Costretto dalle preghiere di alcuni confratelli,
scrissi un opuscolo come esempio di meditazione
sulla razionalità della fede, impersonando
uno che ricerca ciò che ignora, ragionando
tacitamente fra sé; ma, considerando
che esso è intessuto dalla concatenazione
di molti argomenti, cominciai a domandarmi se
non si potesse trovare un argomento solo che
non avesse bisogno di nessun altro per aver
valore dimostrativo, e bastasse da solo a dimostrare
che Dio esiste veramente, e che è il
sommo bene autosufficiente, e del quale tutte
le cose hanno bisogno per esistere e per essere
buone, e tutte le altre cose che crediamo della
divina essenza. E, volgendo io spesso e con
impegno il pensiero a ciò, talora mi
pareva di poter ormai afferrare quello che cercavo,
talora esso sfuggiva del tutto al mio pensiero,
sicché finalmente, disperando di trovarlo,
volli smettere la ricerca di una cosa che era
impossibile da trovare. Ma, quando volli scacciare
da me quel pensiero, affinché, occupando
invano la mia mente, non mi distogliesse da
altri dai quali potessi ricavare qualche profitto,
allora cominciò a presentarsi con sempre
maggiore importunità a me che non volevo
e mi difendevo da esso. Mentre dunque un giorno
molto mi affaticavo per resistere alla sua importunità,
nella stessa lotta dei pensieri mi si offrì
ciò che ormai disperavo di trovare, sì
che afferrai diligentemente quel pensiero che
prima ero così sollecito di respingere.
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