Tutti gli studiosi di logica mettono in evidenza come gli argomenti sono composti di proposizioni e le proposizioni di termini. Aristotele così definisce il termine nel libro I degli Analitici primi: «chiamo termine ciò in cui la proposizione si risolve, come il predicato e il soggetto, siano questi congiunti o disgiunti mediante l'essere o il non-essere ».
Benché ogni termine sia parte di una proposizione o lo possa essere, tuttavia non tutti i termini hanno la stessa natura; per avere perciò una conoscenza esatta dei termini, occorre prima conoscere alcune loro divisioni.
Si deve dunque sapere che secondo Boezio 1 (Commento al I libro Dell'espressione) il discorso è triplice, cioè scritto, parlato e solamente pensato nell'intelletto, e che allo stesso modo il termine è triplice, cioè scritto, orale e mentale. Il termine scritto è parte di una proposizione fissata su qualche corpo, in modo che si vede o si può vedere con gli occhi corporei. Il termine orale è parte di una proposizione proferita con la bocca e percepibile dagli orecchi del corpo. Il termine mentale è un'intenzione o modificazione dell'anima, per sua natura significante o consignificante qualcosa, capace di entrare come parte in una proposizione mentale (e in grado di supporre per qualcosa) ...
Fra questi termini poi corrono alcune differenze. La prima è questa: il concetto o modificazione dell'anima signífica naturalmente tutto quello che significa, mentre il termine orale o scritto non significa nulla se non per una istituzione convenzionale. Da questa differenza ne deriva una seconda: il termine orale o scritto può cambiare il suo significato a piacimento, mentre il concetto non muta il suo significato a piacimento di chicchessia. (Summa logicae 1.1, tr. Ghisalberti, pp. 43-44, 46)

 

Università di Siena - Facoltà di lettere e filosofia
Manuale di Filosofia Medievale on-line

| Index |