Per questo il filosofo e il credente considerano nelle cose aspetti differenti. Infatti il filosofo ne considera le proprietà che loro convengono secondo la propria natura: nel fuoco, p. es., la tendenza a salire verso l’alto. Invece il credente considera nelle creature il loro riferimento a Dio: ossia il fatto che sono create da Dio, che a lui sono soggette, ed altre cose del genere. Perciò non si deve, ad una imperfezione della dottrina della fede il suo disinteresse per tante proprietà delle cose, p.es., per la configurazione del cielo, o per la qualità del suo moto. Del resto neppure il naturalista si interessa delle proprietà della linea che sono oggetto della geometria: ma solo della linea in quanto termina un corpo fisico. Ed anche quando il filosofo e il credente considerano le creature sotto il medesimo aspetto, si rifanno a dei principi differenti. Poiché il filosofo argomenta partendo dalle cause proprie e immediate delle cose; il credente invece parte dalla causa prima: dal fatto, p. es., che Dio lo ha rivelato; oppure che ciò ridonda a gloria di Dio; ovvero dall’esserci in Dio una potenza infinita. Ed ecco perché questa dottrina ha diritto all’appellativo di somma sapienza, avendo per oggetto la causa più alta, secondo le parole della Scrittura: << Questa è la vostra sapienza e la vostra intelligenza al cospetto dei popoli>> ( Deut., 4, 6). Per questo la filosofia umana deve essere al suo servizio; cosicché talora la sapienza o scienza di Dio argomenta dai principi della filosofia umana. Infatti anche presso i filosofi la Filosofia Prima si serve dei dati di tutte le scienze per raggiungere le sue conclusioni. Ed ecco perché codeste due discipline non seguono il medesimo ordine. Poiché in filosofia, la quale considera le creature in se stesse per giungere alla conoscenza di Dio, il primo oggetto da considerare sono le creature, e l’ultimo è Dio. Invece nella dottrina della fede, la quale non considera le creature che in ordine a Dio, prima va considerato Dio e poi le creature. Di qui la maggiore perfezione di quest’ultima: perché somiglia di più alla conoscenza di Dio, il quale conosce le cose solo conoscendo se stesso. Perciò, seguendo quest’ordine, dopo aver trattato di Dio in se stesso nel Primo Libro, ci rimane da parlare di quanto viene da lui. […] (Somma contro i Gentili, a c. di T. Centi, II.4, pp.272-74)
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