Nel genere umano, alcuni individui hanno, per
natura, virtù pure ed elevate, e una
grande perfezione; la loro anima è in
grado di ricevere la forma dell’intelletto;
allora, l’intelletto umano si unisce all’Intelletto
Agente e ne riceve una nobile emanazione: questi
sono i profeti. […]
[…] Dio sceglie, di tra gli uomini, chi
vuole, lo rende profeta e gli affida una missione.
Poco importa, secondo loro ( i sostenitori di
questa tesi), che quest’uomo sia dotto
o ignorante, giovane o vecchio. Tuttavia, essi
pongono anche come condizione che sia un uomo
per bene e dai retti costumi […]. La seconda
è quella dei filosofi, secondo i quali
la profezia è una certa perfezione, (
che esiste) nella natura umana; tuttavia, l’individuo
umano ottiene questa perfezione solo per mezzo
dell’esercizio, che fa passare all’atto
ciò che la specie ha in potenza, a meno
che non insorga un qualche ostacolo, dovuto
al temperamento o una causa esterna, ad impedirlo.
Quando, infatti, l’esistenza di una perfezione
in una data specie è solo possibile,
essa non può esprimersi al massimo grado
in tutti gli individui di questa specie, ma
deve necessariamente esistere almeno in qualche
individuo; se poi, per realizzarsi, tale perfezione
necessita di una causa, tale causa esisterà
necessariamente. Secondo questa opinione non
è possibile che un ignorante diventi
profeta, né che uno che non è
profeta la sera, lo sia la mattina dopo, come
se avesse fatto una qualche scoperta. Ecco piuttosto
come stanno le cose: se l’uomo superiore,
perfetto nelle sue qualità razionali
e morali, possiede nello stesso tempo la facoltà
immaginativa più perfetta e di è
preparato come ti dirò, allora, necessariamente,
egli sarà profeta. […]
La terza opinione, che è quella della
nostra Legge e principio fondamentale della
nostra religione, è in tutto simile a
quella dei filosofi, eccettuato un punto. Noi,
infatti, crediamo che una persona, la quale
sia atta alla profezia e preparata ad essa,
possa non diventare profeta, chè questo
dipende dalla volontà divina. Secondo
me, è come per tutti i miracoli e rientra
nella stessa categoria ( Guida dei Perplessi
II, 32, tr. C. Sirat, La filosofia ebraica medievale,
ed.it. a cura di B.Chiesa, Paideia, 1990, pp.
221, 246)
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