Prologo. Il fine di questo scritto è
indagare, dal punto di vista dello studio della
Legge religiosa, se la speculazione filosofica
e le scienze logiche siano lecite secondo il
shar‘ o proibite o obbligatorie, sia perché
commendevoli sia perché necessarie.
1. E quindi diciamo: ogni attività filosofica
altro non è che speculazione sugli esseri
esistenti, e riflessione su come, attraverso
la considerazione che sono creati, si pervenga
a dimostrare il Creatore … La Legge religiosa
autorizza, e anzi stimola, la riflessione su
ciò che esiste … Dice ancora il
Corano: “Non hanno forse studiato il regno
dei cieli e della terra e le cose tutte che
Dio ha creato?” (sura 7). Questo versetto
induce chiaramente a speculare sugli esseri
esistenti nella loro totalità. …
Siccome si è stabilito che la Legge religiosa
rende obbligatoria la speculazione e l’indagine
razionale sugli esseri esistenti, e poiché
tale indagine non consiste in altro che nella
deduzione e nella derivazione dell’ignoto
dal già noto –e questo è
ciò che si chiama sillogismo, ovvero
ciò che si ottiene per mezzo del sillogismo-,
è pure obbligatorio che ci rivolgiamo
allo studio della realtà esistente per
mezzo del ragionamento razionale … [e
in particolare della] specie più perfetta
di ragionamento, cioè quella che si chiama
“dimostrazione apodittica”. …
Avendo stabilito tutto ciò, ed essendoci
persuasi, in quanto musulmani, che la nostra
divina religione è vera, e che essa ci
incita a perseguire quella massima felicità
che consiste nella conoscenza di Dio Potente
ed Eccelso e delle sue creature, ne deriva che
per ogni musulmano, secondo il suo temperamento
e la sua natura, è prescritto un particolare
tipo di assenso a tali verità. Infatti,
i caratteri degli uomini si diversificano qualitativamente
riguardo a questo assenso, essendovi chi lo
presta alla dimostrazione razionale, chi alle
dispute dialettiche con la stessa intensità
di chi crede alle dimostrazioni – e ciò
perché la sua natura non gli consente
altrimenti – e chi lo presta ai discorsi
retorici, pure con la stessa intensità
di chi crede alle dimostrazioni. …
2. Pertanto gli uomini, in riferimento alla
Legge religiosa, si dividono in tre gruppi:
il primo, cui non compete affatto l’interpretazione
allegorica, consiste nella grandissima maggioranza
della popolazione, che si adatta alle argomentazioni
retoriche. Nessun uomo dotato di intelletto
può rifiutarsi di prestare assenso a
questo genere di argomentazioni. Il secondo
gruppo è quello che si giova dell’interpretazione
dialettica: e dialettici si diventa per natura
o per natura e educazione. Il terzo gruppo è
quello dell’interpretazione vera: si tratta
della gente dimostrativa, che è tale
per predisposizione naturale o per addestramento
nell’arte della filosofia. L’interpretazione
avanzata da quest’ultimo gruppo non deve
essere comunicata ai dialettici, né tanto
meno alle masse. (Il trattato decisivo sull'accordo
della religione con la filosofia, tr. Campanini,
pp. 45-59, 99-101)
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