§2 … Ora, l’occhio dell’anima
è lo spirito(mens), ovverosia la ragione
pura e purificata da ogni male; cosa che nient’altro,
all’infuori della fede, può assicurarle
… Lo sguardo dell’anima è
la ragione (ratio). Ma siccome non è
detto che tutti quelli che guardano vedano,
si definisce “virtù” lo sguardo
diritto e perfetto, cioè quello che è
accompagnato dalla visione. …
§3 Così lo sguardo è accompagnato
da quella visione di Dio che costituisce il
fine dello sguardo stesso; però non è
che quest’ultimo non esiste più,
ma non ha nient’altro su cui fissarsi.
Ed è questa la virtù veramente
perfetta: la ragione che centra il proprio obiettivo
e che, con ciò stesso, conquista la vita
beata. La visione stessa, però, è
quell’intelligenza che risiede nell’anima,
quando l’anima arriva a comprendere, cioè
a vedere Dio. Per cui, dal momento che il giusto
vive di fede, rimangono senz’altro queste
tre [fede, speranza, carità] per formare
la vita dei fedeli. E’ per questo che
gli infedeli non si comportano come i fedeli,
dal momento che –diversamente da loro-
non possiedono questi tre valori … (Lo
specchio della fede, in Opere, tr. Spinelli,
pp. 62-64)
§1 La debolezza umana deve ammettere –
con spirito di pietà – che a proposito
di Dio sa soltanto una cosa: che Dio esiste.
E’ legittimo però – non c’è
dubbio – ricercare e approfondire la sua
essenza o natura e le decisioni misteriose del
suo imperscrutabile giudizio: tuttavia, dal
momento che la mente umana non è in grado
di penetrare queste realtà, bisogna riconoscere
che esse sono inscrutabili e inesplorabili.
…
§2 … In effetti, se uno guarda la
luce del sole, l’intensità di questa
rende inefficace la facoltà di colui
che osserva, al punto che se l’acutezza
di uno sguardo insistente indugia di più
a ricercare la sorgente da cui s’irradia
la luce, la natura degli occhi può risentirne
fino alla perdita del senso della vista, e accade
che – facendo più sforzi per vedere
– non si veda più. Pertanto, cosa
dobbiamo aspettarci quando si tratta delle cose
di Dio e del Sole di giustizia? Chi pretende
di saperne troppo, non corre il rischio, forse,
di passare per sciocco? La stupidità
di un’ottusa follia non finirà
coll’offuscare il lume stesso dell’intelligenza?
(L’enigma della fede, ivi, pp. 121-22)
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