Se in Dio siano lo stesso essere e pensare

… Affermo innanzitutto che il pensare è più elevato dell’essere ed è di un’altra condizione.
Infatti tutti diciamo che l’opera della natura è opera di un’intelligenza. Perciò tutto quel che muove è intelligente o si riporta a un essere intelligente, dal quale viene diretto nel suo movimento. Perciò le cose che hanno intellettetto sono più perfette di quelle che non lo hanno, come nel divenire le cose imperfette occupano il primo grado, in modo che nell’intelletto e nell’intelligente si svolge la ricerca, come nella cosa più alta e perfetta. Dunque il pensare è più elevato dell’essere.
Nondimeno alcuni dicono che essere, vivere, pensare possono esser considerati in un duplice modo: nel primo in se stessi, e in questo caso l’essere è il primo, il secondo il vivere, il terzo il conoscere; oppure in rapporto a chi ne partecipa, e allora il primo è pensare, il secondo il vivere, il terzo l’essere. Io invece penso proprio il contrario. Infatti “in principio era il Verbo” (Gv 1,1), che riguarda completamente l’intelletto, per cui il pensare occupa il primo posto nella gerarchia delle perfezioni, e poi viene l’ente o l’essere.
In secondo luogo sostengo che il pensare e ciò che riguarda l’intelletto siano di un’altra condizione rispetto a quella dell’essere stesso. Nel terzo libro della Metafisica si dice che nelle matematiche non c’è il fine né il bene, giacché ente e bene sono lo stesso. Nel libro sesto della metafiscia, si dice anche che bene e male sono nelle cose, mentre vero e falso sono nell’anima. Perciò in quell’opera si dice che il vero, che è nell’anima, non è un ente, come non è ente l’accidentale, perché non ha una causa, come lì si afferma. Dunque l’ente nell’anima, in quanto è nell’anima, non è un ente, non ha valore di ente e così passa nell’opposto dell’essere. Allo stesso modo l’immagine, in quanto tale, è un non-ente, giacché, quanto più consideri la sua entità, tanto più togli dalla conoscenza della cosa, di cui è immagine. Similmente, come ho detto altre volte, se la specie che è nell’anima avesse valore di ente, tramite essa non si conoscerebbe la realtà che rappresenta. Infatti, se avesse valore di ente, porterebbe alla conoscenza di sé e ci allontenerebbe dalla conoscenza della realtà chee rappresenta. …
In terzo luogo sostengo che … la nostra scienza differisce da quella di Dio, perché la scienza di Dio è causa delle cose, mentre la nostra è causata da quelle. Perciò, mentre la nostra scienza è sottoposta all’ente da cui è causata, anche l’ente è sottoposto alla scienza di Dio; di conseguenza tutto quel che è in Dio è al di sopra dell’essere stesso ed è tutto pensiero. Da ciò dimostro che in Dio non c’è l’ente né l’essere … Così affermo anche che a Dio non conviene l’essere né che egli è, ma è qualcosa di più alto dell’ente. … Questo ha voluto dire quando disse: “Io sono quello che sono” (Es 3, 14) (tr. it. Vannini in Eckhart, Antologia, p. 20)

 

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