Se essi dicono che la molteplicità che si trova nel secondo principio è ciò che lui comprende della sua essenza e ciò che lui comprende dell'essenza altrui, è necessario, secondo loro, che la sua essenza sia di due nature, cioè di due forme. Io mi domando allora qual è quella che proviene dal primo principio e quale quella che non proviene da esso. Ugualmente se essi dicono di lui che egli è possibile per la sua essenza e necessario per l'essenza di altri. Ma bisogna che la natura possibile sia altra rispetto alla natura necessaria che egli ha ricevuto dall'essere necessario; e non è possibile che nelle nature necessarie vi sia una qualche possibilità, sia che siano necessarie per la loro essenza sia che lo siano per l'essenza di altri. Infatti una natura possibile non può divenire necessaria.
Per quanto riguarda i filosofi dell'Islam, come Abu Nasr e Ibn Sina (Avicenna), gli è stato difficile spiegare come la molteplicità viene dall'Uno, per aver fatto concessione ai loro avversari comparando l'Agente invisibile con l'agente visibile, e dicendo che un solo agente non può produrre più che una sola cosa. ... Si videro così forzati a dire che il Primo non è il motore del movimento diurno (degli astri). Dissero, al contrario, che il Primo è un essere semplice dal quale emana il motore della grande sfera, e che quest'ultimo motore è composto da ciò che conosce del Primo Principio e da ciò che conosce di se stesso. Però questo è in contraddizione con i loro principi, perché vi è un'identità tra intelligente e intellegibile per ciò che riguarda l'intelligenza umana e tanto più per le intelligenze separate. (La Distruzione della Distruzione, III, 61, 65 ).

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