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Dal punto di vista qualitativo, la poesia viene talvolta ritenuta
il genere più alto della letteratura australiana, e negli
ultimi cinquant'anni ha mostrato un enorme campo d'azione e varietà
nonché un livello d'intelligenza immaginativa che non era
così ampiamente diffuso prima della recensione all'antologia
di Peter Porter, The Oxford Book of Modern Australian Verse (Melbourne,
Oxford University Press 1997), sul Times Literary Supplement
del 3 ottobre 1997. Robert Potts, l'eminente critico di poesia dell'Inghilterra,
dichiarava: «Questa è forse la migliore antologia di
poesia moderna che io abbia letto per il costante piacere e lo stimolo
che sollecita»; e la descriveva come «un libro che potrebbe,
e dovrebbe, essere letto da quasi tutti». L'opera dei cinque
poeti inclusi in questa rassegna non è perciò che
un campione della totalità, pochi bicchierini d'assaggio
dal raccolto di una grande vigna.
Che l'Australia abbia una solida tradizione poetica e un vivace
scenario contemporaneo può forse sorprendere il pubblico
italiano data la sua immagine di paese di bush 1, sole e sport.
Sebbene talvolta venga esagerato, come ad esempio nei film di Crocodile
Dundee, il bush [1], il
sole e l'amore per l'attività fisica sono delle caratteristiche
solide e autentiche della società australiana. Ma l'Australia
è un continente grande e geograficamente vario con una società
assai multiculturale, tant'è che l'interesse per la poesia
lirica può convivere senza difficoltà con l'interesse
per la squadra australiana di cricket.
A differenza dell'Europa, l'Australia ha una storia documentata
breve circa 200 anni soltanto ma è uno dei
continenti più vecchi dove la cultura orale aborigena si
è sviluppata durante i precedenti 50.000 anni. È quindi
un paese antico, ma una nazione giovane con maturità sufficiente
per sentire d'essere legata a un'eredità in prevalenza europea
senza tuttavia il peso che una lunga storia artistica può
gettare sulle spalle dell'artista contemporaneo. Non c'è
nessun Giotto e nessun Dante con cui gli artisti australiani sentano
di doversi misurare. La narratrice Kate Grenville ha sottolineato:
«C'è tanto dell'Australia di cui ancora non si è
scritto» mentre «in Europa e in Nord America si ha a
volte la sensazione che tutto sia stato scritto» (citata da
Donyale Harrison in «The Wizards of Oz Lit», Panorama,
dicembre 1999, p. 112). L'Australia è un paese sviluppato
e fa perciò parte del villaggio globale creato dalle nuove
tecnologie e dal commercio internazionale. Fa parte quindi dei movimenti
culturali mondiali quali il postmodernismo, ma può anche
portare freschezza e originalità all'attività artistica
contemporanea.
Les Murray è il poeta australiano più conosciuto
a livello internazionale, vincitore di recente del Premio T.S. Eliot
e, insieme a Derek Walcott e Seamus Heaney, spesso indicato come
esponente del triunvirato di poeti più importanti del mondo
(almeno di lingua inglese). È un poeta prolifico, sofisticato
e complesso, dotato di una facilità verbale paragonabile,
nel ventesimo secolo, soltanto a quella di W.H. Auden. Ha adottato
l'atteggiamento di portavoce del mondo tradizionale del bush
australiano e dei poveri della campagna. Tuttavia la sua scrittura
non ha niente a che fare con la poesia australiana tradizionale,
fatta eccezione per i suoi lunghi versi e le sue lunghe proposizioni
che sembrano estendersi come la campagna australiana. La lingua
di Murray presenta di frequente una complessità barocca,
ma la sua poesia dispiega, nei momenti migliori, una strabiliante
fantasia e un' equanimità religiosa al centro di un'energia
verbale immensa. È un critico spietato dei costumi contemporanei
e una figura estremamente controversa. Spesso idiosincratico nelle
sue opinioni, ha anche un illimitato coraggio intellettuale. Per
più versi è un Wordsworth australiano; più
a suo agio nel paesaggio che con la gente, la sua poesia offre molti
momenti di egotistico sublime, e tenta di legare dichiarazioni di
fede a una ricchezza di immagini e metafore.
Quasi coevo di Murray, e inoltre convertito al Cattolicesimo, ma
diverso da molti punti di vista, è Bruce Dawe. Dawe è
noto per il suo uso del vernacolo australiano e per aver introdotto
la vita delle periferie nella poesia contemporanea. Di tutti i poeti
australiani è lui il più difficile da tradurre e il
meno conosciuto oltreoceano, in parte a causa della sua sedentarietà;
in Australia comunque è di gran lunga il poeta australiano
studiato più di frequente e i suoi libri sono i più
venduti. Colloquiale e niente affatto pretenziosa, la sua poesia
è spesso arguta, perfino nella critica sociale. Poeta profondamente
etico, la sua opera è attraversata da un senso di decenza
umana, e la sua insistenza lirica sulla dignità degli oppressi
della vita è bilanciata nel tono dalle sue satire su coloro
che abusano del potere.
Come Dawe, Fay Zwicky può essere una satirica perfidamente
buffa, ma spesso la sua poesia è più immediatamente
personale, anche nei testi recenti che mostrano una certa nostalgia
per l'inizio della sua vita matrimoniale in Indonesia. La sua poesia
trasmette sempre l'impressione di una persona intelligente in azione
e spesso tratta le idee nel loro emergere da meditazioni su rapporti
di vario genere. In passato è stata insegnante di letteratura
statunitense e nella sua poesia talvolta trapelano influenze americane,
specialmente nei versi lunghi e nei ritmi whitmaneschi. Alcune delle
sue poesie più conosciute attingono alla sua esperienza ebraica
ma, a mio avviso, si tratta di un ebraismo fortemente mediato alla
cultura americana. Le sue poesie spesso contengono elementi narrativi
e, siccome tendono ad essere lunghe secondo gli standard della lirica
contemporanea, sono difficili da antologizzare.
Fin dalle sue prime pubblicazioni, all'inizio degli anni Quaranta,
Judith Wright si rivelò una voce profonda e originale e oggi
può essere considerata una sorta di grande dame della
poesia australiana sebbene abbia smesso di scrivere versi da qualche
anno. Nel corso del tempo il tono della sua scrittura è cambiato,
in corrispondenza con il mutamento della lingua letteraria in generale,
passando dall'ieratico e dal filosofico a uno stile più rilassato
e colloquiale. Ma i suoi interessi non sono mutati soprattutto
l'interesse per la natura, per gli Aborigeni e per la prospettiva
femminile. Sebbene sia sempre stata, e lo sia tuttora, una tenace
attivista sociale a favore dei primi Australiani e dell'ambiente,
direi che tutta la sua poesia è fortemente metafisica. Si
trovano dichiarazioni sociali nella poesia della Wright, la quale
ha un profondo interesse per la responsabilità e la giustizia
in parte a causa della sua provenienza da una famiglia di
proprietari terrieri. Comunque per la Wright il significato ultimo
esiste in una dimensione religiosa, definita in senso lato, e i
significati delle sue poesie non risiedono in superficie ma nel
riverbero delle loro immagini.
Sull'ultimo poeta australiano qui incluso posso dire di meno per
ovvi motivi, ma nel mio lavoro mi è interessato creare una
poesia che sia centrale piuttosto che marginale alla vita della
gente. Cerco quindi di unire emozione e intelletto, e rappresentare
la scoperta del poetico, del trascendentale perfino, nell'ordinario.
Pertanto le mie poesie sono profondamente centrate sui rapporti
umani e poco interessate al paesaggio. In generale questo è
un fatto insolito nella letteratura australiana, in un paesaggio
con una tale implacabile luce e di tali dimensioni da far apparire
minuscolo l'umano.
(Traduzione di Antonella Francini e Andrea Maiolino)
1 Il termine bush si
riferisce a qualsiasi ambiente extraurbano in cui l'australiano
riconosce la sua identità nazionale, ma, paradossalmente,
non riflette lo stile di vita urbano della maggior parte della popolazione.
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