Infatti, quelli che hanno ricevuto il potere di diventare figli di Dio, hanno ricevuto il potere, non certamente di essere Dio, ma di essere ciò che Dio è: santi e in futuro pienamente beati, ciò che Dio è: e quaggiù non vi sono santi e non vi saranno lassù dei beati che lo siano d’altra origine che da Dio, che è la loro santità e beatitudine. Tutta la perfezione dei santi è dunque la somiglianza divina. Non voler essere perfetto, è mancare. Ed ecco perché in vista di questa perfezione, occorre sempre nutrire la volontà, preparare l’amore: impedire alla volontà di dissiparsi su realtà estranee; mantenere l’amore privo di inquinamenti. Poiché il solo fine della nostra creazione e della nostra vita, è la somiglianza con Dio: infatti siamo stati creati a sua immagine. Vi è una somiglianza con Dio di cui nessun essere vivente si spoglia se non con la vita. Il Creatore di tutti gli uomini l’ha mantenuta in ogni uomo in testimonianza della somiglianza migliore e più preziosa che abbiamo perduta. Essa la possiede tanto chi la vuole quanto chi non la vuole, tanto chi è capace di pensarla, quanto chi è così ottuso da non potersene fare un’idea. In altri termini: come Dio è dovunque, e dovunque tutto intero nella sua creatura, così anche nel suo corpo ogni anima vivente. E come Dio, che non varia mai, produce, con azione invariante, effetti variati nella creazione, così l’anima dell’uomo benché vivificante tutto intero il corpo con una vita invariata, opera tuttavia assiduamente senza varianza effetti ben variati e nei sensi del corpo e nei pensieri del cuore. Questa somiglianza di Dio nell’uomo non è, quanto al merito di lui, di alcuna importanza presso Dio, essendo un dono di natura, non della volontà e dello sforzo. (La lettera d'oro, c. Leonardi, p. 237) |
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