Esistono veramente tre diverse opere: di Dio, della natura e dell’artefice umano che imita la natura. Opera di Dio è tutto ciò che Egli ha creato dal nulla: in riferimento ad essa fu detto nei sacri testi: in principio Dio creò il cielo e la terra. L’opera della natura consiste nel dare alla luce i germi nascosti della vita; perciò fu detto: Produca la terra l’erba verdeggiante. L’opera dell’artefice umano si esplica nel congiungere quanto in natura era diviso oppure nel separare quanto in natura era unito: a questo riguardo fu detto: Intrecciarono delle foglie e si fecero degli abiti. Certamente la terra non avrebbe potuto creare i cieli, né l’uomo produrre l’erba dei prati, egli che non riesce neppure ad innalzare la sua statura di un palmo. Tra queste tre opere, convenientemente l’opera dell’uomo che non è naturale, ma imita la natura, si dice meccanica, ossia falsificante: in questo stesso senso si dice meccanica una chiave falsa, che è prodotto di imitazione dell’autentica. Sarebbe lungo e faticoso descrivere tutti i casi nei quali l’opera dell’uomo artefice imita la natura, tuttavia possiamo evidenziare qualche esempio. L’artista che realizza una statua imita la figura di una persona umana; colui che edifica un palazzo, imita un monte: infatti, come dice il profeta, Dio fa scorrere i ruscelli nelle vallate, dove defluiscono le acque dall’alto dei monti. Le cime delle montagne non trattengono le acque: così era necessario elevare gli edifici fino al culmine del tetto, affinché questo potesse sostenere e far defluire senza danno le acque scroscianti dei temporali. Chi per primo scoprì la possibilità di servirsi di abiti, fu guidato dalla considerazione che tutte le realtà viventi della natura hanno una loro particolare protezione, per mezzo della quale possono difendersi da eventuali avversità. Così ad esempio la corteccia avvolge il tronco dell’albero, penne e piume proteggono gli uccelli, le squame riparano i pesci, la lana ricopre le pecore, il pelame avvolge come un mantello gli animali domestici e selvatici, il guscio ripara la tartaruga e le zanne d’avorio permettono all’elefante di difendersi dai cacciatori. Non è fatto estraneo all’ordine generale del mondo che l’uomo solo venga alla luce inerme e nudo, mentre tutti viventi dispongono per la loro protezione di armi e di difese, per così dire, nate con loro. Era giusto che la natura pensasse a quelli che non sanno provvedere da soli a se stessi, all’uomo invece fosse lascito campo allo sviluppo delle sue capacità inventive; egli è costretto a trovare con l’esercizio della propria ragione quei mezzi dei quali gli altri viventi dispongono per dono naturale. Inventando questi strumenti, piuttosto che possedendoli come doni della natura, l’uomo può rivelare meglio la sua grandezza. Opportunamente si dice che tutte le arti devono la loro attuazione all’impulso della necessità che ha aguzzato l’ingegno: in tal modo fu realizzato quanto ora si può osservare di magnifico nelle opere dell’uomo: sono sorti i vari lavori della pittura, della tessitura, della scultura, della fusione dei metalli ed infiniti altri, tanto che ormai possiamo giustamente ammirare non solo la natura, ma anche l’uomo inventore e artefice.(Didascalicon, tr. Liccaro, pp. 79-80)

Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
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