FERDINANDO. Tutti chiamano Dio primo principio,
ma a me sembra che tu voglia significarlo con
«non-altro». Bisogna riconoscere
che il primo definisce se stesso e tutte le
cose. Non essendoci nulla di anteriore al primo,
che è indipendente da tutto ciò
che gli è posteriore, esso non si definisce
che per se stesso. Invece il principiato, non
avendo niente da sé, ma avendo ciò
che è dal principio, ha nel principio
la sua ragione d'essere o definizione.
NICOLA. Mi hai capito bene, Ferdinando. Infatti,
anche se al primo principio si danno molti nomi
dei quali nessuno può essergli adeguato,
in quanto è il principio di tutti i nomi
come di tutte le cose e in quanto non è
principiato ed è anteriore a tutte le
cose, tuttavia, se aguzziamo la mente, esso
ci appare in maniera più chiara secondo
un modo di significarlo piuttosto che secondo
un altro. Né finora ho trovato, in verità,
che un qualsiasi significato umano indirizzi
la nostra visione al primo principio con maggior
precisione. Infatti ogni significato che termina
in qualche altro, o nell'altro stesso, in quanto
tutte le altre cose sono diverse dallo stesso
nonaltro, non portano al principio.
FERDINANDO. Con ragione dici che è così.
L'altro, infatti, come termine della visione,
non può essere il principio di chi vede.
L'altro, essendo non-altro dall'altro, presuppone
certo il non-altro, senza il quale non sarebbe
altro. Pertanto ogni significato, altro dal
significato dello stesso non-altro, termina
in altro, diverso dal principio. Vedo che questo
è vero con chiarezza.
NICOLA. Benissimo. Poiché non possiamo
rivelarci scam-bievolmente la visione di esso
se non mediante il significato delle parole,
il termine « non-altro » ci viene
incontro certamente con maggior precisione,
anche se non è il nome di Dio, che è
prima di ogni nome nominabile in ciclo e in
terra, come la via che guida il viandante alla
città non è il nome della città.
(Guida per chi contempla, 2, in Opere filosofiche,
p. 794)
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