L'intelletto agente è sempre intelligente in atto.
E' chiaro per questa ragione:
La prima affermazione, che la parte più intima della mente è
sempre nella luce della sua intelligenza in atto, è evidente perché
essendo essa nella sua sostanza intelletto per essenza, quello che i filosofi
chiamano intelletto agente, e non essendo soggetta a nessun cambiamento
sia nel senso del passaggio dalla potenza all'atto sia nel senso della
disposizione di sostanza e accidente, necessariamente rimane sempre fissa
nello stesso modo della sua sostanza. Dunque se intende, intende sempre.
Che intenda è evidente poiché essa è intelletto per
essenza e la sua essenza è la natura intellettuale. Non è
detta infatti intelletto come se ricevesse questa denominazione solo a
partire dal suo effetto, perché produce in noi le intellezioni;
questa definizione si predica in modo formale ed essenziale, a partire
dal modo proprio e dell'atto quidditativo della sua essenza. Questo significano
la proprietà e il modo della sua separazione e non-commistione
con ogni natura estranea. Infatti un ente che sia in tal modo separato
e non commisto, che non ha parti né rapporto con alcuna natura
estranea nell'intraneità della sua essenza deve necessariamente
esistere come intelletto. (De visione beatifica, 1.I.2, pp. 22-23)
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