Giuramento imposto da Umberto di Silvacandida a Berengario di Tours nel corso del concilio romano del 1059:
«Io Berengario, indegno diacono della Chiesa di S. Maurizio di Angers, conoscendo la vera fede cattolica e apostolica, condanno ogni eresia, in special modo quella di cui fino a questo momento sono stato accusato, che cerca di affermare che il pane e il vino che sono posti sull’altare dopo la consacrazione sono solamente sacramento e non vero corpo e vero sangue di nostro Signore Gesù Cristo, né possono in modo sensibile nel solo sacramento essere toccati o spezzati dalle mani del sacerdote o essere frantumati dai denti dei fedeli. Mi trovo dunque d’accordo con la santa romana e apostolica sede e a voce e col cuore prometto di mantenere intorno ai sacramenti della mensa del Signore quella fede che il Signore e il venerabile papa Niccolò e questo santo sinodo, con autorità evangelica e apostolica, hanno insegnato e confermato che deve essere mantenuta, e cioè che il pane e il vino che sono posti sull’altare dopo la consacrazione non sono solamente sacramento ma anche vero corpo e vero sangue di nostro Signore Gesù Cristo, e in modo sensibile non sono solo sacramento, ma realmente toccati o spezzati dalle mani del sacerdote o frantumati dai denti dei fedeli, giurando per la santa e consustanziale Trinità e per questi sacrosanti Vangeli di Cristo. E inoltre affermo che coloro che siano pervenuti a conclusioni contrarie a questa fede sono degni di eterna condanna insieme alle loro opinioni e ai loro seguaci. Per questo se io stesso avrò osato pensare o predicare talvolta qualcosa contro di essa, che io soggiaccia alla severità delle leggi. Letto ed esaminato attentamente, ho spontaneamente sottoscritto». (in LANFRANCO DA PAVIA, Liber de corpore et sanguine Domini, trad. Martello, p. 104)

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