ORATORE: Se il cibo della sapienza non è
nei libri dei sapienti, allora dov’è?
IDIOTA: Non dico che non sia qui, ma dico che
qui non si trova il cibo naturale. Coloro che
per primi si dedicarono a scrivere sulla sapienza
non crebbero per il nutrimento dei libri che
ancora non c’erano, ma divennero uomini
perfetti per un alimento naturale. E questi
furono, per sapienza, di gran lunga superiori
agli altri che credono di aver fatto tanti progressi
con i libri.
ORATORE: Anche se possiamo avere qualche conoscenza
senza lo studio delle lettere, le cose grandi
e difficili non si possono conoscere mai, perché
le scienze si sono arricchite per aggiunte successive.
IDIOTA: Questo è quel che dicevo, cioè
che ti fai guidare ed ingannare dall’autorità:
un uomo ha scritto la parola in cui credi. E
io ti dico che la sapienza grida all’aperto
nelle piazze e la sua voce risuona perché
abita nelle regioni altissime.
ORATORE: A quel che sento, benché tu
sia un semplice profano, pensi di essere sapiente.
IDIOTA: Questa sarebbe la differenza fra te
e me: tu credi di essere sapiente, benché
non lo sia e, perciò, sei superbo. Io
invece so di essere un idiota ignorante, perciò
sono più umile. Per questo forse sono
più sapiente. (Dialoghi dell'idiota.
La sapienza, in Opere filosofiche, p.437)
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