Ciascuna forma sustanziale procede da la sua
prima cagione, la quale è Iddio, sì
come nel libro Di Cagioni è scritto,
e non ricevono diversitade per quella, che è
simplicissima, ma per le secondarie cagioni
e per la materia in che discende. Onde nel medesimo
libro si scrive, trattando de la infusione de
la bontà divina: «E fanno[si] diverse
le bontadi e li doni per lo concorrimento de
la cosa che riceve». Onde, con ciò
sia cosa che ciascuno effetto ritegna de la
natura de la sua cagione -sì come dice
Alpetragio quando afferma che quello che è
causato da corpo circulare ne ha in alcuno modo
circulare essere-, ciascuna forma ha essere
de la divina natura in alcun modo: non che la
divina natura sia divisa e comunicata in quelle,
ma da quelle è participata, per lo modo
quasi che la natura del sole è participata
ne l'altre stelle. E quanto la forma è
più nobile, tanto più di questa
natura tiene; onde l'anima umana, che è
forma nobilissima di queste che sotto lo cielo
sono generate, più riceve de la natura
divina che alcun'altra. E però che naturalissimo
è in Dio volere essere - però
che, sì come ne lo allegato libro si
legge, «prima cosa è l'essere e
anzi a quello nulla è» -, l'anima
umana essere vuole naturalmente con tutto desiderio;
e però che 'l suo essere dipende da Dio
e per quello si conserva, naturalmente disia
e vuole essere a Dio unita per lo suo essere
fortificare. E però che ne le dontadi
de la natura e de la ragione si mostra la divina,
viene che naturalmente l'anima umana con quelle
per via spirituale si unisce, tanto più
tosto e più forte quanto quelle più
appaiono perfette: lo quale apparimento è
fatto secondo che la conoscenza de l'anima è
chiara o impedita. E questo unire è quello
che noi dicemo amore. (Convivio, ed. Vasoli,
III.ii, 4-9) |
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