3. L'uomo, dunque, che è chiamato microcosmo,
ha cinque sensi, quasi cinque porte, attraverso
cui entra la conoscenza di tutte le cose che
esistono nel mondo sensibile. Infatti, attraverso
la vista entrano i corpi celesti e luminosi
e tutti i restanti corpi colorati; attraverso
il tatto i corpi solidi e terrestri; per mezzo
dei tre sensi intermedi entrano i corpi intermedi,
e cioè i liquidi attraverso il gusto,
gli aerei attraverso l'udito, i vapori attraverso
l'odorato, i quali partecipano della natura
dell'acqua, dell'aria e del fuoco, come appare
dal fumo che sale dagli aromi.
Per queste porte dei sensi, dunque, entrano
tanto i corpi semplici quanto i composti, da
questi i misti. ...
4. Dunque, questo mondo sensibile, con i tre
generi di esseri, entra tramite l'apprensione
nell'anima. Questi sensibili esterni, poi, sono
i primi a penetrare nell'anima per mezzo della
porta dei cinque sensi; vi entrano, dicevo,
non con la loro sostanza, ma con le loro similitudini
…
6. Dopo la percezione e il diletto, sorge il
giudizio, col quale non solo si giudica se un
oggetto sia bianco o nero, perché ciò
appartiene al senso particolare; né se
sia salubre o nocivo, perché questo spetta
al senso interiore, ma si giudica e si dà
ragione del perché diletta; in quest'atto
si ricerca il perché del diletto che
l'oggetto provoca nel senso. Si ricerca, cioè,
la ragione del bello, del soave e del salubre,
e si ritrova che consiste nella proporzione
di eguaglianza. E questa proporzione di eguaglianza
rimane immutata nelle cose grandi e nelle piccole;
né si estende secondo le dimensioni,
né succede o passa con le cose transitorie,
né si altera a causa del movimento. Non
è soggetta alle leggi dello spazio, del
tempo e del moto; e perciò è incommutabile,
incircoscrittibile, indeterminabile e assolutamente
spirituale. Il giudizio, dunque, è l'atto
che fa entrare nella facoltà intellettiva
la specie sensibile ricevuta sensibilmente per
mezzo dei sensi, rendendola idea pura e astratta.
E così questo mondo sensibile entra nell'anima
attraverso le porte dei sensi, secondo le tre
menzionate operazioni.
7. Tutte queste cose sono vestigi nei quali
possiamo scorgere il nostro Dio ... Se, dunque,
tutte le cose conoscibili hanno il potere di
produrre la loro immagine, è chiaro che
in esse, come in tanti specchi, possiamo scorgere
la generazione eterna del Verbo, immagine e
Figlio eternamente emanante da Dio Padre.
8. In questo modo la specie sensibile che ci
diletta come bella, soave e salubre, ci induce
a credere che in questa prima specie vi è
in sommo grado la bellezza, la soavità
e la salubrità; nella quale vi è
somma proporzionalità ed eguaglianza
col generante … Se dunque «il diletto
consiste nell'accordo dell'oggetto conveniente
con la facoltà corrispettiva» e
se l'immagine del solo Dio è sommamente
bella, soave e salubre, e si unisce con verità,
intimità e pienezza da appagare ogni
nostro desiderio, allora manifestamente si può
percepire che solo Dio è la fonte e il
vero diletto e che a questo siamo sospinti a
partire da ogni altro diletto.
9. Ma, in modo più eccellente e più
immediato, è il giudizio che ci guida
con più certezza alla conoscenza dell'eterna
verità. Se infatti il giudizio avviene
per via della ragione che astrae dal luogo,
dal tempo e dalla mutabilità, e quindi
dalla dimensione, dalla successione e dal mutamento,
in modo dunque invariabile, incircoscrivibile,
interminabile; e se niente è del tutto
immutabile, senza limite e fine se non ciò
che è eterno, e tutto ciò poi
che è eterno è Dio o è
in Dio; se dunque tutto ciò che con maggior
certezza noi giudichiamo, lo giudichiamo per
mezzo di tali leggi, allora è chiaro
che Dio è ragione di tutte le cose e
regola infallibile e luce di verità,
in cui tutto riluce infallibilmente, sicuramente,
inconfutabilmente, irrefragabilmente, incontestabilmente,
incommutabilmente, incoercibilmente, interminabilmente,
indivisibilmente e intellettualmente. (Itinerarium,
pp. 54-59)
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