesso» (Jos suru savuaisi).

Al periodo andaluso appartiene anche un’opera nella quale prende il sopravvento la riflessione storica, politica e sociale: la raccolta Jos suru savuaisi, dedicata a Václav Havel, è un’accorata denuncia dell’invasione di Praga del 1968. Scritto negli stessi anni, Fahrenheit 121 è invece la raccolta filosofica manneriana per eccellenza: alla base di uno dei testi più significativi del libro e della produzione manneriana, il lungo poema Kromaattiset tasot, «vi è la lettura delle opere di Wittgenstein e di Heidegger, le teorie dei quali ispirano il programma e l’analisi culturale e filosofico-esistenzale della poetessa. Nel volume e nei Kromaattiset tasot l’uomo è privato, di verso in verso, delle opportunità storiche, sociali e culturali fino ad arrivare al suo essere essenziale: al ‘Niente’, al ‘Vuoto’». (Ianenella-Helenius p. 25). Kromaattiset tasot (Livelli cromatici): «Apro la porta, è una porta normale porta di legno, / pigna colorata dal sole / Apro la porta come una valvola, / da un fresca camera entro / in un’altra camera fresca / qui è l’ingresso / un ingresso nell’universo / non luogo ma spazio / non vi è nessuno [...]».

In Acque morte, Kuolleet vedet (1977) la formazione modernista della Manner risalta nell’impiego di chiasmi e sinestesie. Nella raccolta matura una profonda riflessione sulla morte legata alla presa di coscienza della tragedia della storia europea: le meditazioni su Auschwitz portano la poetessa a chiedersi per chi veramente si scriva ancora poesia. E l’intera cultura europea viene visivamente identificata nella città di Venezia; la poesia manneriana rappresenta così allegoricamente il crepuscolo della civiltà occidentale. Notte, serene ombre: «Scendemmo la scalinata Spagnola ed io / parlai di cose senza senso, di un uccello che suonava il Liuto / e ti sconvolsi la mente. Un qualunque Arlecchino / l’avrebbe capito [...]».

Nel corso della sua attività poetica il linguaggio di Manner fu influenzato non solo dalle letture di poesia antica e moderna, filosofia e psicologia (in particolar modo quella junghiana), ma anche, potentemente, da musica, arti figurative e cinema.

I testi di Eeva-Liisa Manner non sono facili: la traduzione delle sue poesie richiede una profonda conoscenza del mondo della poetessa. La traduttrice Maria Antonietta Ianella- Helenius, che sta facendo il suo dottorato di ricerca su Manner all’Università di Helsinki, è riuscita in modo ammirevole nell’impresa di ricreare il mondo, il senso e il ritmo manneriani.

 

(Sinikka Lehtinen)

 

 

MAPPATURA

CON E SENZA MAPPA

a cura di Viola Parente-Capkova

traduzioni di Antonio Parente

 

JOHANNA VENHO, Ilman karttaa (Senza mappa), Helsinki, WSOY 2000.

MIKKO RIMMINEN, Jännittävää olisi nähdä pihalla lintuja (Emozionante sarebbe vedere in cortile gli uccelli), Helsinki, Tammi 2000.

 

Johanna Venho e Mikko Rimminen appartengono alla generazione di poeti finlandesi nati nella seconda metà degli anni ’70. La loro notorietà è dovuta non soltanto alla loro produzione artistica, ma anche alla loro partecipazione attiva alla vita culturale finlandese. Questi due autori presentano delle caratteristiche comuni alla generazione precedente di poeti (influenzati, come i loro più giovani colleghi, dai modernisti finlandesi degli anni ’50), soprattutto per quanto riguarda le loro attività nell’ambito dell’associazione Forza giovane e del Club dei poeti vivi che, durante gli anni ’90, hanno contribuito fortemente alla crescita d’interesse della critica e dei lettori per la poesia (vedi sotto le recensioni delle riviste «Forza Giovane» e «MotMot»).

 

Johanna Venho (n. 1971) è una delle rappresentanti più in vista della sua generazione. I suoi studi universitari furono incentrati su una combinazione abbastanza atipica, teoria letteraria e biologia. Ha lavorato come redattrice sia per la radio sia per la casa editrice Otava, e si interessa anche di traduzione, soprattutto di libri per l’infanzia. È autrice di critiche e saggi letterari e nel 2000 ha svolto l’attività di redattore capo per la rivista «Fuoco & Fumo» (Tuli & Savu), nata negli anni ’90 per dar voce ai giovani poeti finlandesi, e anche come alternativa alle riviste letterarie finlandesi più affermate, che erano viste da questi giovani autori come troppo conservatrici o troppo accademiche. Proprio grazie all’impegno di riviste ‘periferiche’ come «Tuli & Savu», si è assistito, negli ultimi anni, ad un processo di decentralizzazione della poesia finlandese, che per tutti gli anni ’90 è rimasta ancorata soprattutto alla capitale.

La Venho contribuisce a scardinare questa classificazione locale dei poeti sia con la sua mobilità (la sua attività si svolge tra Helsinki, Turku e altre città finlandesi), sia con la creazione di riviste letterarie online, come ad esempio «La lucciola» (Kiiltomato), che spostano su un livello completamente diverso la questione della localizzazione. La Venho debuttò con la raccolta Posta su Saturno (Postia Saturnukseen, 1998), nella quale troviamo, come temi principali, il legame con la natura, la fanciullezza e il rapporto tra l’adulto e il bambino nel senso più completo del termine, sia come fanciullino, con il quale il soggetto poetico dialoga, sia come bambino ‘reale’, di cui il soggetto è madre. Questi temi sono trattati dalla Venho anche nella sua seconda raccolta Senza mappa (Ilman karttaa, 2000), dalla stile ancora più elaborato e rifinito, che le valse nel 2001 il premio della critica come ‘svolta artistica dell’anno’. Il rapporto tra uomo e natura, tema ricorrente nella tradizione poetica finlandese (e nordica, più in generale), in questa raccolta si arricchisce di tratti intertestuali, oltre ad avere una profonda dimensione etico-ecologica. Nonostante il tema ecologico abbia un’importanza notevole per la Venho (durante gli studi fu anche un’attivista ecologica), l’autrice non ne tratta mai in maniera naïf o semplificatoria. Gli studi di biologia conferiscono, poi, alle sue poesie delle caratteristiche uniche – la Venho afferma che la combinazione scientifico-umanistica le ha permesso di comprendere meglio l’esistenza dei vari livelli della realtà e le ha aperto orizzonti maggiori di quanto avrebbe fatto lo studio di una sola disciplina. Quando la Venho usa, ad esempio, l’espressione ‘mappa genetica’ in una sua poesia, possiamo essere sicuri che le allusioni e le connotazioni sono veramente molteplici.

La complessa tela di fattori ‘culturali’ e ‘biologici’ spicca soprattutto durante il processo di ‘scrittura del corpo’: il tema del corpo e della corporalità è, senza dubbio, uno dei più importanti in Senza mappa. L’autrice confronta la concezione culturale del corpo e della corporalità femminile con il punto di vista ‘biologico’, che mette in evidenza l’affinità tra essere umano e regno animale. La maternità è uno dei ruoli chiave che la Venho esplora nelle sue raccolte con la mappa e senza la mappa. L’eterno problema della possibile rappresentazione dell’esperienza fisica attraverso il linguaggio poetico acquista, nel suo caso, un tono più impellente, anche se si interpretassero i suoi versi come pura ironia: «La mancanza di ossigeno azzera il cervello. Chi sono? / Dove sono diretta? Verso in due bicchieri il colostro denso, / mungo i seni fino a svuotarli come mi è stato insegnato».

L’aspetto umano si manifesta nelle sue poesie in molti modi, anche nelle rappresentazioni dei destini e dei sentimenti delle persone anziane. La poesia del vecchio careliano associa, a chi conosce i vari aspetti della storia e della cultura finlandese, molti cambiamenti e avvenimenti dello scorso secolo, ma con altrettanta forza parla anche ai lettori di altri paesi:

 

Il cuore arde attraverso lo schienale, lui siede

dietro di me sull’autobus, un vecchietto careliano, sfida

gli anni, le cicatrici, apre in uno sfrigolio la settima lattina,

il cuore qui brucia le mani. Corrono i campi,

i fossati di neve nera, la rapida è arginata.

Il vecchio sta andando al suo casale a

Heinävesi,

vedovo, fratello minore di un combattente.

Con sé ha birra a sufficienza, durante la sosta

va al chiosco per una bustina di zucchero,

parla direttamente

come una strada d’asfalto. Come ce la caviamo qui?

Il collo arruffato, l’olio sotto le unghie.

Il fienile crollato, abbastanza terra da arare.

La palma bollente, secca, la stretta di mano.

Si apre un varco tra la condensa sul finestrino, tra le gocciole:

- Seguimi! e la schiena solitaria della tuta

scompare sul sentiero che va verso la riva.

 

*

Amore, bosco di coltelli

nella camera da letto, l’autodisciplina del

fachiro,

legge appuntita. Voglio tutto, si deve dare

tutto.

 

Amore, sui tizzoni ardenti

a piedi nudi, un minuto pieno senza respiro

in due braccia di profondità

chiede quello che le è permesso.

 

La mancanza di ossigeno azzera il cervello.

Chi sono?

Dove sono diretta? Verso in due bicchieri il

colostro denso,

mungo i seni fino a svuotarli come mi è stato

insegnato.

 

 

Mikko Rimminen (n. 1975) è un poeta nato e cresciuto a Helsinki. Studia letteratura, insegna scrittura creativa, lavora come redattore e collabora con molti periodici finlandesi.

Come poeta fece il suo debutto in varie antologie e nel 2000 pubblicò la sua prima raccolta, Emozionante sarebbe vedere in cortile gli uccelli (Jännittävää olisi nähdä pihalla lintuja), con la quale ha conquistato la maggior parte della critica finlandese. Successivamente pubblicò Natura oscura (Hämärä luonto, 2001), libro nel quale, insieme con Kyösti Salokorpi, membro del gruppo rock Ihmepoika (Bambino prodigio), dà libero sfogo alle sue ‘armi’ preferite: ironia, parodia e poetica surrealista. Natura oscura è una parodia enciclopedia illustrata di ‘fauna moderna’; i singoli lemmi sono basati sul nonsense poetico, sui giochi di parole e sul principio dell’appropriazione dei discorsi più o meno scientifici: nel testo si sovrappone il discorso zoologico con quello letterario e poetico, a cui fa da sfondo un tono volutamente scientifico. Definizioni sorprendenti acquistano di conseguenza ‘animali’ come Anitra-WC, Colomba della pace o Topo d’albergo.

La già citata propensione dell’autore alla poetica surrealista e all’humour dell’assurdo, di cui la letteratura finlandese non abbonda di certo, la ritroviamo in tutta la sua opera poetica, immediatamente etichettata dai critici come ‘urbana’; il fatto che la mancanza del tema della natura sia vista come qualcosa di importante ci indica, nuovamente, il ruolo centrale di tali temi e motivi nella poesia finlandese. Nella sua raccolta Emozionante sarebbe vedere in cortile gli uccelli, questi motivi sono presenti soprattutto come fuga metaforica verso il livello onirico, con l’uso del condizionale, come nel caso del titolo della raccolta, ma anche sul pianodell’esperienza concreta, come si può vedere nella poesia Angoscia (Tuska). Il sentimento di nostalgia o persino di angoscia (Tuska è una parola polisemica), accompagna tutta la raccolta, nella quale il soggetto lirico, come un osservatore solitario e disinteressato, attraversa scenari urbani e naturali, a volte reali, a volte assurdi. Questo sentimento, però, scaturisce dal senso di incapacità di un’esperienza autentica, piuttosto che dalla nostalgia per un modo di vita più ‘naturale’, comune alla maggior parte della società finlandese fino agli anni ’60 dello scorso secolo. Anche negli ultimi versi della raccolta, risuona lo stesso tono: «Scurì all’improvviso. Aspettavo l’autobus. Quando se ne andò, rimasi seduto alla fermata a guardare come la neve riempiva le traccie lasciate dalle gomme. Anche l’ultimo sole brillò».

In Rimminen, il soggetto lirico è consapevole dell’impossibilità di qualunque ritorno, e non è capace di abbandonare neanche il suo appartamento in città, tra le cui mura si rifugia di continuo. Si accontenta della possibile presenza della natura, sottoforma di uccelli, nel cortiledella sua casa in città. La sensazione che, per usare le parole di Kundera, «la vita è altrove», o che «tutto avviene troppo distante», come dice il poeta finlandese Jouni Inkala, non è un sentimento nuovo nella poesia finlandese; nelle sue poesie Rimminen, però, commenta queste affermazioni dicendo che «il mondo è un avvenimento al quale bisognerebbe partecipare».

Anche se la visione di Rimminen della natura è abbastanza diversa rispetto a quella della Venho, entrambi gli autori mostrano una caratteristica comune, che poi è sintomatica per tutta la loro generazione, vale a dire un’abbondanza di momenti intertestuali. Molte delle poesie di Rimminen sono piuttosto prosa poetica o giochi di prosa in poesia piuttosto che componimenti classici in versi liberi. L’uso di tali forme, tradizionalmente non molto frequenti nella produzione letteraria finlandese, è uno dei contributi maggiori di Rimminen alla poesia scritta in finlandese. La struttura delle poesie di Rimminen è sempre molto elaborata e quasi in ogni testo l’autore sorprende con espressioni linguistiche avventurose, metafore e costruzioni lessicali inaspettate, facendo uso, con maestria, delle possibilità offerte dalla lingua finlandese, e sfuggendo, così, a qualsiasi tipo di mappatura e classificazione razionale.

 

ANGOSCIA

 

Dormito bene, svegliato, fatto benzina, partito per il bosco, raccolto funghi, frutti di bosco, riconosciuto uccelli, salito su un albero e riempito i polmoni di un blu perfetto, passeggiato, camminato a passo veloce, anche corso, salito in cima a una collina e guardato le valli, i fiumi, i laghetti come specchi, passeggiato nelle valli, toccato i muschi, battuto i sentieri, cancellato le tracce, tornato a casa in macchina, arrostito le bistecche, preparato lo stufato, congelato i frutti di bosco, spento le luci, dormito bene, svegliato.

 

Le notti son diventate più bianche, più cupe. Le città ricordano l’un l’altra e ti ricordano qualcosa. Lunghe notti. Il sottile piffero intagliato dell’esile uomo con la barba, chino, il cui suono malinconico sale sulle mattonelle dei corridoi della metro, i toni si appiccicano alle tue scarpe da ginnastica, cadi. Sale dal profondo verso quei corridoi freddi. La tua valuta contraffatta non arriva lì, giù, compri francobolli, dal giornalaio, non comprendi la lingua di queste notizie. Sotto il lampione giallo a gas qualcuno canta come un flauto, dietro la finestra del bar una luce fredda impietrisce gli uomini corpulenti sulle sedie, nelle mani pelose boccali, nei quali il tram produce tsunami che lambiscono i bordi. Una madre stanca spinge il carrozzino nell’atrio, i taxi hanno serpeggiato sulle colline della periferia, nella lunga notte l’urlo di una carta strappata, l’orlo di una carta strappata.

 

(V.P.C. e A.P.)

 

 

RIVISTE

a cura di Lorenzo Amato

 

BOOKS FROM FINLAND (abbreviata Bff, www.lib.helsinki.fi/bff, email: bff@helsinki.fi), 2, anno 2002, rivista trimestrale in lingua inglese pubblicata dalla Biblioteca Universitaria di Helsinki, P. O. Box 15 (Unioninkatu 36), FIN-00014 University of Helsinki, Finland.

 

La rivista offre a un pubblico internazionale un vasto panorama della cultura finlandese, tramite recensioni di opere poetiche o in prosa, ma anche di saggistica, opere cinematografiche, fumetti, e più in generale di tutto quanto abbia a che vedere con la Finlandia contemporanea. In ogni numero è contenuta una sezione dedicata a una nuova raccolta poetica, con una scelta di poesie presentate in traduzione inglese (purtroppo senza testo originale a fronte). Precede sempre un’accurata biografia del poeta e un saggio o un’intervista, pensati sempre per un pubblico non esperto della realtà letteraria finlandese. La rivista ha avuto nel tempo importanti redattori: fra i più celebri ricordo Kai Laitinen docente di letteratura finlandese presso l’Università di Helsinki, già direttore di Parnasso e autore di La letteratura finlandese, un breve profilo, Helsinki, Otava 1995, disponibile anche in italiano; e Jyrki Kiiskinen, un tempo collaboratore di Forza Giovane e noto poeta, già considerato un classico moderno della cultura finlandese.

Segnalo, scelti fra i numeri più recenti, il contributo di Peter Mickwitz, direttore del Finnish Literature Forum (www.kaapeli.fi/flf), sito internet dedicato alla letteratura e alla cultura finlandesi, che su Bff. 2 2000, pp. 93-104), costituisce e commenta una piccola antologia di nuovi poeti finlandesi e finnosvedesi. Di ognuno dei quattro poeti selezionati, Ralf Andtbacka (n. 1963), Panu Tuomi (n. 1968), Markku Paasonen (n. 1967) e Hannele Huovi (n. 1949), è presentata un scelta di tre-quattro componimenti. Forza e originalità mostra la raccolta La Rete (Verkko) di Paasonen (uno dei direttori di Forza Giovane), di cui Mickwitz scrive: «In Paasonen’s case, the title does not refer only to the intricate weave or web that a good book of poems always is, but also to the sea, which appears ever-present in his poetry. [...] The abundance of things, objects, is another prominent feature of Paasonen’s work.» Questi tratti sono ben illustrati dalla poesia Vermeer: the Kitchen Maid: «A great painting does not require a great subject, / kings in pantyhose, the Peace of Westphalia. / The kitchen maid pours milk in a bowl, and soon / the canvas brims with self-radiant liquid / in which the morning and chunks of bread float. [...]» (le traduzioni inglesi sono di A. Hollo, noto poeta e voce autorevole della redazione della rivista).

Di estremo interesse sono anche gli articoli pubblicati in Bff 4 2001, pp. 264- 284, in occasione del centenario della nascita di una delle più amate esponenti del movimento dei Portatori del Fuoco (Tulenkantajat), Katri Vala (1901-44). Il primo contributo, a cura di Vesa Mauriala, ricostruisce l’infanzia della poetessa e il suo incontro con il movimento dei Portatori del Fuoco. Enough is Enough è il significativo titolo del successivo saggio, a cura di Leena Krohn, nota e prolifica scrittrice (di lei Giorgio Pieretto ha tradotto due racconti nella già citata antologia Sei voci finniche; le sue opere più famose sono presenti in traduzione inglese sul sito www.kaapeli.fi/krohn), che stronca decisamente l’opera della Vala scrivendo: «I am sure her passion (Katri Vala era pacifista, femminista, e impegnata nel sociale, ndc) was genuine and truly experienced, but the writer did not have the capacity to communicate this authenticity to her readers». A mio avviso in questo giudizio negativo viene ignorata l’esatta e spesso toccante sensibilità paesaggistica della poetessa; ne sono eccellente esempio le prime due strofe di Prima neve (Ensi lumi), qui presentate in inglese nella traduzione di Herbert Lomas per Bff; First snow: «I’d forgotten the whiteness / as I looked at the heavy coulours of autumn / and one morning the white was there before me. // I stood with astonishment, silenced. / On my face a soft flake resolved / into a cool scent, / and the peace of the white space / flowed into my soul like a liquor». Sia la traduzione inglese sia quella italiana (di Tommaso Pisanti, in Il ghiaccio e il fuoco, cit. p. 33, il testo finlandese finlandese è a fronte) riescono a riprodurre l’impressione di candore e dolcezza dell’originale. Forse più suggestivo è il testo inglese laddove traduce juoma con liquor; e liquore sarebbe, in italiano anche più che in inglese, un ottimo equivalente di juoma per espressività e musicalità; la scelta di Pisanti, bevanda, è d’altronde più fedele alla lettera.

 

 

PARNASSO («Il Parnaso»), 4 2002, rivista trimestrale della Yhtyneet Kuvalehdet OY, Maistraatinportti 1, 00015 KUVALEHDET, Helsinki.

 

«Il Parnaso», fondata nel 1951 con il dichiarato intento di diventare il punto di riferimento per tutta la cultura letteraria finlandese, non presentò mai un manifesto poetico-letterario, preferendo ospitare correnti artistiche fra loro diverse ed essere quindi luogo ideale del dibattito culturale nazionale. Ciò non impedì alla rivista di divenire il fulcro del modernismo degli anni ’50, pubblicando autori come Lauri Viita, Paavo Haavikko, Kirssi Kunnas, e altri; e, nel 1957, l’importantissimo articolo La poesia moderna (Moderni Runo) di Eeva-Liisa Manner, senza dubbio l’esponente più nota del movimento (vedi recensione sopra). Fra i direttori storici della rivista ricordiamo il già citato Kai Laitinen, che ebbe ruolo non secondario nel promuovere molti degli autori poi divenuti celebri. A distanza di mezzo secolo dalla sua fondazione, «Il Parnaso» è considerato un vero e proprio monumento della cultura finlandese: praticamente tutti i grandi nomi della letteratura contemporanea finlandese hanno contribuito con articoli, interviste, anticipazioni e collaborazioni a rendere «Il Parnaso» il crocevia di esperienze anche diversissime, e, per lo studioso, un ricchissimo repertorio di notizie sugli autori della seconda metà del Novecento. Le quattro uscite annuali sono tuttora ricchissime di estratti da raccolte di poesia e di prosa di autori noti e meno noti, di recensioni e saggi di letteratura finlandese e internazionale, e di esaustive interviste ai maggiori autori contemporanei, nonché articoli e interventi degli autori stessi.

Nelle annate più recenti si sono succeduti contributi di notevole importanza: importanti saggi e autocommenti di noti scrittori quali Lassi Nummi (Parole di pioggia, 3, 2000 pp. 249-50), Risto Ahti (Credo quia absurdum, 2, 2001, p. 198), Antti Tuuri (Sulla nordicità, 2, 2002, pp. 129-32) si sono alternati a vaste selezioni di poeti fra loro assai eterogenei, quali, per fare solo alcuni nomi, lo stesso Risto Ahti (2, 2000 pp. 144-146), Lassi Kämäri (Dedicato a Erno Paasilinna, 3, 2001, pp. 327-9), Eira Stenberg (La libidine della terra, 4, 2001, pp. 436-42), Risto Rasa (poesie fuori serie, pp. 175-176), Heeli Laaksonen (Uussi runoi-Nuove poesie, 2002, II, pp. 177-182).

Mi è parso comunque doveroso trattare più diffusamente del saggio-autobiografia che Arto Melleri, notissimo esponente del modernismo finnico, dedica alla propria opera: l’articolo, intitolato Continuiamo gli esperimenti (Jatkamme harjoituksia), scritto dopo un gravissimo incidente di auto, mostra tutta l’inquietudine e l’ironia che Melleri si è sempre portato dentro. Fra le numerose poesie commentate dall’autore Quel ragazzo (Se poika) appare particolarmente significativa per come le suggestioni autobiografiche si conciliano al desolante ritratto di una generazione, quella del dopoguerra, cresciuta nel fango: «Quel ragazzo che sempre aveva le unghie sporche / che sempre aveva i capelli scarmigliati sugli occhi/ quel ragazzo mangiava gesso, beveva inchiostro [...]». Quel ragazzo, nel rude e quasi caricaturale realismo di alcuni passaggi, come quando «durante l’intervallo dietro la catasta / pianificava di disegnare la più grande / immagine di fica del mondo, grande come un campo di baseball» è un’elegia crepuscolare che origina da un dolore mascherato ma non cancellato dall’ironia. E per quel ragazzo della Finlandia che fu emerge fortissimo un affetto commosso: «in primavera cadeva in un fosso [...] / ma non piangeva. Non quel ragazzo / lui aspettava che il sole asciugasse i suoi pantaloni, / i suoi unici. Quel ragazzo».

Nel numero 4 del 2002, l’ultimo uscito, segnalo rapidamente le poesie-aforismi di Paavo Haavikko, la lunga poesia Groenlandia (Grönlanti) di Kari Aronpuro, divertente mescolanza di lingue e linguaggi diversi, le sentenze poetiche di Toivo Laakso intitolate Il tempo che rimane (Pysyvään aikaa), e gli aforismi di Lassi Kämäri. Interessanti anche le traduzioni poetiche da Miklós Radnóti (Hannu Launonen), Georg Trackl (Markku Into) e Wisława Szymborska (Martti Puukko), e i saggi su Cristina Wolf (di Rauni Paalanen) e sulla situazione politica in Russia con la divisione fra correnti conservatrici filo-slave e correnti filo-occidentali, a cura dello scrittore russo Vladimir Jermakov (traduzione e introduzione di Marja-Leena Mikkola).

 

 

NUORI VOIMA («Forza giovane»,; www. k a a p e l i . f i / nv l / l e h t i . h t m l ,  nvl@nuorenvoimanliitto.fi), 4-5 (autunno) 2002 rivista bimestrale di cultura a cura della Unione della Forza Giovane (Nuoren Voiman Liitto, http:// www.kaapeli.fi/nvl/nuorivoi.html), Iso Robertinkatu 29-31 A 4, 00120 Helsinki.

 

«Forza giovane» è una vecchia gloria della letteratura finlandese: fondata nel 1908 a scopo didattico-pedagogico la rivista affrontava temi di divulgazione scientifica e letteraria destinati all’educazione di un pubblico giovanile, futura élite culturale e politica finlandese. Solo successivamente iniziò a pubblicare poesie di autori giovani e poco conosciuti, alcuni dei quali (un nome significativo è Katri Vala) diedero vita negli anni ’20 al movimento dei Tulenkantajat, i Portatori del fuoco. Con il passare dei decenni la rivistaha mutato formato e intenti: rimasto per lungo tempo ai margini della vita culturale del paese, conobbe una nuova vitalità nel corso degli anni ’90, quando divenne il punto di riferimento della nuova Unione della Forza Giovane, intenzionata a scuotere un mondo culturale la cui portata innovativa si andava sempre più perdendo negli anni della ricchezza finlandese, i decenni ’70 e ’80. Significativo quanto scrive Jyrki Kiiskinen, vero e proprio corifeo dell’Unione della Forza Giovane e vincitore nel 1992 di un premio per il rilancio della rivista: «Una poesia apertamente impegnata per il sociale non ha un’incidenza sociale. Una poesia importante, da un punto di vista sociale, è quella che presenta diversi livelli. Fa meditare e, per questa ragione, è radicale » (trad. Antonio Parente). Kiiskinen fu co-redattore della rivista dal 1991 al 1994. Attualmente «Forza giovane» è una delle espressioni di punta della cultura finlandese, non solo giovanile. Particolarmente attenta a quei movimenti e autori europei (prevalentemente francesi) e americani che invece erano trascurati da «Il Parnaso», rivista più rappresentativa dell’establishment culturale della Finlandia (e infatti con «Il Parnaso» si instaurò all’inizio degli anni ’90 una polemica assai significativa), l’Unione della Forza Giovane è riuscita nell’intento di dare alla poesia una visibilità, anche su quotidiani nazionali, che in Finlandia non aveva mai avuto. Anche a «Forza giovane» si deve la straordinaria diffusione di cui gode attualmente la poesia in questo paese, quasi pari, per volumi venduti, e malgrado la sproporzione demografica, alla situazione francese. I curatori della rivista proposero e portarono avanti (e in parte portano avanti tuttora) un programma di recupero della ricerca stilistica e linguistica dei maggiori poeti del modernismo finlandese degli anni ’50, senza tralasciare un interesse al sociale precedentemente delegato alla cultura sostanzialmente autoghettizzante dei movimenti underground.

Ogni numero della rivista sviluppa un tema specifico, riportato in copertina come titolo, tramite saggi e traduzioni da autori celebri e meno celebri, e tramite poesie inedite. Anche grazie al grande formato della rivista, notevole rilievo è dato all’aspetto grafico e ad all’impaginazione, spesso di grande impatto: foto e disegni, affiancati ma più spesso usati come sfondo di articoli e testi presentati, divengono parte integrante della proposta culturale di una rivista nella quale le varie arti si fondono per veicolare un messaggio di movimento intellettuale continuo e inarrestabile.

Nel corso delle ultime annate i temi della rivista sono stati: nel 2000 vol. 1 Eläin (Animale), vol. 2 Oikeudenmukaisuus (Giustizia), vol. 3 70-luku (Gli anni ‘70), vol. 4-5 Tekhne, vol. 6 Ironia; nel 2001 vol. 1 Sukupuoli (Sesso), vol. 2 Paha (Il Male), vol. 3 Ruotsi-Suomi (Svezia-Finlandia), vol. 4-5 Avantgarde, vol. 6 Nihilismi (Nichilismo); nel 2002 vol. 1 Virta (Corrente), vol. 2 Barokki (Il barocco), vol. 3 Runous (Poesia), vol. 4-5 Pop.

Fra i contributi più interessanti segnalo rapidamente in 70-luku un articolo su Pasolini regista e critico, intitolato Pasolini, la crisi degli anni ’70 e la comunità futura; le arti contemporanee in Avantguarde; e nuove poesie di Marja Autio in Eläin, di Mikko Rimminen in Oikeudenmukaisuus e in Ironia, di Eino Santanen in Paha, di Tuomas Timonen in Ruotsi-Suomi e di Aki Salmela in Nihilismi.

Nel numero 4-5 del 2002, Pop, l’ultimo pubblicato, vari interventi e traduzioni cercano di definire cosa sia la cultura di massa, sia da un punto di vista sociologico che più prettamente artistico. Significative le traduzioni da Theodor W. Adorno (Il modello della cultura di massa) e Samuel Weber (Televisione: Schermo e Strumento); e i saggi Arte, kitsch e pop di Tuomas Nevanlinna, La verità del pop: Be here now! di Ari Hirvonen, e La critica pop, Jarvis Cocker e l’irraggiungibile di Antti Nylén. Di Lauri Otonkoski è il contributo Africa: poesie e traduzioni, che include opere originali e traduzioni del noto poeta.

 

 

MOTMOT 2001, rivista annuale a cura dell’Unione della Forza Giovane e del Club dei poeti vivi (Elävien runoijlioiden klubi, www.kaapeli.fi/nvl/erk.html), pubblicata da WSOY, Bulevardi 12-14, POB 222, FIN-00121, Helsinki.

 

«MotMot» costituisce una sorta di annuario poetico di «Forza Giovane»: a partire dal 1994 infatti si è sentito il bisogno di creare questa nuova rivista come vero e proprio almanacco di una produzione in forte crescita di pubblico e di partecipazione (il Club dei poeti vivi conta più di mille iscritti). Alla direzione di questa rivista si sono alternati molti dei poeti più conosciuti di «Forza Giovane», a patire da Jyrki Kiiskinen e Lauri Otonkoski curatori del primo numero fino a Jouni Inkala e Juha Siro, curatori dell’ultimo volume finora pubblicato, il 2001. Le poesie di Kiiskinen, Otonkoski, Sinervo, Katajavuori, Peura, Ahvenjärvi, Kontio, Heikkonen e Inkala, autori che si sono alternati alla direzione della rivista, sono pubblicate nella già citata antologia Quando il sole è fissato con i chiodi: incentrata proprio sui poeti di «Forza Giovane» e di«MotMot» l’antologia di Antonio Parente  e Viola Parente-Capkova, della quale ci

occuperemo prossimamente in questa sezione, è probabilmente il miglior approccio a questa interessantissima e ancora vitale generazione di giovani poeti. Jouni Inkala e Riina Katajavuori, sono pubblicati anche in Sei voci finniche, in «In forma di Parole», a cura di Giorgio Pieretto, cit.

Nell’ultimo numero pubblicato la rivista propone poesie e prose liriche di 17 diversi autori; di essi, oltre ai noti Jouni Inkala e Juha Siro, direttori del volume, cito solo Seppo Lahtinen, autore del breve brano qui riportato in chiusura di sezione:

 

[...] senza la poesia

nulla abbiamo

che meriti di essere letto.

 

Poesia è prendere rischi,

andare alla deriva della follia.

 

(L. A.)