Ricorrere al cielo [per spiegare eventi di cui non conosciamo la causa] significa distruggere la filosofia della natura e della morale, anzi la filosofia tutta; se infatti alla domanda 'perché Socrate è alto, sano e forte?', o a quest'altra 'perché in questo prato crescono queste erbe?', oppure 'perché in Scozia non nascono asini?', tu rispondi 'perché la costellazione celeste è così e così', allora si farebbe prima a rispondere 'perché Dio vuole così', e infatti molti rispondono in questo modo.
Si conclude così la discussione contro gli astrologi che predicono il futuro, fatta nell'anno 1370; l'ho scritta non perché volessi attaccare qualcuno o per far mostra di sapere, ma perché si correggano coloro che sono preda di questo errore che li svia; perché ho molto studiato l'astrologia, ne ho letti molti manoscritti, ne ho confrontato gli autori, mi sono provato a praticarla, ma una verità diversa da quella che ho esposto non sono riuscito a trovarla. Perciò state accorti. (Quaestio contra divinatores horoscopios, ed. Caroti, p. 310)

Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
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